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Attualità
Attualità, 22/1996, 15/11/1996, pag. 641

Joseph L. Bernardin 1928-1996: Vita e morte di un vescovo americano

G. Brunelli
PROFILO

Joseph L. Bernardin, 1928-1996.
Leader postconciliare del cattolicesimo americano

Vita e morte di un vescovo americano

Quando � morto, il 14 novembre a Chicago per cancro, a Washington era in corso l'Assemblea generale della Conferenza nazionale dei vescovi cattolici statunitensi (NCCB). Attorno alla conferenza, al suo sviluppo come organismo di magistero effettivo e condiviso, Joseph Bernardin ha svolto la parte pi� consistente del suo ministero episcopale. Della conferenza episcopale e del cattolicesimo americano � stato, nel dopo-concilio, il leader pi� prestigioso. Sino alla fine. Attraverso la fine. La sua morte annunciata e condivisa con i molti condannati a morte, dalle malattie e dalla pena capitale, il suo magistero della sofferenza ha commosso i cattolici americani pi� della scomparsa dei cardd. Spellman e Cushin. I 150 cardinali e vescovi che hanno preso parte ai funerali, il 20 novembre, lo hanno chiamato "maestro". Essi sono oggi certamente privi di leadership.

     Figlio di genitori trentini, immigrati negli Stati Uniti all'inizio del secolo, era nato a Columbia (Carolina del Sud) nel 1928; orfano del padre a 6 anni, dopo studi filosofici e teologici viene ordinato sacerdote il 26 aprile del 1952. Esercita l'insegnamento per alcuni anni, poi diviene stretto collaboratore (cancelliere, vicario generale e segretario) del vescovo di Charleston, mons. Paul Halinan. "C'erano pochi preti � dichiarer� al settimanale America � e dovevo svolgere diverse funzioni".1 Segue mons. Halinan anche nella nuova sede arcivescovile di Atlanta. Il 9 marzo 1966, infatti, Paolo VI lo nomina vescovo ausiliare proprio ad Atlanta. A 38 anni, Bernardin � il pi� giovane vescovo degli Stati Uniti ed esercita il proprio ministero nel centro della questione razziale e della lotta per i diritti civili delle minoranze. Nell'estate del '66, Halinan e Bernardin (che ne � l'autore) pubblicano una lettera pastorale sulla guerra nel Vietnam. A novembre, la plenaria dei vescovi decide di dedicare alla guerra in Vietnam un breve pronunciamento. Il card. Lawrence Shehan (Baltimore) chieder� a Bernardin di stenderne il testo, sul modello della lettera di Atlanta.

Il concilio, i diritti, la pace

     Ha inizio qui il tragitto di Bernardin all'interno della conferenza episcopale.

     Nell'aprile del 1968 viene nominato segretario generale della conferenza episcopale, carica che ricopre fino al dicembre del 1972. In questo incarico lavora a stretto contatto col card. Dearden, arcivescovo di Detroit e presidente della conferenza. Aumentano in questo periodo le sue visite a Roma e i contatti con la curia romana e il papa Paolo VI. Lasciato l'incarico di segretario viene trasferito arcivescovo a Cincinnati. Due anni dopo, nel novembre del 1974 viene eletto (per il triennio '74-'77) presidente della conferenza episcopale.

     I diritti umani e la riforma della chiesa sono i temi che caratterizzano la sensibilit� pastorale del giovane vescovo, assieme a un talento tutto politico di mediatore. Ma � soprattutto la convinzione (che egli condivide con l'anziano card. Dearden) che la riforma conciliare non debba essere archiviata e che la conferenza episcopale possa costituire lo strumento adeguato per un suo radicamento strutturale nella chiesa e nel cattolicesimo americano, che impone la leadership di Bernardin presso la generazione post-conciliare dei vescovi americani.

     Bernardin ha la consapevolezza che la chiesa cattolica statunitense, forse per la prima volta, dopo lo scempio di un'intera generazione di preti e teologi avvenuto in et� modernista, ha le risorse intellettuali e spirituali, la credibilit� e il consenso interno per operare una grande riforma, ordinata alla ricezione del concilio Vaticano II, e ha il credito civile per avviare il ripensamento della sua presenza pubblica nella societ� statunitense. Collegialit� e dialogo culturale, rinnovamento teologico e comunione, giustizia sociale e diritti umani sono i tratti teologici ed ecclesiologici che lo pongono talora in rotta di collisione con esponenti pi� anziani e autorevoli (i cardd. McIntyre e O'Boyle) formati in un cattolicesimo che ha la sua base sociale esclusivamente nelle realt� metropolitane, diffuso tra il ceto medio-basso e gli immigrati salariati e, sul piano ecclesiale, impermeabile a ogni influsso esterno, un monolito di rigorismo, autorit� e organizzazione che fa di ogni singolo vescovo "un boss" per la sua diocesi.

