A partire dalla certezza di fede sulla Chiesa e dalla «gioiosa riconoscenza di essere chiamati senza alcun merito» a farne parte, l’autore – vescovo emerito di Ozieri, con una lunga esperienza a servizio della CEI– offre una riflessione appassionata sul cammino di conversione e di rinnovamento che attende la Chiesa in Italia. Cammino che ha una bussola, la prospettiva ecclesiologica del Vaticano II – «tenuta sempre meno presente» dalla fine degli anni Ottanta –, e che dovrà comportare una trasformazione degli atteggiamenti e delle priorità. La capacità di ascolto,
il rafforzamento del dialogo, le modalità di esercizio del potere a fronte delle piaghe del «carrierismo» e delle «identità gonfiate» e l’orizzonte imprescindibile della povertà, secondo «l’esempio e il costante richiamo» di papa Francesco, sono gli ambiti di conversione indicati a una Chiesa invitata «a uscire da se stessa e dai palazzi di potere che la condizionano», perché possa meglio far «trasparire la luce di Cristo e il mistero divino che la abita».
Che cosa significa in concreto vivere e annunciare la «vita buona del Vangelo»? I vescovi italiani sono impegnati in una riflessione che a partire dagli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 – Educare alla vita buona del Vangelo – indirizzi le comunità cristiane verso prospettive di rinnovamento pastorale. In proposito, una suggestione importante ci è qui offerta da mons. Pintor, che rilegge quegli intenti pastorali a partire dal nucleo centrale della testimonianza paolina: l’essenzialità e l’esistenzialità del Vangelo. Paolo è il testimone innamorato «del Dio che nel suo Figlio Gesù Cristo si è rivelato il Dio che ama tutti i popoli»; il «Dio di tutti i poveri e i sofferenti nel mondo»; il Dio «più forte della morte e di ogni forma di male che conduce alla morte»; il «Dio che si svuota per assumere nel Figlio la nostra condizione di limite, di fragilità, di debolezza». Analoga concretezza di vita è posta nella riflessione di mons. Semeraro. «Oggi per la nostra gente, che per ogni altro verso legge di tutto, occorre una nuova Biblia pauperum. Potrà e saprà esserlo la vita delle nostre comunità? Trovare e “vedere” lì Gesù che prega e lavora, Gesù che predica e sta coi peccatori, Gesù che guarisce e consola, Gesù che accoglie e chiama... Nella Chiesa si compie il mistero del Christus totus».
Presentare un bilancio di trent’anni di pastorale della salute in Italia sembra realisticamente impossibile, per la complessa e diffusa articolazione e presenza di tale pastorale, con la molteplicità di soggetti e di forme presenti nel territorio, caratterizzate spesso da servizio silenzioso e da esistenze dedicate alla cura delle persone in condizione di malattia, di
fragilità e di sofferenza.