I vescovi asiatici chiedono a tutti i fedeli e alle Chiese di affrontare la crisi ecologica, nel decimo anniversario dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. La Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia (FABC) in una lettera pastorale alle Chiese locali dell’Asia sulla cura del creato intitolata Una chiamata alla conversione ecologica, pubblicata il 15 marzo 2025 durante l’Assemblea plenaria, ha alzato un grido di allarme per la situazione ecologica del continente: «In tutta l’Asia vediamo la creazione gemere sotto il peso dell’indifferenza, dell’abuso e dello sfruttamento umano. Le conseguenze sono già visibili e scientificamente attestate». E sono sfide come la deforestazione, la perdita di biodiversità, l’innalzamento del livello del mare, lo spostamento delle popolazioni costiere, l’insicurezza idrica, l’inquinamento atmosferico e le sue conseguenze sulla salute, eventi meteorologici più frequenti ed estremi, crisi agricole e insicurezza alimentare. Tuttavia i vescovi, cogliendo lo spunto offerto dal giubileo di quest’anno, intravvedono anche dei segni di speranza: la resilienza delle comunità locali e delle popolazioni indigene, il fiorire di ministeri e corsi di formazione sui temi dell’enciclica Laudato si’, la crescente partecipazione dei giovani e la cooperazione tra comunità religiose e organizzazioni non governative nella difesa del creato. E indicano nella Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 30), che si terrà in novembre in Brasile, il momento in cui chiedere ai Governi un impegno maggiore per la mitigazione e l’adattamento.
«La fiducia in un’istituzione circa la sua affidabilità economica e finanziaria dipende dalla saggia amministrazione, dalla trasparenza della gestione e dalla rendicontazione precisa e puntuale». Da quasi quarant’anni in Italia, in base all’Accordo di revisione del Concordato del 1984, è in vigore il sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia, inaugurato nel 1988 dal documento della Conferenza episcopale italiana Sovvenire alle necessità della Chiesa (ECEI 4/1231ss) e basato sui due pilastri dell’otto per mille e delle offerte deducibili per il sostentamento del clero. L’intero sistema è abitualmente identificato con il termine di «Sovvenire», dal titolo del documento del 1988.
Intervenendo il 20 marzo alle giornate nazionali di formazione e spiritualità per operatori di «Sovvenire» ad Armeno su «“Collaboratori della vostra gioia” (2Cor 1,24). Il sovvenire nella Chiesa al servizio della missione apostolica», mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, ha delineato cinque «punti decisivi per realizzare una corretta trasparenza amministrativa nelle comunità parrocchiali e diocesane». Traendo ispirazione da tre figure emblematiche del Nuovo Testamento di collaboratori apostolici (Timòteo, Tito ed Epafrodìto), mons. Brambilla sottolinea che «qui l’apporto dei laici dovrà favorire comportamenti sempre più rigorosi e trasparenza nella conduzione dei beni ecclesiastici».
«L’invito giubilare al pellegrinaggio e alla riconciliazione risuona con particolare intensità in questo momento di profonda trasformazione culturale e sociale che interessa la vita della Chiesa. La progressiva secolarizzazione della società europea, particolarmente accentuata negli ultimi decenni, pone alla comunità cristiana sfide senza precedenti. Non è più possibile mantenere i modelli pastorali ereditati da un’epoca in cui il cristianesimo era il pilastro della cultura e della vita sociale. Questa nuova situazione, lungi dal paralizzarci, ci invita a ripensare con creatività e fedeltà il nostro modo di vivere e testimoniare Cristo, Parola di vita per il mondo». Il 5 marzo i quattro vescovi dei Paesi Baschi (diocesi di Pamplona e Tudela, Bilbao, San Sebastián e Vitoria) hanno rivolto ai loro fedeli una lunga lettera di Quaresima intitolata La differenza paziente. Ripensare il rapporto tra Chiesa e mondo. Nel testo i vescovi esaminano la transizione in atto e le sue implicazioni per la vita ecclesiale, sviluppano alcune chiavi di lettura biblica, ripercorrono l’esperienza della Chiesa primitiva e individuano le chiavi della testimonianza cristiana nel mondo di oggi, superando la contrapposizione tra «cristiani della presenza» e «della mediazione». Per questo tempo i vescovi baschi fanno appello al «contagio della fede» come forma di conversione già avvenuta ai tempi degli antichi cristiani, e in questo contesto sottolineano l’importanza dei laici.
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