Il 23 aprile è stato pubblicato un testo, approvato nella seduta del 4 aprile dalla Conferenza congiunta tra la Conferenza episcopale tedesca e il Comitato centrale dei cattolici tedeschi, un organismo costituito in forma permanente dal Sinodo tedesco di Würzburg del 1971-1975, di cui fanno parte dieci vescovi e altrettanti laici. Si tratta di un breve sussidio intitolato La benedizione dà forza all’amore. Benedizioni per coppie che si amano, elaborato da un apposito gruppo di lavoro per offrire ai vescovi diocesani indicazioni pratiche non vincolanti per la benedizione di coppie che non possono accedere al matrimonio sacramentale. La Chiesa «riconosce e offre sostegno alle coppie che sono unite nell’amore, che si trattano con pieno rispetto e dignità e che sono disposte a vivere la loro sessualità nella consapevolezza di sé, dell’altro e della responsabilità sociale a lungo termine», si legge nel documento, che adempie a una richiesta del Cammino sinodale tedesco che la Conferenza episcopale tedesca e il Comitato centrale dei cattolici tedeschi elaborassero insieme una proposta di condizioni quadro e di organizzazione delle benedizioni; e tiene conto di quanto prescritto dalla dichiarazione Fiducia supplicans del Dicastero per la dottrina della fede sul senso pastorale delle benedizioni (2023).
Diversamente da quanto richiesto dal Cammino sinodale, non offre schemi o libretti approvati, ma richiama la necessità che le benedizioni di questo tipo si distinguano chiaramente dai matrimoni e siano caratterizzate da spontaneità e libertà. Secondo la stampa tedesca, il documento è stato preventivamente condiviso con le autorità vaticane.
Nel precipitare della crisi causata dalla minaccia delle milizie ribelli M23 (cf. Regno-att. 4,2025,111), la Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO, cattolica), insieme alla protestante Chiesa di Cristo, ha pubblicato il 18 gennaio un documento intitolato Tabella di marcia del Patto sociale per la pace e la buona convivenza nella Repubblica democratica del Congo e nella regione dei Grandi laghi (www.cencordc.org; nostra traduzione dal francese con titolazione redazionale).
Nella Repubblica democratica del Congo «ci sono 27 milioni di vittime di insicurezza alimentare acuta e più di 5,7 milioni di sfollati tra il Nord Kivu, il Sud Kivu, l’Ituri e il Tanganica… Solo nelle due province più colpite dalla violenza, il Nord Kivu e l’Ituri, 4 milioni di persone sono state sfollate dal loro ambiente naturale, ovvero il 28% della popolazione del Nord Kivu e il 39% di quella dell’Ituri. Nella regione orientale della Repubblica democratica del Congo operano più di 252 gruppi armati locali e 14 gruppi ribelli stranieri». Nella regione dei Grandi laghi torna ad affacciarsi lo spettro di una catastrofe umanitaria, con il nuovo acuirsi della crisi provocata dalle milizie ribelli del gruppo «23 marzo» (M23), sostenute dal Ruanda, che il 27 gennaio senza alcuna resistenza da parte dell’esercito congolese hanno conquistato Goma, capitale del Nord Kivu. Nel frattempo la Conferenza episcopale nazionale del Congo (paese a maggioranza cristiana), insieme alla protestante Chiesa di Cristo in Congo che riunisce 64 denominazioni evangeliche del paese, ha lanciato il progetto di un Patto sociale per la pace e la buona convivenza (cf. riquadro a p. 186). E il 24 dicembre ha inviato ai fedeli del paese un appello dal titolo La mia priorità è la pace per sollecitare l’adesione a questo patto.
«Lanciamo questo appello nella speranza che l’urgenza e la necessità della pace trionfino sulle ferite del passato e sui rancori del presente».
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