Per Brest un giubileo non celebrativo
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Una recentissima intervista del prefetto della Segreteria per l’economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves, ha riportato sotto i riflettori il tema delle finanze vaticane, fornendo elementi certi di valutazione, dopo mesi di voci di corridoio. Il «ministro dell’economia» d’Oltretevere ha confermato che il Vaticano non corre il rischio del default, ma necessita di una spending review anche strutturale, per fronteggiare la crisi del coronavirus che ha abbattuto le entrate (tra il 25% e il 45%, secondo le prime stime), a fronte di costi non facilmente comprimibili, come ad esempio gli stipendi dei quasi 5.000 dipendenti.
«Dobbiamo affrontare il fatto che i leader europei sono inadeguati e che non sono stati in grado di difendere l’Europa dall’immigrazione. L’élite europea ha fallito e la Commissione europea è il simbolo di questo fallimento. Questa è la brutta notizia. La buona notizia è che i giorni della Commissione europea sono contati». Il 29 luglio il primo ministro ungherese Viktor Orbán, capofila delle posizioni nazionaliste e sovraniste in Europa, ha partecipato alla 29a edizione di un evento chiamato Bálványos Summer Open University and Student Camp, nella cittadina termale romena di Baile Tusnad in Romania. Il suo discorso, che pubblichiamo, è stata una sorta di chiamata alle armi: agli ungheresi, che gli hanno appena garantito un terzo mandato consecutivo per forgiare «un nuovo ordine costituzionale, fondato su basi nazionali e cristiane»; ai paesi dell’Europa centrale, per costituire un’«alleanza di nazioni libere» che contrasti le politiche dell’Europa occidentale; e ai cittadini dell’Europa centro-orientale, per rovesciare le sorti dell’Unione alle elezioni europee del 2019 ricostruendo una «democrazia cristiana illiberale» che sostituisca l’intera «élite del ’68» con una «generazione anticomunista».
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