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Attualità
Attualità, 20/2005, 15/11/2005, pag. 705

Concilio Vaticano II-40°: la terza epoca della storia della Chiesa

O.H. Pesch
Parole franche sul Concilio che rimane ancora da compiere: così si possono indicare le pagine seguenti di Otto Hermann Pesch, professore emerito di teologia sistematica ad Amburgo (Germania), che costituiscono l’ultimo capitolo del volume Il concilio Vaticano II. Preistoria, svolgimento, risultati, storia post-conciliare (Queriniana, Brescia 2005), che pubblichiamo per gentile concessione dell’editore. Il testo di Pesch non è recentissimo. Scritto nel 1996 raccoglie i temi allora e oggi decisivi del dibattito teologico odierno: dalla morale personale al matrimonio, dalla funzione ecclesiale del teologo alle esperienze collegiali dei vescovi, dall’ecumenismo al ruolo della donna nella Chiesa, dal confronto con la cultura odierna al tema liturgico. Proprio quella distanza temporale ci offre l’occasione di una riflessione a un tempo sedimentata e attuale. «Sogno una Chiesa che dica in maniera chiara e aperta di esistere per il Vangelo e per la fede degli uomini. Sogno una Chiesa che né nella teoria né nella prassi ritenga di dover aiutare la potenza del Vangelo con dei “provvedimenti”. Sogno una Chiesa che nella sua propria autoconsapevolezza e nella sua immagine tenga insieme, in una feconda tensione gli elementi migliori della concezione della Chiesa cattolica, luterana, riformata e ortodossa». «Senza sogni non vi sono (...) visioni guida. E senza visioni guida non c’è alcuna via che conduca nella terza epoca della storia della Chiesa». Il testo prosegue il dibattito e la rivisitazione dei testi e dei problemi conciliari avviata dalla nostra rivista quasi un anno fa. Occorre fare della memoria conciliare una memoria del futuro, vincendo la tentazione di rinchiuderne il significato in un’operazione di pura continuità con le precedenti epoche della storia della Chiesa

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Documenti, 2005-7

Il ministero ecclesiale: forme in evoluzione

O.H. Pesch
Le concezioni teologiche, le nozioni fondamentali, le teorie sistematiche, persino le formule confessionali sono soggette a riarticolazioni per esprimere le loro intenzioni sostanziali a fedeli immersi in un nuovo contesto sociale e intellettuale. Un’ermeneutica del cambiamento, con una certa analogia rispetto a quanto avviene nel campo delle concezioni teoretiche, trova applicazione secondo Otto Hermann Pesch anche nell’area istituzionale. Le forme istituzionali del ministero sono cambiate nel corso della storia della Chiesa, dal Nuovo Testamento a oggi. Nessuna di queste può pretendere un «diritto divino» dal momento che tutte, nelle loro proprie condizioni storiche, hanno espresso il senso fondamentale del ministero ecclesiastico: dimostrare l’assoluta precedenza di Cristo sulla Chiesa, la «fondamentale distinzione» (G. Ebeling) tra Cristo e la Chiesa. Se si accetta questo, notevoli prospettive di convergenza ecumenica si aprono quanto alle questioni cruciali del ministero, in particolare quella della «costituzione apostolica» della Chiesa e della «successione apostolica».