Attualità, 6/2009, 15/03/2009, pag. 167
Iran - A 30 anni dalla rivoluzione: i pugni di Teheran. La teocrazia e i suoi limiti
Un bilancio della rivoluzione khomeinista tra ideali e realtà sociali. In corsa per le elezioni alla presidenza del 12 giugno ci sono al momento due i personaggi di rilievo: Ahmadinejad e Khatami, che ebbe una vittoria schiacciante nel 1997. Khamenei, tempo fa, si è espresso a favore di Ahmadinejad, di cui ha lodato il gabinetto, augurando al presidente di lavorare ancora per gli anni a venire. L’esecutivo di Ahmadinejad è «attivo, diffonde la spinta rivoluzionaria dell’imam ed è vicino al popolo». Più esplicitamente: il presidente, secondo Ali Khamenei, è «rivoluzionario, impegnato, efficiente, attivo e coraggioso». Un altro elemento di stima: Ahmadinejad ha posto fine alla dannosa occidentalizzazione del paese e alla caduta dei valori tradizionali. Ma c’è chi dubita della legittimità degli elogi verso Ahmadinejad e pensa che invece Khatami, ponendo la sua candidatura, abbia fatto bene i suoi calcoli, certo di avere l’appoggio dei centri urbani, i quali raggruppano il 70% della popolazione, dove potrebbe avere il 50% dei voti.
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