     Nel 1973 viene nominato membro della Congregazione per i vescovi e nel 1974 viene eletto nel Consiglio della segreteria generale del sinodo dei vescovi, ove rimarr� per 16 anni. A questo periodo risalgono i suoi primi incontri con Karol Wojtyla, cui far� seguito una visita a Varsavia e a Cracovia invitato dal card. Wyszynski, nel maggio del 1976. Alla III Assemblea generale del sinodo dei vescovi (27.9-26.10.1974), dedicata all'"Evangelizzazione nel mondo contemporaneo", Bernardin svolge la relazione sull'"Evangelizzazione nell'America settentrionale": "L'evangelizzazione integrale in un paese sviluppato esige oggi non solo predicazione e sacramenti, ma anche la formazione della comunit� all'insegnamento sociale della chiesa e all'impegno per la giustizia fra le nazioni; la teologia della liberazione esige una risposta articolata in termini di giustizia sociale internazionale per un mondo interdipendente. Questa interdipendenza richiede anzitutto che si consideri la giustizia sociale internazionale come elemento necessario del ministero e dell'annuncio evangelico".

     Sullo stesso tema, qualche anno dopo, in pieno scontro fra Roma e la teologia della liberazione e alcuni episcopati locali per il timore di un processo di marxistizzazione della chiesa centroamericana, a noi dichiar�: "Elementi marxisti sono all'opera in America centrale. Non possiamo ignorarlo, n� essere ingenui al riguardo. Tuttavia sarebbe un errore vedere il problema come unicamente derivante da iniziative marxiste. Pi� gravi sono i problemi di estrema povert�, dell'ingiustizia e della scarsa speranza della gente per una vita migliore".2

        Si intensificano i suoi interventi all'interno degli Stati Uniti e fuori sui nodi della giustizia sociale, della promozione della donna, della pace, della difesa della vita. Sul tema della vita e in particolare sulle norme federali in materia di aborto avr� anche un colloquio col presidente degli Stati Uniti Gerald Ford (12 settembre 1976). Viene trasferito a Chicago l'8 luglio del 1982 e creato cardinale nel concistoro del 2 febbraio 1983. Nominato, su indicazione del presidente della Conferenza episcopale, mons. John Roach, presidente della Commissione episcopale ad hoc sul tema della pace e della guerra, sta lavorando dal 1980 alla stesura della lettera pastorale "La sfida della pace: la promessa di Dio e la nostra risposta".3 Sono gli anni dell'amministrazione Reagan e della nuova corsa al riarmo tra USA e URSS. I rapporti fondati sulla deterrenza nucleare sono il cuore della competizione tra i due blocchi.

     Non � la prima volta che i vescovi intervengono sul riarmo. Eppure l'ipotesi di un pronunciamento si carica di attese contrastanti nella chiesa e nella societ� americana, incontra forti opposizioni nell'amministrazione. Bernardin sceglie come collaboratori mons. John O'Connor, allora vicario generale dell'Ordinariato militare, e mons. Thomas Gumbleton, ausiliare di Detroit, pacifista, esponente di Pax Christi, cui affianca mons. Daniel Reilly, vescovo di Norwich e mons. George Fulcher, ausiliare di Columbus, entrambi dotati di una certa raffinatezza teologica e non pregiudizialmente schierati.

     Il testo finale della lettera, approvato con 238 voti a favore e 8 contrari, esclude la politica della deterrenza come metodo e come finalit� e contribuisce a una significativa puntualizzazione della teoria della guerra giusta. Il documento, reso pubblico in tutte le fasi della sua elaborazione (tre bozze), ha costituito un punto di riferimento per i pronunciamenti di numerosi episcopati negli stessi anni.

