Come un fulmine a ciel sereno, venerdì 4 giugno il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco – Frisinga, ha presentato le dimissioni dal suo incarico episcopale. Presidente della Conferenza episcopale tedesca dal 2012 al 2020, il porporato è dal 2013 membro del Consiglio dei cardinali e dal 2014 coordinatore del Consiglio per l’economia.
A fianco del testo delle dimissioni, pubblicato anche in italiano sul sito della diocesi (https://bit.ly/3cpf4De) e presentate al papa il 21 maggio scorso, presentiamo la nostra traduzione dell’intervista che il presidente della Conferenza episcopale tedesca, Georg Bätzing, ha rilasciato al canale TV Ardmediathek il 4 giugno (Re-blog.it; https://bit.ly/3v5fDbQ) e il testo della lettera con la quale il papa il 10 giugno ha rifiutato le dimissioni del porporato. (red.).
Mentre in Germania proseguono i preparativi per il «cammino sinodale» che comincerà il 1° dicembre (Regno-att. 14,2019,400), la lettera di papa Francesco del 29 giugno «al popolo di Dio che è in cammino in Germania» (cf. Regno-doc. 15,2019,479; Regno-att. 18,2019,519) è stata seguita da una lettera del prefetto della Congregazione per i vescovi, il card. Marc Ouellet, che è datata 4 settembre ma è arrivata ai vescovi tedeschi il 13 settembre. Essa acclude un parere del Pontificio consiglio per i testi legislativi, in cui si specifica che i temi al centro del «cammino sinodale» non toccano solo la Chiesa in Germania, ma la Chiesa universale e «con poche eccezioni, non possono essere oggetto di deliberazioni e di decisioni di una Chiesa particolare, senza contravvenire a quanto espresso dal santo padre». Il parere solleva inoltre dei dubbi di diritto canonico (ad esempio sul fatto che nella bozza di statuto si preveda parità di diritti per vescovi e laici), e sostiene che la Chiesa tedesca intende «fare un concilio particolare… senza usare questo termine» e quindi senza seguirne le procedure canoniche.
Sul tema «(Re)Thinking Europe. Un contributo cristiano al futuro del progetto europeo», in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) in collaborazione con la Santa Sede ha organizzato in Vaticano un dialogo tra 350 rappresentanti della politica, delle Chiese e della società dei 28 stati dell’Unione Europea. Sia dai discorsi introduttivi, tra cui pubblichiamo quelli del segretario di stato vaticano, il card. Pietro Parolin, e del presidente della COMECE, il card. Reinhard Marx (arcivescovo di Monaco di Baviera), sia dal confronto in aula a porte chiuse sono emerse le criticità di fronte alle quali si trova il progetto europeo e le profonde differenze di visione tra l’Est e l’Ovest del continente. A chiusura del dialogo è intervenuto il papa, nel quinto dei suoi discorsi sull’Europa (dopo quelli del 2014 al Parlamento e al Consiglio d’Europa, quello del 2016 per il conferimento del Premio Carlo Magno e quello dello scorso marzo per il 60° dei Trattati di Roma), rimarcando che «il primo, e forse più grande, contributo che i cristiani possono portare all’Europa di oggi è ricordarle che essa non è una raccolta di numeri o di istituzioni, ma è fatta di persone», e che i cristiani «sono chiamati a ridare anima all’Europa e ridestarne la coscienza».
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