Al di là
«Che ne è di ognuno di noi dopo la morte? Saremo davvero consegnati a un tempo senza tempo, eterno?». Se lo chiede il vescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nella sua decima Lettera alla comunità, intitolata Al di là e diffusa in occasione della solennità del patrono San Vigilio il 26 giugno.
«Contro le immagini ingenue e disincarnate di paradisi eterei, la fede cristiana afferma la risurrezione dei corpi, l’identità personale di ognuno che non viene cancellata. Ma, anzi, va a dar vita alla grande comunione con gli altri fratelli e sorelle che hanno varcato la soglia della morte»: e la riflessione parte non a caso dai volti e dalle storie di persone appartenenti alla Chiesa di Trento, che hanno di recente dato una testimonianza di fede con la loro vita e la loro morte.
«L’eternità, per chi crede in Gesù, il Figlio crocifisso e risorto, non comincia solo dopo la morte corporea, ma nel momento storico presente, pur con tutta la sua precarietà e fragilità. La risurrezione non ha bisogno di visioni celesti. Basta sapere questo: chi è in Cristo, anche se muore, vive per sempre. Proprio perché la vita eterna è già qui operante in noi, il futuro non fa più paura: diventa certezza. Sulla quale costruire la propria vita nella linea del dono, come fece Gesù».
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