     Alla guida della pi� grande diocesi degli Stati Uniti, Bernardin affronta la pesante eredit� di una chiesa divisa dal lungo governo del discusso card. John Cody. Deve ricostruire credibilit� e affrontare la crisi del clero, il riordino delle parrocchie (ne chiude o accorpa 25) e delle strutture educative (interviene su 18 scuole), rilancia la promozione delle vocazioni religiose e sacerdotali. Nominato dal papa, assieme a mons. Quinn e al card. O'Connor, visitatore apostolico nell'arcidiocesi di Seattle, riottiene nel 1986 a mons. Hunthausen le prerogative episcopali dalle quali era stato parzialmente sospeso.4

La collegialit� e Roma

     Uno stop al protagonismo dell'episcopato americano, rafforzatosi con la pubblicazione nel 1986 della lettera pastorale Giustizia economica per tutti, giunge da Roma nel 1988, in relazione al documento della Commissione amministrativa della Conferenza cattolica degli Stati Uniti (USCC), di cui Bernardin � parte attiva, I tanti volti dell'AIDS. Una risposta evangelica, pubblicato l'11 dicembre 1987.

     Con una lettera del 29 maggio al pronunzio negli USA, mons. Pio Laghi � lettera che fa seguito a una nota non firmata dell'Osservatore romano (10 marzo) � il card. Ratzinger stigmatizza non solo il testo (per la possibilit� di includere nei programmi educativi rivolti a un vasto pubblico, comprendente persone che non seguono l'insegnamento della chiesa o persone gi� esposte all'infezione HIV, una informazione circa l'uso dei condom), ma interviene previamente sul metodo seguito dai vescovi: "In primo luogo e a un livello pi� generale, � necessario tenere presente il problema posto dalla reazione a livello mondiale che accompagna determinati documenti pubblicati dalle varie conferenze episcopali. Questo fatto richiede un particolare senso di responsabilit� e di prudenza nella scelta dei temi da trattare e nel modo in cui queste dichiarazioni sono rese pubbliche, nonch� una certa attenzione nella composizione dei testi stessi: per lo meno in determinati casi, quando i temi di cui si discute interessano la chiesa universale, sembrerebbe opportuno consultarsi previamente con la Santa Sede".5

        � Bernardin, nella riunione plenaria riservata che la conferenza episcopale dedica al caso (Collegeville, 27 giugno), a indicare la via d'uscita da una situazione di incomprensione e di tensione alta con Roma. Egli difende la correttezza del documento in tutte le sue parti. Lo scopo della commissione "non era quello di fornire un documento onnicomprensivo sulla sessualit� umana e sulla virt� della castit� in s�, quanto un compendio per la guida pratica". Del resto, i vescovi avevano "costantemente assunto la tradizione autoritativa della chiesa nei riguardi del significato della vita umana e della sessualit�". "N� il documento aveva sfidato o esposto a compromesso questo insegnamento". Rifiuta sia la sconfessione del documento, sia il suo declassamento a bozza di un ulteriore testo emendato. Propone invece di scrivere ex novo un altro testo, a firma della conferenza stessa, nella cui redazione si dialoghi con Roma cercando di comprendere le ragioni delle obiezioni, lasciando a quel primo testo la sua originaria e funzionale parzialit�.

     Nel 1987, allo stesso Bernardin � chiesto di svolgere il tema: "Relazione fra chiesa universale e chiesa locale", nell'incontro tra i vescovi americani e il papa, durante la sua visita negli USA. Visita che valse un parziale cambio di opinione del papa su quella chiesa di cui, come egli disse, aveva sentito parlare con tanta preoccupazione. Bernardin vi esprime il senso nuovo e profondo con cui i vescovi americani interpretano lo spirito di corresponsabilit� nella chiesa indicato dal Vaticano II. Riflettendo sulla natura comunionale della chiesa e sulle attuali difficolt� nei rapporti tra chiese locali e Roma, Bernardin formula alcuni criteri: "Ci deve essere nell'intero corpo della chiesa una maggiore fiducia nella promessa del Cristo risorto di essere presente nella sua chiesa e nell'azione vivente dello Spirito Santo... Per questa ragione non possiamo confidare solo nei modelli secolari, sebbene possiamo sicuramente imparare da essi"; "dobbiamo essere in grado di parlare con gli altri in completa sincerit�, senza paura. Questo dovrebbe applicarsi ai nostri colloqui con la Santa Sede e fra noi"; "nello scambio di idee condotto con oggettivit�, onest� e franchezza deve essere fatta una distinzione tra ci� che pu� attualmente promuovere l'unit� della chiesa e ci� che pu� indebolirla e distruggerla"; "dobbiamo confermare e continuare a crescere nella comprensione della visione conciliare di collegialit� come principio e stile di guida della chiesa... Negli Stati Uniti la nostra conferenza nazionale � stata un'espressione visibile di quella collegialit�".6

