Dopo aver riflettuto sul silenzio (Regno-doc. 17,2023,524) e sulla luce (Regno-doc. 17, 2024,535), «mettendo a fuoco il limite vogliamo misurare il sogno nel suo specifico impatto con la realtà: nei suoi inevitabili aspetti di debolezza ma soprattutto nei suoi promettenti aspetti di forza, in modo da raccogliere le energie necessarie a spiccare e a orientare il volo». Confrontandosi con la Scrittura (la vicenda di Giacobbe), con il vissuto umano e cristiano e con la cultura contemporanea mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, legge il limite come una soglia, proponendo una «pedagogia dell’imperfezione», che riconosce nella fragilità la condizione in cui la grazia può manifestarsi più autenticamente.
Il percorso tracciato dalla trilogia delle lettere pastorali culminerà nell’Assemblea diocesana del 16 maggio 2026 a Isola della Scala, momento conclusivo di un cammino sinodale che coinvolgerà tutti i battezzati della diocesi. «Non sappiamo quale sarà il volto della Chiesa tra vent’anni. Forse saremo ancora meno numerosi, forse le strutture che conosciamo saranno profondamente cambiate, forse dovremo inventare forme completamente nuove di presenza e di annuncio. Ma una cosa la sappiamo: se avremo imparato la sapienza del limite, se saremo diventati esperti nell’arte di trasformare le ferite in fessure di luce, se avremo fatto della nostra fragilità il luogo dell’incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle, allora saremo ancora fecondi».
«I sacerdoti e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che si troveranno nei due complessi... Non può esserci futuro basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o la vendetta». Così hanno affermato il 26 agosto in una dichiarazione congiunta il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, e il patriarca greco-ortodosso Teofilo III, dopo l’annuncio del Governo israeliano di voler procedere con lo sfollamento dei palestinesi dalla Striscia di Gaza.
Sulla situazione pubblichiamo:
– la Dichiarazione dei patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme sull’attacco alla Chiesa cattolica della Santa Famiglia a Gaza (18.7.2025);
– le Dichiarazioni di sua beatitudine Teofilo III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, e del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino, all’apertura della conferenza stampa congiunta sulla visita pastorale a Gaza (22.7.2025);
– la Dichiarazione dei patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme sull’attacco perpetrato nella città cristiana di Taybeh (29.7.2025);
– la Dichiarazione congiunta del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme e del Patriarcato latino (26.8.2025).
«Siamo costretti a parlare contro la grave minaccia di sfollamento di massa, un’ingiustizia che colpisce il cuore stesso della dignità umana. Gli abitanti di Gaza, famiglie che hanno vissuto per generazioni nella terra dei loro antenati, non devono essere costretti all’esilio, privati di ciò che resta delle loro case, del loro patrimonio e del loro diritto di rimanere nella terra che costituisce l’essenza della loro identità». Lo scrivono in un Appello umanitario dalle Chiese di Gerusalemme: difendere la dignità e la presenza del popolo di Gaza, pubblicato il 14 febbraio, i patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, dopo che nella conferenza stampa del 4 febbraio, alla presenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato il suo «piano» per Gaza: che gli Stati Uniti prendano possesso della Striscia «con una posizione di proprietà di lungo termine», se necessario inviando truppe; che i palestinesi si trasferiscano in massa e in modo permanente altrove, in «un buono, fresco, bellissimo pezzo di terra», un trasloco pagato «da paesi vicini, interessati e con un buon cuore umanitario». I capi delle Chiese di Gerusalemme invece chiedono «un accesso umanitario immediato e senza restrizioni per coloro che hanno un bisogno disperato. Abbandonarli ora significherebbe abbandonare la nostra comune umanità».
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