Un appello umanitario per Gaza
«Siamo costretti a parlare contro la grave minaccia di sfollamento di massa, un’ingiustizia che colpisce il cuore stesso della dignità umana. Gli abitanti di Gaza, famiglie che hanno vissuto per generazioni nella terra dei loro antenati, non devono essere costretti all’esilio, privati di ciò che resta delle loro case, del loro patrimonio e del loro diritto di rimanere nella terra che costituisce l’essenza della loro identità». Lo scrivono in un Appello umanitario dalle Chiese di Gerusalemme: difendere la dignità e la presenza del popolo di Gaza, pubblicato il 14 febbraio, i patriarchi e capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, dopo che nella conferenza stampa del 4 febbraio, alla presenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato il suo «piano» per Gaza: che gli Stati Uniti prendano possesso della Striscia «con una posizione di proprietà di lungo termine», se necessario inviando truppe; che i palestinesi si trasferiscano in massa e in modo permanente altrove, in «un buono, fresco, bellissimo pezzo di terra», un trasloco pagato «da paesi vicini, interessati e con un buon cuore umanitario». I capi delle Chiese di Gerusalemme invece chiedono «un accesso umanitario immediato e senza restrizioni per coloro che hanno un bisogno disperato. Abbandonarli ora significherebbe abbandonare la nostra comune umanità».
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