Umberto Mazzone
Un convegno programmato da molti mesi mi ha dato occasione di essere in Grecia nei giorni cruciali della preparazione del referendum, voluto dal primo ministro Alexis Tsipras, che avrebbe dato la vittoria al «No» alle misure proposte dall’Unione Europea.
Posso dire di aver visto un popolo attraversare con orgoglio e tenacia una prova assai difficile. Il timore di perdere quanto posseduto era evidente, così come il timore di un isolamento nel contesto internazionale.
Però era altrettanto forte la volontà di riaffermare una propria storia di popolo difficile da piegare. Così le parole della nostra guida al Partenone, ripercorrendo la storia della Grecia dall’indipendenza a oggi, erano, volutamente ed esplicitamente, un monito appassionato ad “Angela”. Va detto che la nostra brava e intelligente guida sarebbe stata un’ottima interprete di un film come Casablanca, soprattutto nel momento in cui gli avventori di Rick intonano la Marsigliese. Lo spirito popolare era quello.
Considerando gli interessi individuali, la martellante propaganda dei media televisivi privati (ovvero quasi tutti) e di gran parte della stampa per il «Sì», mi ero fatto però l’idea che la partita fosse assai aperta e che l’esito sarebbe stato deciso per pochi voti. Evidentemente il catalizzarsi dei voti sul «No» è stato anche frutto di un sussulto di orgoglio nazionale.
Si apprezzava un clima teso, da grandi eventi, ma senza accenni di violenza, semmai segnato da una seria riflessione sul proprio futuro. La vita trascorreva abbastanza normale. Che stesse accadendo qualche cosa di particolare lo si percepiva dalle banche chiuse e dalla code agli sportelli bancomat.
Il vero problema era la circolazione monetaria. La limitazione ai prelievi, un indubbio precedente accaparramento di denaro, speculazioni varie avevano reso rara la cartamoneta, soprattutto quella nei tagli più bassi, sino a 20 euro, e fatto sì che molte transazioni risultassero difficili se non impossibili, innescando reazioni a catena imprevedibili.
Non vi è mai stata mancanza di merci, anzi i negozi apparivano ben riforniti, e anche gli accessi ai servizi pubblici erano del tutto regolari, ma la carenza di denaro contante causava obbiettivamente delle difficoltà. Questo era l’aspetto che mostrava maggiormente l’esistere di una crisi finanziaria sospesa tra Atene e l’Unione Europea.
Le difficoltà facevano nascere forme di generosità vissute e diffuse. Un barista che aveva esaurito le scorte ci ha consigliato di andare al piccolo supermercato accanto ad acquistare le bevande, che poi ai tavoli e ai bicchieri ci avrebbe pensato lui. Così una copisteria mi ha fatto fare delle stampe gratuitamente, rinunciando all’incasso, invece di alzare i prezzi per arrotondare il fatto di non avere il resto.
Nessuna illusione, la situazione non era certo facile e la povertà palpabile. Era evidente che le persone soffrivano per quanto stava accadendo, ma al crescere delle difficoltà economiche pareva affiancarsi anche un radicarsi di uno spirito di forte dignità, pubblica e privata.
Ci arrivavano dall’Italia notizie di come la stampa internazionale presentava i fatti e richieste di rassicurazioni sulla nostra sorte, quasi ci trovassimo in una terra lontana e disperata . Noi a tranquillizzare, ma credo che il sensazionalismo e la ricerca del caso abbiano avuto il sopravvento nei media su un esame criticamente fondato, con possibili, e non giustificate, ripercussioni negative sulla valutazione della Grecia, sulle sue attività e soprattutto sul turismo così necessario in questa temperie politica ed economica.
Umberto Mazzone
umberto.mazzone@unibo.it