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l'Ospite

B. Sawicki, P. Trianni

L’anno della vita consacrata è ormai giunto a metà del suo percorso. L’auspicio è che esso porti i frutti sperati, e ci faccia riflettere sul fondamento e l’essenza di vita consacrata.

La vita consacrata, nei suoi primi inizi, non aveva niente di celebrativo e rappresentava un semplice tentativo di vivere con radicalità e autenticità il Vangelo. Niente di più di questo. Tale approccio ha caratterizzato per molti secoli la scelta di vita di migliaia di persone che, in modo anonimo, come monaci o monache, hanno celebrato una quotidianità assolutamente normale e tuttavia irrepetibile e bella, perché permeata della presenza di Dio in ogni suo momento.

È da questa vocazione che è nata la forma più antica e più originale di quella che oggi viene chiamata vita consacrata: il monachesimo. Esso, tuttavia, vive nel nostro tempo una fase di crisi ed è un po’ dimenticato. Il suo essere misconosciuto si deve al fatto che la sua tradizione spirituale cresce e si sviluppa nell’ambiente chiuso dei monasteri ed è spesso messa in ombra da altre proposte spirituali che sono, non di rado, più spettacolari o meglio promosse. Tuttavia, rispetto all’ansia tipicamente umana che cerca sempre strade e percorsi nuovi per fare un’esperienza autentica e profonda del divino, occorre tornare a proporre la via monastica che è la più antica e storicamente verificata. Essa merita un’attenzione particolare tra i cristiani anche perché, nel nostro tempo, è sempre più difficile discernere quali sono le testimonianze di valore certo e autentico.

In che cosa consiste, dunque, la teologia spirituale monastica?

1. Essa nasce e vive nella Bibbia. La sua strada principale è la lectio divina – la più antica pratica meditativa nella Chiesa –, intendendo con ciò la lettura spirituale e contemplativa della Sacra Scrittura secondo le sue fasi tradizionali: lectio, meditatio, oratio, contemplatio, actio.

2. L’ambiente naturale della teologia spirituale monastica è la celebrazione liturgica. In essa il monachesimo trova la sua ispirazione e la sua più diretta espressione. L’esperienza liturgia, per essere più precisi, contrassegna il suo stile e la sua sensibilità, centrandola sull’apertura al mistero e alla realtà simbolica.

3. Il suo messaggio principale è sapienziale, ovverossia orientato verso la ricerca del senso della vita e della sua pienezza.

4. Il suo campo si estende dalla mistica, attraverso l’esperienza esistenziale, fino alla dimensione speculativa.

5. Il suo carattere è sintetico e conciliativo. Attraverso uno spirito di armonia e di equilibrio, infatti, cerca di trovare una via mediana per conciliare varie polarizzazioni: affetto-intelletto, spirito-corpo, contemplazione-azione, natura-grazia, dimensione personale-dimensione universale.

6. Pur radicata in una tradizione millenaria, la spiritualità monastica è aperta all’ospitalità, al dialogo e al rispetto delle religioni, anche perché il monachesimo, sia pure diversamente giustificato, è trasversalmente presente in tutte le fedi religiose più antiche.

7. La spiritualità monastica, in virtù delle sue “regole”, promuove la libertà e la dignità umana, che essa coordina con i valori del lavoro, dell’obbedienza e del rispetto dell’ambiente.

I punti brevemente richiamati non danno, ovviamente, una descrizione piena di cosa sia la teologia spirituale monastica. D’altro canto nessuna sintesi potrebbe esserlo, e, in ogni caso, la teologia, soprattutto quella spirituale, dovrebbe essere vissuta piuttosto che descritta. È questo un concetto sottolineato, anche con tono provocatorio, dal gesuita Hausherr quando affermava che «Il monaco non prende cura della teologia. Lui stesso diventa il vero teologo» (I. Hausherr, Spiritualité monacale et unité chrétienne in Il monachesimo orientale, Pontificium Institutum Orientalium Studiorum, Roma 1958, 15-32).

È questo il motivo per il quale ci sentiamo di invitare chiunque sia in un cammino di ricerca spirituale ad approfondire questa tradizione spirituale che, del resto, non soltanto è la più antica, ma è anche quella alla quale hanno attinto tutte le altre. Ciò lo si può fare, per esempio, approfittando della proposta accademica e formativa dell’Istituto monastico, il quale, ormai da oltre sessanta anni, è attivo all’interno della Facoltà di teologia del Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma, che è l’unica istituzione accademica nel mondo che si occupa di questo tipo di tematiche.

 

Bernard Sawicki osb, Paolo Trianni

Pontificio ateneo Sant’Anselmo

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