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Attualità
Attualità, 14/2011, 15/07/2011, pag. 492

CEI - Gli orientamenti e la catechesi: La vita buona del Vangelo

M. Semeraro
Che cosa significa in concreto vivere e annunciare la «vita buona del Vangelo»? I vescovi italiani sono impegnati in una riflessione che a partire dagli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 – Educare alla vita buona del Vangelo – indirizzi le comunità cristiane verso prospettive di rinnovamento pastorale. In proposito, una suggestione importante ci è qui offerta da mons. Pintor, che rilegge quegli intenti pastorali a partire dal nucleo centrale della testimonianza paolina: l’essenzialità e l’esistenzialità del Vangelo. Paolo è il testimone innamorato «del Dio che nel suo Figlio Gesù Cristo si è rivelato il Dio che ama tutti i popoli»; il «Dio di tutti i poveri e i sofferenti nel mondo»; il Dio «più forte della morte e di ogni forma di male che conduce alla morte»; il «Dio che si svuota per assumere nel Figlio la nostra condizione di limite, di fragilità, di debolezza». Analoga concretezza di vita è posta nella riflessione di mons. Semeraro. «Oggi per la nostra gente, che per ogni altro verso legge di tutto, occorre una nuova Biblia pauperum. Potrà e saprà esserlo la vita delle nostre comunità? Trovare e “vedere” lì Gesù che prega e lavora, Gesù che predica e sta coi peccatori, Gesù che guarisce e consola, Gesù che accoglie e chiama... Nella Chiesa si compie il mistero del Christus totus».

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Documenti, 2013-13

Dalla sponsalità alla figliolanza

Mons. M. Semeraro
«Il cristianesimo prospererà nel XXI secolo se comprenderemo che la Chiesa è, in primo luogo, la comunità dei battezzati ». È l’incipit, tratto dall’ultimo volume di T. Radcliffe, della relazione di mons. Semeraro al Convegno unitario degli Uffici diocesani della Catechesi e della Pastorale della famiglia (Assisi, 20.6.2013), dal titolo «Il battesimo come sacramento radice dell’iniziazione cristiana e del matrimonio cristiano. Dalla sponsalità alla figliolanza». La riflessione, a partire dal carattere fondativo del battesimo per gli altri sacramenti, si sofferma sulla sponsalità: «Alla radice del gesto sacramentale che unisce i due sposi nel sacramento del matrimonio c’è proprio il battesimo sicché in qualche modo il matrimonio è l’estensione alla coppia in quanto tale del battesimo che ciascuno ha ricevuto personalmente». In tale prospettiva è possibile cogliere «la cifra di un mistero più grande», che vale per il reciproco donarsi degli sposi, ma che nell’esperienza comune a tutti gli uomini, l’essere figli, raggiunge il suo significato più pieno: la «debolezza abitata dall’amore». Il completo affidarsi, che caratterizza l’infanzia, si rinnova nell’unione matrimoniale e trova compimento nel Figlio, «che non ha disdegnato di farsi bambino».