Attualità, 4/2011, 15/02/2011, pag. 130
La Chiesa e Israele: Infedeltà e salvezza
Per comprendere la Lettera ai Romani occorre far tesoro di un paradosso: un individuo si rivolge a una piccola comunità e mentre fa ciò il suo sguardo abbraccia il mondo intero. I destinatari erano di sicuro molto pochi se confrontati con l’enorme popolazione dell’Urbe imperiale. Li accomunava la fede in Cristo, ma non l’origine. Vi erano degli ebrei e vi erano sicuramente anche dei gentili che, prima di accogliere l’Evangelo, si erano già accostati all’ebraismo entrando a far parte della categoria nota come «timorati di Dio». Difficile sapere se ci fossero altre provenienze. Impossibile conoscere chi per primo abbia fatto giungere il «buon annuncio» a Roma. Rispetto a questa mancanza d’informazione, la capitale dell’Impero è accomunata a Damasco, Antiochia e Alessandria. Di certo non si trattò di uno dei Dodici e tanto meno di Paolo, che dichiara apertamente di rivolgersi a una comunità non fondata da lui.
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