        Nel 1989 viene scelto dal presidente della conferenza episcopale, mons. John May, come moderatore, per parte americana, nell'incontro tra i 33 metropoliti della chiesa statunitense, la curia romana e il papa (8-11 marzo). A lui � affidata la redazione della sintesi finale dei lavori.7 Nonostante i buoni risultati dell'incontro, i sospetti e le tensioni tra Roma e Washington non scompaiono del tutto e si ripresentano all'inizio degli anni novanta in occasione della lettera pastorale sulla donna e sulla questione del linguaggio inclusivo (in particolare sulla traduzione inglese della Bibbia per l'uso liturgico). Medi� in conferenza episcopale anche sulla lettera pastorale dedicata alle donne, ma l'irrigidimento complessivo della posizione romana � indotto anche dagli sviluppi in corso nella chiesa anglicana sull'ordinazione sacerdotale alle donne � gli consentirono un risultato modesto e un forte coro di critiche.

Un'etica coerente e condivisa

     Dal 1983 al 1989 presiede la Commissione episcopale per la promozione della vita. In questo ruolo, fin dal 1983 (6 dicembre, relazione alla Fordham University) cerca di allargare il concetto di difesa della vita, applicato particolarmente al tema dell'aborto, attraverso la formula "consistent ethic of life". A fronte delle numerose minacce e della negazione di fatto della sacralit� della vita umana, la chiesa deve concorrere a costruire nella societ� civile una visione condivisa ed eticamente coerente del primato della vita umana, dal nascere al morire, compreso il rifiuto della pena di morte.

     In uno dei suoi ultimi interventi in pubblico, dedicato proprio a questo tema (Georgetown University, 9 settembre 1996) egli afferma: "Nel proporre una Consistent ethic, pi� di un decennio fa, il mio proposito era di aiutare a creare un dialogo intorno all'intera gamma di minacce alla vita che la societ� moderna pone. Io comprendo la differenza tra l'obbligo di avere cura della vita e quello di difendere la vita contro eventuali minacce. Riconosco che la mancanza morale di curarsi adeguatamente della vita � differente dal crimine morale di togliere la vita a un innocente. Ma ero e sono ancora fermamente convinto che la principale necessit� morale della nostra societ� � di far crescere la convinzione che noi dobbiamo far fronte a tutte le maggiori minacce alla vita, non soltanto a una o a due. L'etica coerente cerca precisamente di mettere in rapporto la nostra analisi morale con generi differenti di problemi morali. Essa cerca di fornire una cornice entro la quale individui e gruppi che partono dalla preoccupazione per una dimensione morale della vita possano essere portati a vedere la minaccia posta alla vita da altre questioni nella nostra societ�".8

        Nell'enciclica Evangelium vitae � commenta Bernardin � Giovanni Paolo II "ha individuato tre problemi � aborto, pena di morte ed eutanasia � nella critica radicale di ci� che ha descritto come una progressiva cultura della morte. Qui di nuovo, persino all'interno della tradizione cattolica, questi tre problemi non sono confluiti in un'unica questione. In passato, la pena capitale non � stata giudicata come uccisione ingiusta al modo in cui lo sono stati l'aborto e l'eutanasia. L'autorit� dell'argomentazione papale � tale da aiutarci a vedere come, oggi, generi diversi di soppressione della vita devono essere messi sistematicamente in relazione tra loro. Di fronte alla necessit� di costruire un consenso sociale al rispetto della vita, l'insegnamento cattolico ha proposto chiaramente di limitare il diritto dello stato a togliere la vita, anche in casi prima riconosciuti".9

