Dopo la post-verità, la post-giustizia. Sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in un intervento pronunciato durante la sua visita all’Università cattolica d’America a Washington il 18 febbraio 2025 (a pochi giorni dal terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala), ha affrontato molte questioni di drammatica attualità legate alla guerra in Ucraina: le sue cause, l’ideologia del «mondo russo», l’anelito a una pace giusta. Sottotraccia s’intravvede la preoccupazione per il processo di pace avviato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump insieme al presidente russo Vladimir Putin, con l’esclusione della stessa Ucraina e dell’Unione Europea dal tavolo delle trattative.
Chiedendo a tutti di unirsi al popolo ucraino «in questa testimonianza di Dio, della vita, della verità, della dignità, della libertà e della speranza», l’arcivescovo Shevchuk conclude: «Viviamo nella speranza perché abbiamo assistito al miracolo della liberazione dal giogo sovietico e non desideriamo tornare indietro. Viviamo nella speranza perché abbiamo lasciato la terra di prigionia e abbiamo intrapreso un viaggio verso la libertà e la dignità. Viviamo nella speranza perché Dio ci guida. Viviamo nella speranza perché abbiamo persone che ci sostengono e pregano per noi. Viviamo nella speranza, non siamo soli».
La stagione di riforme nella quale si è avviata la Chiesa cattolica ha riaperto la questione del dogma, che in realtà è «un dossier che ha più di un secolo». Se ne è occupato di recente, con una relazione dal titolo «L’attualità inattuale del dogma», il teologo Alberto Cozzi, docente di Teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e membro della Commissione teologica internazionale, nell’ambito di un convegno di studio sul tema «Consenso democratico e verità cristiana. Dire la fede in un contesto pluralistico», organizzato dalla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale il 20 febbraio scorso. Nell’attuale cultura postmoderna «il sospetto dominante… è che ci sia un irrigidimento dottrinale dell’autocomprensione della Chiesa, bloccata nel riaffermare una Tradizione che la imprigiona su posizioni superate, rendendola incapace di far fronte alle sfide del contesto postmoderno». Tuttavia la comunità cristiana non può prescindere da una regolazione linguistica della propria fede, e questa postura rispetto al dogma è ancora riferibile a un rapporto negativo con la modernità: «Se la Chiesa si riappropriasse delle decisioni recenti che l’hanno portata a una simile postura di fronte alla cultura moderna, valutandone adeguatamente la provvisorietà, sarebbe più libera nel rispondere alle sfide attuali, connesse allo spazio pubblico pluralista e democratico».
«In ascolto delle Scritture e nel discernimento dei “segni dei tempi” riteniamo che, per rimanere fedeli all’Evangelo di Cristo, sia ormai improrogabile porre nella Chiesa chiari segnali di maggiore apertura affinché le donne, al pari degli uomini, abbiano un più largo accesso sia a ministeri sia a competenze decisionali». In particolare «proponiamo, anche in considerazione di alcuni precedenti nella comune tradizione, il servizio di donne quali presidenti di comunità, il conferimento a esse di altri ministeri e la pratica della loro ordinazione al diaconato».
Sono tra le affermazioni del documento Donne e Chiese: carismi e ministeri tra discriminazione e uguaglianza, elaborato dal Gruppo teologico del Segretariato attività ecumeniche (SAE) e qui pubblicato in esclusiva. Il Gruppo presenta il testo «come espressione di una ricerca teologica condivisa, animata dalla fede personale, che, sebbene confessionalmente caratterizzata, non impegna le rispettive Chiese di appartenenza» (cf. riquadro a p. 49).
Nell’ultimo decennio il Gruppo teologico del SAE, in diverse formazioni, ha studiato Il riconoscimento reciproco del battesimo (Regno-doc. 5,2005,183); Eucaristia e accoglienza reciproca (Regno-doc. 15,2008,501); Spirito Santo e Chiesa (Studi ecumenici 30[2012], 544); L’autorità nella Chiesa in prospettiva ecumenica (Regno-doc. 13,2018,434). Al tema della donna nella Chiesa era dedicato uno studio del 1988 (Regno-doc. 1,1988,48).
Attualità
Documenti
Moralia
il Regno delle Donne
Newsletter
{{resultMessage}}
{{warningMessage}}
{{resultMessage}}