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Attualità
Attualità, 4/1981, 15/02/1981, pag. 70

Spagna: annullamneto e/o divorzio

E.C.

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Documenti, 2024-17

Una Chiesa che si volge a Est

Viaggio apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore (2-13 settembre 2024)

Francesco

Il viaggio apostolico che ha portato papa Francesco in Estremo Oriente dal 2 al 13 settembre è stato un viaggio di superlativi e contrasti: la visita sinora più lunga del pontificato, il paese musulmano più grande del mondo (l’Indonesia), quello con la maggiore diversità linguistica (Papua Nuova Guinea), uno tra i più cattolici in un continente in cui i cristiani sono una piccola minoranza (Timor Est), e infine la multietnica e multireligiosa Singapore.

Il focus del viaggio è stato il rapporto con l’islam, soprattutto in Indonesia, dove nell’ex capitale Giacarta si è svolto il momento forse più simbolico dell’intero viaggio, con la celebrazione interreligiosa nella moschea più grande del Sud-est asiatico insieme ai rappresentanti di tutte le fedi riconosciute dallo Stato.

Durante tutti gli incontri papa Francesco ha sottolineato il valore dell’unità nella diversità (che è anche il motto nazionale dell’Indonesia) e dell’armonia delle differenze: «L’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti. La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione» (Giacarta, 4 settembre).

Documenti, 2024-17

Chiamati a costruire la pace

Conferenza dei vescovi cattolici
di Inghilterra e Galles

«Il nostro mondo è cambiato in modo significativo da quando papa Benedetto XV denunciò i massacri della Prima guerra mondiale, un conflitto caratterizzato da rapidi sviluppi della tecnologia militare, tra cui il primo uso diffuso di carri armati, guerra aerea e gas nocivi. Così com’è cambiato da quando papa Pio XII ha condannato l’uso di armi nucleari per distruggere intere città alla fine della Seconda guerra mondiale. Nei prossimi anni continueremo inevitabilmente ad assistere a ulteriori cambiamenti nel modo in cui le persone combattono e si uccidono a vicenda. Tuttavia i principi della nostra fede rimangono coerenti e l’insegnamento sociale cattolico… fornisce una guida importante per navigare in questi sviluppi». Nel documento Chiamati a essere costruttori di pace, pubblicato il 22 maggio, i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles esaminano il caso morale a favore e contro il mantenimento e la fornitura di forze armate, sia per la difesa del Regno Unito (uno dei principali produttori di armi al mondo) sia tramite la vendita di armi ad altri paesi. L’aspetto più innovativo del testo è il tentativo di applicare il quadro etico dell’insegnamento sociale cattolico alle nuove forme di guerra (droni senza pilota, intelligenza artificiale, attacchi informatici o militarizzazione dello spazio), che si trovano ancora fuori dall’ambito della tradizionale teoria della guerra giusta, oltre che fuori dalla competenza del diritto internazionale esistente, che deve ancora affrontare il problema di come le tecnologie più recenti stanno trasformando il volto della guerra.

Documenti, 2024-17

Celebrare e vivere il giubileo

Lettera pastorale 2024-2025 di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina

Il giubileo è il tema scelto dal vescovo di Latina Mariano Crociata per la sua lettera pastorale 2024-2025, che è stata presentata il 27 settembre e s’intitola «Oggi per questa casa è venuta la salvezza» (Lc 19,9). Celebrare e vivere il giubileo. La lettera vuole aiutare i fedeli a riscoprire «la ricchezza di significato spirituale e pastorale» del giubileo, che non si esaurisce in aspetti, come quello delle indulgenze, enfatizzati in epoca medievale.

La riflessione quindi recupera il senso del giubileo anticotestamentario, dove «il giubileo, come intensificazione del significato del sabato, è l’espressione più alta della risposta del popolo credente alla fedeltà di Dio all’alleanza» e «richiede di assumere impegni precisi di fronte ai fratelli», e neotestamentario, dove «il tempo giubilare si configura come quello segnato dalla presenza di Gesù che porta a realizzazione tutte le opere che il giubileo prescriveva e che ora trovano pieno compimento nella sua persona e nella sua azione».

Per arrivare a oggi: «Il giubileo diventi davvero l’occasione per una radicale revisione e correzione di un andazzo di vita personale e sociale che alla fine risulta miope perché autolesionistico e distruttivo. Noi credenti dobbiamo prendere coscienza, ora più che mai, che tutto questo è la fede a chiederlo e che essa non può più ridursi a un vago intimo sentimento o a un’osservanza formale di pratiche e di riti».