        Ciascuno di questi problemi deve essere dibattuto nei suoi termini specifici. Ma senza negare le questioni profonde che attengono a ciascun problema, vi � una verit� che deve essere appresa dalla relazione di questi tre problemi: ciascuno di questi aspetti (particolarmente l'aborto e il suicidio assistito) non pu� essere inteso come mera scelta privata. Se � cos� si finisce col creare un'ambiguit� morale e sociale intorno alla definizione e al ruolo della legge. "Dopo due decenni di lotta sull'aborto, la nostra societ� e la nostra chiesa affrontano ora una doppia sfida per difendere la vita proprio mentre noi continuiamo a cercare modi nuovi per averne cura e nutrirla. Rimango convinto che la nostra testimonianza alla vita sar� pi� efficace, pi� convincente e meglio attrezzata per affrontare la sfida morale che ci sta di fronte, se rendiamo testimonianza alla vita nel suo intero svolgimento, dal concepimento fino alla morte naturale, invitando la nostra societ� a vedere la connessione tra l'aver cura della vita e il difenderla".10 L'etica coerente e condivisa � il tentativo pi� consistente, sin qui operato, sul piano pastorale, di superamento della frattura politica tra morale personale e morale sociale. Non meno esigente egli � nella definizione del ruolo pubblico della chiesa e della religione.

     Bernardin riafferma costantemente il valore e il ruolo storico dell'ispirazione e della visione religiosa nello sviluppo della concezione della morale pubblica americana e nel foggiare la societ� civile. "Una comprensione corretta tanto della logica della separazione tra stato e chiesa, quanto della logica della collaborazione tra chiesa e societ� civile colloca la chiesa in una condizione propria nella testimonianza pubblico-politica... Un'efficace testimonianza religiosa dipende in parte dal nostro stile di partecipazione... Noi dobbiamo opporci energicamente a conclusioni che riteniamo imprudenti o immorali... Ma dobbiamo anche essere noti per il modo in cui la nostra testimonianza tempera la vita pubblica, secondo uno spirito di equit�, rispetto, riserbo e la ricerca di un terreno comune fra posizioni contrastanti".11

Ho domandato anch'io

     Il suo ministero della sofferenza non ha inizio quando nel 1995 gli viene diagnosticato il cancro al pancreas, o con l'intervento, o con la notizia definitiva (30 agosto 1996) di una sua morte certa, a breve. Il suo inizio � ritengo � coincide con le false accuse che lo colpiscono improvvise il 12 novembre del 1993, quando un giovane affetto da AIDS conclamato, Steven Cook, 34 anni, di Philadelphia, afferma di essere stato violentato da Bernardin, quando questi era vescovo di Cincinnati. Il caso esplode nel contesto del problema umano e pastorale emerso nelle chiese americane e canadesi a proposito dei numerosi casi di pedofilia scoperti tra i preti. Bernardin rifiuta ogni patteggiamento � "Ho vissuto la mia vita in castit� e nel celibato... Non ho mai abusato di nessuno" ci disse, rispondendo alla nostra solidariet� � e chiede il processo. Di l� a qualche mese le condizioni di salute di Cook si aggravano ed egli, prima di morire, ammette la falsit� delle sue accuse. Bernardin ne ha accompagnato la fine e ne ha celebrato le esequie.12

        "Ho avuto i miei momenti di disperazione � confessava � dopo le prime dosi massicce e inutili di chemioterapia. Ho pianto senza capire di fronte a una bambina di 5 anni morente di cancro. Ho chiesto anch'io, per me e per gli altri: Perch� Signore, perch�?". "La mia preghiera � ha dichiarato il 30 agosto nel rendere pubblica la sua condizione di malato terminale � � che io possa usare il tempo che mi rimane e il benessere spirituale che mi � stato concesso positivamente, in modo che possa essere di beneficio ai sacerdoti e ai laici che sono stato chiamato a servire".13

        Il 12 agosto, quando ancora sperava di avere tempo, ha invocato una nuova stagione di dialogo nella chiesa e ha lanciato l'iniziativa di un gruppo di riflessione informale, composto da personalit� di ogni tendenza culturale, espressione delle diverse componenti del popolo di Dio, vescovi, religiosi, sacerdoti e laici. Vede la chiesa e il cattolicesimo americano in difficolt�, non interiormente all'altezza dei grandi mutamenti di mentalit� e delle sfide nuove che s'appressano. Un'osservazione che pu� essere estesa, poich� fatta nel centro dell'occidente, a tutto l'occidente ecclesiale. Occorre ritrovare un "comune, rivitalizzato punto di vista cattolico", si legge nel documento Chiamati a essere chiesa, che appronta un primo indice di questioni. "Se non esaminiamo la nostra situazione con occhi nuovi, menti aperte e cuori trasformati, in pochi decenni un'eredit� attolica vitale pu� essere dilapidata, con una perdita sia per la chiesa che per la nazione". Nel migliore dei casi, la chiesa � invece orientata a non affrontare direttamente questi problemi. E di essi, il primo a essere nominato � il cambiamento dei ruoli della donna. � un progetto ambizioso ("Catholic Common Ground Project"), che ancora una volta egli svolge dal lato della condivisione e della corresponsabilit� nella chiesa, della collegialit� e della sussidiariet� tra Roma e Washington. L'iniziativa ha gi� ricevuto alcuni eclatanti dinieghi, come quelli dei cardd. Hickey, arcivescovo di Washington, e Law, arcivescovo di Boston.14

