Fiori in questo mondo grigio
Ceija Stojka, reduce da Auschwitz e da Bergen Belsen nel giugno 2012, l'anno prima della sua morte, nel corso di un'udienza concessa da Benedetto XVI a circa tremila rom e sinti di Europa, si presentò al papa con queste parole:
«Ero bambina e dovevo vedere morire altri bambini, anziani, donne, uomini; e vivevo fra i morti e i quasi morti nei campi. E mi chiedevo: perché? Che cosa abbiamo fatto di male? Sento gli strilli delle SS, vedo le donne bionde, le Aufseherinnen [guardie/sorveglianti] con i loro cani grandi che ci calpestavano, sento ancora l´odore dei corpi bruciati.
Come posso vivere con questi ricordi?! Come posso dimenticare quello che abbiamo vissuto?! Non è possibile dimenticarlo! E l’Europa non deve dimenticarlo! Oggi Auschwitz e i campi di concentramento si sono addormentati, e non si dovranno mai più svegliare. Ho paura, però, che Auschwitz stia solo dormendo. Per dire la verità: non vedo un futuro per i rom. L’antigitanismo e le minacce in Ungheria, ma anche in Italia ed in tanti altri posti, mi preoccupano molto e mi rendono triste, triste! Ma vorrei dire che i rom sono i fiori in questo mondo grigio. Hanno bisogno di spazio e di aria per respirare».