Attualità, 4/2009, 15/02/2009, pag. 138
Tra vita e morte. La sacralizzazione del biologico e la speranza della risurrezione
Le considerazioni «sapienziali» affermano, nelle loro movenze classiche, che la vita è destinata a finire a causa della legge inviolabile che presiede ogni esistenza venuta alla luce nel tempo. Durante l’arco limitato del nostro esistere quanto importa è apprendere l’«arte del vivere», vale a dire condursi in una maniera consapevole dell’umana limitatezza; parte di questo compito è imparare pure l’«arte del morire». La qualifica di «mortali» con cui, in antico, si era propensi a chiamare gli esseri umani, esprime bene questo orientamento. Occorre perciò impegnarsi al fine di morire con dignità, rifuggendo, per quanto ci è dato, dall’umiliazione a cui l’eroe classico è sempre sottratto. Bisogna accettare l’esistenza del limite e ricavare entro di esso (eventualmente in modo preventivo) lo spazio per quel tanto di autodeterminazione che ci è concesso.
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