        Il 24 ottobre, introducendo il primo incontro del Catholic Common Ground Project, Bernardin a ribadito e ulteriormente precisato urgenza e disegno. In quella riunione egli ha designato come suo successore alla guida della commissione mons. Oscar Lipscomb, arcivescovo di Mobile.15

        Dal letto di morte combatte l'ultima battaglia civile. Scrive ai giudici della Corte suprema raccomandando di non riconoscere il diritto costituzionale dei malati terminali al suicidio assistito: "So dalla mia esperienza che i pazienti si trovano spesso di fronte a decisioni difficili, ma so anche che una persona che rifiuta una terapia non necessariamente sceglie la morte, ma opta piuttosto per una vita senza cure mediche sproporzionate". Scrive anche ai vescovi e chiede che a presiedere la sua liturgia funebre sia il card. Roger Mahony, arcivescovo di Los Angeles. E il conservatore Mahony, il solo tra i cardinali a condividere l'ultima battaglia ecclesiale di Bernardin, non cede alle pressioni degli altri cardinali, conserva risolutamente il suo appoggio al Common Ground Project.16

        Al suo impegno pubblico e pastorale fanno almeno in parte da suggello i riconoscimenti che il presidente Clinton e il papa gli hanno attribuito. Il 9 agosto, alla Casa Bianca, aveva ricevuto dal presidente Clinton la Medaglia della libert�, la pi� alta onorificenza civile degli Stati Uniti.17 Una telefonata del papa, il giorno prima della morte, ne consola la fedelt�. Nel telegramma di cordoglio Giovanni Paolo II lo definisce "testimone di speranza di fronte al mistero della sofferenza e della morte".18

     Gianfranco Brunelli

      1 "An Interview with Cardinal Joseph L. Bernardin", in America 8.6.1991, 613.

      2 Ho incontrato il card. Bernardin tre volte, la prima a Fiera di Primiero (TN) nel settembre del 1983, le altre volte a Roma (1986 e 1989). A seguito dell'incontro trentino realizzammo la prima intervista per Il Regno (cf. Regno-att. 20,1983,441). In questi anni egli ci ha conservato stima e amicizia e per noi ha realizzato una seconda intervista nel 1993, nei giorni difficili delle false accuse nei suoi confronti (cf. Regno-att. 22,1993,645).

      3 Il testo del documento in Regno-doc. 13,1983,409; la presentazione in Regno-att. 12,1983,251 e 253).

      4 Cf. Regno-att. 2,1986,30.

      5 Ho trattato ampiamente del caso in G. Brunelli (a cura di), Chiamati a compassione. Le chiese rispondono all'AIDS, EDB, Bologna 1991, 207-218. Il vol. riporta integralmente tutti i testi in questione.

      6 Cf. Regno-doc. 17,1987,518-535.

      7 Cf. Regno-att. 8,1989,177; Regno-doc. 9,1989,258.

      8 J. Bernardin, "Remaining a Vigorous Voice for Life in Society", in Origins (1996) 15, 26.9.1996,237.

      9 J. Bernardin, "Remaining a Vigorous Voice".

      10 J. Bernardin, "Remaining a Vigorous Voice".

      11 J. Bernardin, "Remaining a Vigorous Voice".

      12 Cf. Regno-att. 22,1993,647.

      13 Cf. Origins (1996) 13, 12.9.1996.

      14 Cf. Regno-att. 16,1996,451; J. Bernardin, "Chiamati a essere cattolici", in Regno-doc. 17,1996,522.

      15 J. Bernardin, "Address on the Common Ground Project", in Origins (1996) 22, 14.11.1996, 353.

      16 Cf. The Tablet 23.11.1996, 1564.

      17 Cf. Origins (1996) 14, 19.9.1996, 215.

      18 Cf. L'Osservatore romano 15.11.1996, 4.

Tipo Articolo
Tema Chiese locali
Area AMERICA DEL NORD
Nazioni

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