«Abbiamo assistito a un profondo cambiamento nelle priorità europee, che si sono allontanate dalla solidarietà con le regioni e le comunità più fragili e dalla cooperazione allo sviluppo finalizzata a sradicare la povertà e la fame, a favore di una serie di interessi geopolitici ed economici più ristretti. Nonostante le lodevoli intenzioni che stanno dietro ad alcuni progetti che promuovono lo sviluppo umano alla base, alcune iniziative sostenute nell’ambito del Global Gateway dell’UE – pur essendo presentate come reciprocamente vantaggiose – sembrano troppo spesso replicare i modelli estrattivi del passato: privilegiando gli obiettivi aziendali e strategici europei rispetto ai reali bisogni e aspirazioni delle popolazioni africane».
Ha usato toni inusualmente critici la Dichiarazione congiunta del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (SCEAM) e della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (COMECE), pubblicata il 15 maggio in vista della riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Africana e dell’Unione Europea del 21 maggio 2025. Intitolata «Perché sappiamo che le cose possono cambiare» (Laudato si’, n. 13), afferma tra l’altro che «è eticamente insostenibile chiedere che l’Africa diventi la discarica per la “transizione verde” dell’Europa».
Dal 26 al 28 marzo i vescovi cattolici europei si sono riuniti a Nemi, in Italia, per l’Assemblea plenaria di primavera, e nella loro dichiarazione finale Guardare all’Europa con speranza, approvata il 28 marzo, si sono schierati a favore del multilateralismo, della democrazia, del diritto internazionale e di un’Europa unita che rimanga un progetto di pace e libertà. Il presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea è il vescovo italiano Mariano Crociata (Latina). Alla plenaria ha partecipato anche il segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin, che nel suo intervento il 26 marzo ha ricordato che «è dovere nostro stare vicino al popolo ucraino ingiustamente aggredito, aiutarlo nella misura delle possibilità di ciascuno e chiedere alle parti belligeranti e all’intera Comunità internazionale di adoperarsi per una rapida e giusta soluzione». A proposito delle scelte che l’UE deve intraprendere in un ordine internazionale radicalmente mutato, il segretario di Stato si augura che «le nuove relazioni transatlantiche siano l’occasione di una maggiore presa di coscienza collettiva del ruolo e delle responsabilità che l’Europa ha nel mondo, senza cedere a una logica difensiva e di mero riarmo che diviene prodromo di chiusure e nuovi conflitti. Per noi cristiani c’è una sola famiglia umana e siamo tutti fratelli e sorelle… Non si possono tralasciare obblighi morali come l’aiuto umanitario e lo sviluppo dei paesi più poveri, il rispetto dei diritti umani e la tutela dell’ambiente».
Lo scorso 6 ottobre papa Francesco ha annunciato la creazione di 21 nuovi cardinali nel concistoro che si terrà l’8 dicembre prossimo.
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