Ilaria Chia
Ascoltare
le persone, cercare le ragioni della crisi, invitare a guardare i problemi non
solo dal proprio punto di vista, ma anche da quello dell’altro. Sono le prime
tappe del cammino che gli esperti dell’Associazione per la conciliazione
familiare intraprendono a fianco delle coppie che hanno perso l’armonia e
intendono separarsi. Nata nel novembre 2014, l’associazione formata da un
gruppo di psicologi, avvocati, mediatori collabora con lo Sportello famiglia
aperto dalle ACLI a Bologna.
Non vogliono tenere unita la coppia per forza, ma invitano prima di tutto a riconsiderare il valore dei legami che si sono stabiliti con l’altro. «Un’operazione che oggi è controcorrente – spiega Arianna Bellini, psicologa – perché la tendenza comune è quella di partire dal presupposto che l’amore sia finito e così si cerca subito di sostituire il vecchio col nuovo, l’oggetto di prima con qualcosa di più luccicante. Noi al contrario invitiamo le persone a non rimuovere il passato, a stare sul dolore subito e soprattutto a riconsiderare quello che è successo. Che senso ha avuto il mio matrimonio? Che valore ha avuto il legame con quella persona? Ripensare a questo vuol dire comprendere il valore dei propri legami”.
Tra le cause più frequenti che portano alla separazione ci sono la voglia del nuovo, un partner che dopo il matrimonio si rivela quello che non era e infine l’arrivo di un bambino che turba il precedente equilibrio della coppia.
Per quanto riguarda il primo caso, la spinta alla separazione è soprattutto sociale. «In un mondo che va veloce – precisa Bellini – si vuole avere tutto e si viene spinti al cambiamento continuo». Che cosa si può fare? «A volte basta parlare e fermarsi a riflettere. Così si capisce che la fatica fa parte della vita, che mettere da parte il partner equivale a buttare via la vita che si è fatta fino allora. In questo modo la crisi del rapporto diventa un’occasione per riflettere sull’importanza delle scelte soggettive, cosa che di solito si fa poco».
Sono frequenti anche i casi di chi lamenta un totale cambiamento del partner, una persona che dopo il matrimonio rivela una faccia completamente diversa da quella conosciuta prima. Di fronte a queste situazioni il dilemma è se restare all’interno del rapporto a due o andarsene. Il modo migliore per trovare una risposta è quello di aprirsi al mondo esterno. «Di solito in questi casi c’è sempre uno dei due che tende a isolare l’altro e a fargli il vuoto intorno, si tratta di coppie molto sole. Solo riaprendosi ai legami, la coppia può tornare a funzionare».
Infine anche la nascita di un figlio può turbare il rapporto, perché non si è più in due, ma in tre, ed è necessario trovare un altro equilibrio. L’avere un figlio poi porta a mettersi in discussione e fa riemergere identificazioni con i genitori, che prima erano finite nel cassetto. Anche in questo caso è importante riflettere. Cosa si vuole dall’essere genitori? Cosa si vuole da quel bimbo che è arrivato? Si pensa a ciò che si vuole concretamente dal bambino che c’è e non da quello ideale che si aveva in testa. In tutti i casi rimane fondamentale riflettere e tenere presente il grande valore dei legami, perché «i legami esistono – conclude Bellini – e servono a stare bene, a essere felici. Non si può stare bene da soli».
La finalità dell’associazione è anche quella di dare vita a una nuova figura professionale, il conciliatore familiare. «Adesso c’è il mediatore – spiega l’avvocato Massimiliano Fiorin, presidente dell’Associazione per la conciliazione familiare –, che è colui che cerca la soluzione migliore per l’affidamento dei figli e per la disciplina del patrimonio. Ci si limita insomma a trovare una soluzione concordata». Il conciliatore invece non si limita a condurre una mediazione, ma si sforza di ascoltare le persone, di invitarle riflettere e a ripensare al loro rapporto e alle cause della crisi. «A volte mi è capitato – racconta Fiorin – di incontrare coppie, che per la prima volta hanno guardato aspetti che prima non avevano considerato. Ed è bastato anche soltanto questo per non separarsi».