Tra le Chiese locali dell’Italia meridionale che hanno affrontato la questione della religiosità popolare per purificarla dai suoi elementi spuri e riportarla nell’alveo della vita liturgica della Chiesa (si veda anche in questo numero a p. 110), c’è la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, dove il 12 febbraio 2015 il vescovo mons. Luigi Renzo ha pubblicato un Regolamento diocesano per le processioni. Prendendo come riferimenti normativi il Direttorio su pietà popolare e liturgia della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti del 2002, la lettera pastorale dello stesso mons. Renzo La pietà popolare da problema a risorsa pastorale (2013-2014) e la nota pastorale della Conferenza episcopale calabra sulla ’ndrangheta Testimoniare la verità del Vangelo (Regno-doc. 2,2015,11), il Regolamento norma rigorosamente la preparazione e lo svolgimento delle processioni religiose, nelle quali non possono avere alcun incarico «persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia». In particolare nella processione dell’Affruntata o ’Ncrinata «i fedeli cristiani… non si lascino espropriare di ciò che appartiene al loro patrimonio religioso più genuino, lasciandolo in mano a gente senza scrupoli, che non ha nulla di cristiano e anzi persegue una “religione capovolta”, offensiva del vero cristianesimo popolare», e «i pastori siano più coraggiosi e uniti per dare segni nuovi di presenza e di speranza al popolo di Dio».
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