Attualità, 22/2008, 15/12/2008, pag. 794
Il senso del presente. Accettare sé stessi e accogliere la temporalità
In una della pagine più antigiudaiche di Lutero si legge che di fronte all’ipotesi che Dio gli desse un messia simile a quello atteso dai giudei, egli avrebbe preferito essere una scrofa piuttosto che un essere umano. La frase, come spesso capita, viene ripetuta senza essere letta nel suo contesto. Se lo si facesse si avrebbe la conferma che i grandi sono tali anche nei loro errori. Il presupposto da cui parte il riformatore è che il Messia ebraico sia colui che riempie i suoi fedeli di beni e piaceri materiali. Anche se così fosse, graverebbe sempre sul nostro animo il pesante fardello della morte e, dopo di essa, la prospettiva, ancor più terrificante, dell’inferno e dell’ira di Dio. Ci si troverebbe, allora, in una situazione simile al caso prospettato dal tiranno Dionisio quando replicò a un tale che celebrava la sua attuale felicità, facendolo sedere a una tavola riccamente imbandita mentre aveva sopra il capo una spada sguainata appesa a un filo di seta e sotto di sé un cumulo di braci ardenti; l’ospite che si trovava in quella precaria situazione si sentì dire: «Mangia! Sii felice». Perché allora il maiale?
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