Attualità, 12/2009, 15/06/2009, pag. 384
Lettera dall'Uganda: liberate Catherine
Vorrei parlarvi di Lazzaro e di Catherine Ajok. (…) Lazzaro, lo conoscete tutti. È l’amico di Gesù, il fratello di Marta e Maria. Quando muore, Gesù si reca a Betania. Piange. E poi, davanti al sepolcro in cui l’amico giaceva già da quattro giorni, lo chiama: «Lazzaro, vieni fuori!». Il Vangelo dice che «il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario ». Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare» (Gv 11,43-44). È un brano di Vangelo molto noto. Oggi però, ad Aboke, durante la speciale e commossa celebrazione per il ritorno a casa di Catherine Ajok, mi ha colpito in modo speciale. Catherine Ajok era in seconda media quando, la notte del 10 ottobre 1996, venne rapita dai ribelli dell’Esercito di resistenza del Signore (LRA) nella scuola secondaria St. Mary’s diretta dalle suore missionarie comboniane di Aboke, nella diocesi di Lira.
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