P. Ricca
L’idea del processo a Dio ci è paradossalmente familiare. Sia l’Antico, sia il Nuovo Testamento conoscono l’argomento. Un processo a Dio è intentato da Giobbe e Dio ricusa alla fine i suoi difensori e scagiona il suo
accusatore, poiché ha parlato «secondo verità». Nel Nuovo Testamento il «processo a Dio» sta al cuore del racconto: Gesù vi appare indifeso e non
si difende. Pilato, che si muove secondo ragione, si meraviglia.
La quantità e la qualità della presenza del male nella storia è spaventosa e l’obiezione a Dio continuamente è riproposta, non senza ragione. Ma la
fede – che pure conosce molte ragioni – non è figlia della ragione. Posso confessare Dio, ma non difenderlo. Una recente opera teatrale di Stefano Massini, rappresentata in queste settimane in Italia, intitolata
Processo a Dio, ripropone il tema dal centro della Shoah. A partire dall’opera teatrale proponiamo qui una riflessione e un confronto in proposito tra le tre grandi religioni monoteiste. I contributi sono di: Piero Stefani, Amos Luzzatto, Ida Zilio-Grandi e Paolo Ricca.
Studio del mese - Inserto, 15/03/2008, pag. 208