Pace e politica
Papa Francesco, nel suo ministero petrino, non teme di inoltrarsi con le sue encicliche, i suoi discorsi e i suoi atti nell’orizzonte “moderno” senza timore di sporcarsi nella polvere del presente. Basta leggere il titolo del messaggio per la 52a giornata mondiale per la pace, che abbiamo celebrato il 1° gennaio 2019 - La buona politica è al servizio della pace - per avere una certezza di quanto affermato.
La responsabilità politica appartiene a ogni cittadino e, in particolar modo, a chi ha ricevuto il mandato di proteggere e governare. Questa missione consiste nel salvaguardare il diritto e nell’incoraggiare il dialogo tra gli protagonisti della società, tra le generazioni e tra le culture. Non c’è pace senza fiducia reciproca.
L’impegno politico porta la preoccupazione per il futuro della vita e del pianeta, dei giovani e dei più piccoli nella loro sete di compimento. Germoglia così il senso del dovere di rispettare i diritti e i doveri accrescendo la coscienza di appartenere a una stessa comunità in rapporto con gli altri e con Dio.
Tuttavia, ciò deve contestualizzarsi nel “moderno”. Si parte dall’abusata ma effettiva rivelazione della “liquidità” del tempo attuale con tutti i suoi corollari di linguaggio degradato, di smemoratezza storico-culturale, di sfarinamento delle identità valoriali.
Si procede lungo le reti virtuali che intricano quella che, senza esitazione, è definita come “infosfera”, ove il linguaggio, ma anche l’etica si degradano sulle bacheche informatiche che non conoscono vergogna e dignità. Per non pronunciarsi sull’illusoria libertà di navigazione in rete che è mappata dall’industria dei “big data”, come insegnano le recenti vicende nel mercato di dati sensibili da parte di grosse corporazioni.
Come non pensare all’impero della “tecnocrazia” sulla scienza e al predominio della finanza sull’economia, per cui capitale e lavoro si sgretolano? In che modo si è chiamati a introdursi nella sconcertante fluidità della politica, ridotta effettivamente a “un evento calcistico” ove il tifo più aggressivo cancella ogni progettazione ragionata e i vessilli sventolati sono non tanto i desideri e i progetti personali e sociali alti, ma i bisogni primari di sicurezza e benessere?
Tutti questi cambi di veduta hanno pesanti coinvolgimenti nell’ambito religioso, inteso nel senso genuino del termine e non come mera isola sacrale. Non c’è dubbio che l’enciclica Laudato si' sia stato il documento, negli anni recenti, più capace di mettere in moto un processo vastissimo di riflessione e di dialogo partecipato.
I problemi che vengono affrontati e le domande che suscitano sono urgenti e cruciali, sono questioni di vita o di morte per l’umanità. Le situazioni drammatiche e ingiuste vissute da popolazioni povere e fragili, a seguito di crisi ambientali in numero sempre crescenti, si impongono sempre più all’attenzione internazionale. Il “grido della terra” si unisce al “grido dei poveri” ed è urgente rispondervi se si vuole salvare la casa comune passando da un “paradigma tecnocratico” a un “sistema diverso” di vita di azione e di valori che miri allo sviluppo integrale e sostenibile delle persone e della società.
Certamente questo comporta un’azione incisiva e lungimirante nella politica e nell’economia, nella legislazione e nell’organizzazione della società in cui i responsabili sono chiamati ad agire. La cura della casa comune richiede una conoscenza concreta della natura e dello stato delle diverse componenti della stessa, avendo a disposizione dati chiari e precisi provenienti da una conoscenza scientifica non puramente sommaria.
L’indice quantitativo, che si identifica con il Prodotto interno lordo e con il quale “si mercifica” il benessere umano, provoca gravissimi errori di prospettiva che seguono il sistema “tecnocratico” che la Laudato si' critica radicalmente come causa dei mali sempre più gravi per la casa comune.
Per questo è necessario sforzarsi al fine di elaborare formule per nuovi indici che siano di aiuto efficace nello studio dei processi di evoluzione dello stato di salute della casa comune e guidino verso il necessario cambiamento dello sviluppo. Infatti l’antropologia proposta dalle coordinate socio-culturali della “modernità”, soprattutto a livello etico, risulta problematica non tanto per l’immoralità, ma, piuttosto, per l’amoralità: indifferenza che si allarga anche all’ambito religioso.
Difatti all’ateismo militante e coerente e alla fede rigorosa e praticata si sono sostituiti l’“apateismo” e il fondamentalismo o se non addirittura il vago sincretismo della New Age.
In ogni caso viene in aiuto la religione biblica che con una serie di percorsi, come una sorte di stella polare, è capace di dare senso a questi concetti sopra enunciati affidandosi alle riflessioni che si alimentano alla fonte e allo stile epistemologico della tradizione ebraica: non si deve fuggire dal presente pur così malandato eticamente, ma cercare di far battere di nuovo quel cuore-coscienza intorpidito, affrancando il passato facendolo diventare una carica per il presente e una propulsione per il futuro.
Gli abbondanti spunti biblico-giudaici sono una sorpresa per la loro carica in quanto sono capaci di superare la rassegnata narrazione del presente. Ovviamente il magistero della Chiesa cattolica, in tutte le sue espressioni, non ha la pretesa di risolvere i problemi con una moltiplicazione infinita e capillare di leggi o regolamenti.
A sostegno di quanto affermato basta considerare che la Laudato si' insiste molto sull’importanza dell’educazione per trasformare atteggiamenti e comportamenti di ogni persona senza di che nessuna normativa potrà essere efficace.
Evidentemente non vi può essere cambiamento di stile di vita esteriore senza un cambiamento interiore e profondo del cuore. Se si vuole salvare la casa comune e l’umanità tutta occorre una conversione reale ed autentica. Bisogna rimettere in ordine il proprio rapporto con Dio che è il Creatore. Da lui riceviamo la vita e tutte le creature come dono. Davanti a lui siamo responsabili e da lui siamo chiamati a custodire la Creazione e a collaborare con lui nel conservarla e farla progredire verso il suo fine.
Nell’eucaristia offrendo “il frutto della terra e del lavoro dell’uomo” insieme con Gesù e in lui si riporta a Dio tutta la creazione riconciliata e si guarda nella speranza al compimento dell’intera vicenda del mondo della storia.