Il 28 gennaio il Dicastero per la dottrina della fede e quello per la cultura e l’educazione, presieduti rispettivamente dal card. Víctor Manuel Fernández e dal card. José Tolentino de Mendonça, hanno pubblicato la nota Antiqua et nova sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana.
Il testo, dopo che nel 2024 papa Francesco aveva dedicato a questo tema il discorso per la Giornata mondiale della pace, desidera contribuire al dibattito sul tema dell’intelligenza artificiale, offrendo una guida etica e spunti di riflessione. L’innegabile potenziale dell’intelligenza artificiale secondo i due dicastri vaticani necessita di una responsabilità collettiva per controllarne le inevitabili pericolose derive: solo l’intelligenza umana, diversa e insostituibile da quella di una macchina, è in grado di trovare senso e significato al bene o, al contrario, di valutare ciò che è sbagliato, per cui non può essere attribuita alcuna responsabilità a una creazione artificiale.
La nota evidenzia le differenze fra le due intelligenze, specialmente sul piano antropologico ed etico, per cui mette in discussione l’utilizzo stesso della parola «intelligenza» in questo ambito. Quella artificiale in sostanza non è una forma d’intelligenza ma un suo prodotto, con un grande potenziale al servizio dell’educazione e della sanità per esempio, per promuovere l’interconnessione fra i singoli e le comunità e favorire il benessere di ognuno.
«Sebbene questo non implichi una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno in parola…, e ricordando che i fedeli non sono obbligati a credervi, il nihil obstat indica che questi ultimi possono ricevere uno stimolo positivo per la loro vita cristiana attraverso questa proposta spirituale, e autorizza il culto» (n. 38). La Nota del Dicastero per la dottrina della fede La Regina della pace circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje, approvata dal papa e pubblicata il 19 settembre, non si pronuncia sulla natura soprannaturale e l’autenticità delle apparizioni, ma formula un giudizio complessivamente positivo sui messaggi, pur con alcune precisazioni. Vengono dunque approvate ufficialmente le devozioni mariane nel luogo di pellegrinaggio bosniaco di Medjugorje, sotto la supervisione del vescovo locale. I resoconti delle apparizioni, che continuano tuttora, sono stati indagati più volte dal Vaticano, ma non sono mai stati riconosciuti. La nota intende porre fine a decenni di dibattiti − tra cui una disputa tra i vescovi locali e i francescani, che svolgono un ruolo centrale nella cura pastorale dei pellegrini – e contestazioni sul ruolo dei presunti veggenti. L’attuale decisione si basa sulle nuove Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, pubblicate in maggio (cf. Regno-doc. 11,2024,351), che hanno lo scopo di aiutare i vescovi locali a classificare meglio le presunte apparizioni mariane e altri fenomeni.
Il giubileo è il tema scelto dal vescovo di Latina Mariano Crociata per la sua lettera pastorale 2024-2025, che è stata presentata il 27 settembre e s’intitola «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (Lc 19,9). Celebrare e vivere il giubileo. La lettera vuole aiutare i fedeli a riscoprire «la ricchezza di significato spirituale e pastorale» del giubileo, che non si esaurisce in aspetti, come quello delle indulgenze, enfatizzati in epoca medievale.
La riflessione quindi recupera il senso del giubileo anticotestamentario, dove «il giubileo, come intensificazione del significato del sabato, è l’espressione più alta della risposta del popolo credente alla fedeltà di Dio all’alleanza» e «richiede di assumere impegni precisi di fronte ai fratelli», e neotestamentario, dove «il tempo giubilare si configura come quello segnato dalla presenza di Gesù che porta a realizzazione tutte le opere che il giubileo prescriveva e che ora trovano pieno compimento nella sua persona e nella sua azione».
Per arrivare a oggi: «Il giubileo diventi davvero l’occasione per una radicale revisione e correzione di un andazzo di vita personale e sociale che alla fine risulta miope perché autolesionistico e distruttivo. Noi credenti dobbiamo prendere coscienza, ora più che mai, che tutto questo è la fede a chiederlo e che essa non può più ridursi a un vago intimo sentimento o a un’osservanza formale di pratiche e di riti».
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