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Attualità
Attualità, 14/2006, 15/07/2006, pag. 505

Ad limina: testimonianza di un vescovo

C. Ghidelli

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C. Ghidelli
«Auspico per l’Italia una Chiesa che assimili in pieno la lettera e lo spirito del concilio Vaticano II; una Chiesa che si metta in linea con l’esempio di papa Francesco; una Chiesa che viva la collegialità episcopale in ogni sua decisione o proposta pastorale; una Chiesa che si nutra giorno dopo giorno della parola di Dio e la annunci con piena parresìa; una Chiesa che non tema di essere sorpassata da altre istituzioni, ma ponga la sua fiducia solo ed esclusivamente nel Signore».
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Missione compiuta. Riflessioni di mons. Carlo Ghidelli, «neo vescovo emerito»

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«Ho pensato di dover rendere chiari a me stesso, prima che ad altri, il senso e la valenza spirituale di un evento che ho vissuto in prima persona recentemente», giacché «mi convinco sempre di più che mi devo dare una ragione, da un punto di vista sia umano sia soprannaturale, di quello che mi è successo». Hanno il tono dell’autobiografia e lo stile della testimonianza, oltre che il pregio della sincerità, queste riflessioni che mons. Carlo Ghidelli ci ha consegnato a proposito della conclusione – avvenuta giusto un anno fa – del suo ministero pastorale come vescovo di Lanciano-Ortona. Originario della diocesi di Crema, biblista, già sottosegretario della CEI (1983-1986), poi assistente centrale dell’Università cattolica del Sacro Cuore e consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, mons. Ghidelli, che compirà 78 anni il 24 aprile prossimo, era stato nominato a Lanciano-Ortona alla fine del 2000. Succeduto nel 2004 a mons. Dini come presidente della Conferenza episcopale abruzzese e molisana, ha ricoperto questo incarico, e di conseguenza quello di membro del Consiglio permanente della CEI, sino all’accettazione delle dimissioni.
Attualità, 2009-10

Italia - Terremoto in Abruzzo: il dolore, la fede. Meditazioni di un pastore

C. Ghidelli
Ho reagito a caldo a questo tristissimo evento e ho provato emozioni fortissime che non riuscivo a dominare. Un velo di tristezza ha coperto il mio volto e un tono di mestizia ha velato la mia voce. Il dolore e la prova di tanti fratelli e sorelle era anche il mio, soprattutto quello del caro confratello nell’episcopato, l’arcivescovo de L’Aquila, Giuseppe Molinari. Ora cerco di rivivere lo stesso evento con l’animo di chi si è sentito chiamato a condividere una tragedia immane: una tragedia che in parte ha già segnato e in parte ancora maggiore segnerà la storia dell’Abruzzo, mia terra di adozione.