Firenze: Nasce la facoltà teologica
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Quattro giovani polacchi – tre ragazzi e una ragazza, tre ebrei e un cattolico – passano di colpo, dalla spensieratezza dei vent’anni, a dover vivere sulla loro pelle gli orrori della Seconda guerra mondiale, la mostruosità della Shoah, la violenza repressiva di due totalitarismi, nazismo e comunismo. Ma ecco che alla fine, incredibilmente, i loro destini tornano a incrociarsi, i quattro amici si ritrovano. Segno, e non solo simbolico, di quella fratellanza che esiste nel cuore di ogni donna e di ogni uomo, e che niente o nessuno potrà mai cancellare. È una storia del secolo passato, ma con dentro un messaggio fortissimo e di estrema attualità, in riferimento alle vicende del nostro tempo, che vede un nuovo conflitto che ha sconvolto l’Ucraina e l’Europa, con il rischio di un’altra catastrofe mondiale.
Il 21 giugno papa Francesco, accogliendo l’invito del segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) Olav Fykse Tveit e della moderatrice del Comitato centrale del CEC Agnes Abuom, ha compiuto un pellegrinaggio ecumenico a Ginevra, sede del CEC, in occasione del 70° anniversario della sua fondazione, che avvenne ad Amsterdam il 23 agosto 1948. Al CEC, un’unione fraterna di Chiese costituita oggi da 348 membri di tradizione prevalentemente protestante, anglicana e ortodossa, la Chiesa cattolica partecipa come osservatrice, mentre è membro a pieno titolo della commissione teologica Fede e costituzione e della Commissione missione mondiale ed evangelizzazione (CWME). Il pellegrinaggio, che aveva come motto «Camminando, pregando e lavorando insieme», ha avuto come momenti centrali una preghiera ecumenica e un incontro presso il CEC, durante il quale il segretario Tveit ha detto a Francesco che «la sua leadership è un segno forte di come possiamo trovare espressioni di questa unità nella diakonia e nella missione». Mentre il papa si è richiamato al DNA missionario del movimento ecumenico, affermando: «Come alle origini l’annuncio segnò la primavera della Chiesa, così l’evangelizzazione segnerà la fioritura di una nuova primavera ecumenica».
A documentare le reazioni della decisione del presidente USA Donald Trump, comunicata il 6 dicembre, di trasferire la sede dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così implicitamente la Città santa come capitale di Israele, pubblichiamo:
– l’appello sollevato da papa Francesco al termine dell’udienza, 6 dicembre 2017 (www.vatican.va);
– la Lettera dei patriarchi e dei capi delle Chiese di Gerusalemme, 6 dicembre (www.terrasanta.net; nostra traduzione dall’inglese);
– la dichiarazione Sul riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Stati Uniti del segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit, 6 dicembre (www.oikoumene.org; nostra traduzione dall’inglese);
– la lettera Urgente richiesta di astenersi dal riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, inviata dalla Federazione luterana mondiale al presidente Trump, 6 dicembre (www.lutheranworld.org; nostra traduzione dall’inglese);
– la Dichiarazione della presidenza del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa, 10 dicembre (www.ccee.eu);
– la Risoluzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, 21 dicembre (unbisnet.un.org; nostra traduzione dall’inglese);
– la Lettera del papa al grande imam di Al-Azhar per la Conferenza internazionale di Al-Azhar a sostegno di Gerusalemme, 18 gennaio 2018 (www.vatican.va).
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