«Il mio auspicio è che durante questo mese di lavoro possiamo elaborare una road map per l’anno prossimo, da affidare poi al santo padre. Idealmente, questa road map dovrebbe indicare i punti in cui sentiamo che è stato raggiunto un consenso tra di noi e soprattutto all’interno del popolo di Dio, identificando i possibili passi da intraprendere come risposta alla voce dello Spirito. Ma dovrebbe anche dire dove è necessaria una riflessione più profonda e che cosa potrebbe favorirla». Con queste parole il card. Jean-Claude Hollerich, relatore generale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, ha spiegato il 4 ottobre nella sessione di apertura l’obiettivo dei lavori sinodali, che hanno occupato a Roma 522 partecipanti, dei quali 346 con diritto di voto, dal 4 al 29 ottobre.
Papa Francesco nel suo discorso di apertura, sempre il 4 ottobre, ha messo in luce il ruolo da protagonista dello Spirito Santo in questo cammino sinodale.
Il 25 ottobre è stata diffusa una Lettera del Sinodo al popolo di Dio, e il 29 ottobre è stata votata e approvata la Relazione di sintesi della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (4-29 ottobre 2023) e risultati delle votazioni, che pubblicheremo sul prossimo numero.
I silenzi da rompere, l’immaginazione da esercitare, il gioco da reimparare… sono le vie attraverso le quali «la conversazione porta alla conversione». Lo ha detto, utilizzando tutti gli splendidi colori della sua tavolozza di predicatore, fra Timothy Radcliffe, già maestro generale dei domenicani. Egli è stato incaricato da papa Francesco, in qualità di assistente spirituale, di tenere una serie di meditazioni tanto durante la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in corso a Roma dal 4 al 29 ottobre, quanto nel corso del ritiro presinodale che ha riunito i partecipanti e le partecipanti al Sinodo a Sacrofano (Roma), dall’1 al 3 ottobre. Quella che qui pubblichiamo è la quarta delle sei meditazioni di Sacrofano; è stata pronunciata il 2 ottobre e ha per titolo «Conversazione sulla via di Emmaus». Lo stesso ruolo di assistente spirituale e lo stesso incarico relativo alle meditazioni è stato affidato da papa Francesco a madre Maria Grazia Angelini, benedettina, di cui pubblichiamo due delle meditazioni mattutine (dopo la preghiera delle lodi) a Sacrofano, quelle del 2 e del 3 ottobre, dedicate rispettivamente ai canti del Benedictus e del Magnificat: ogni giorno essi scandiscono «il ritmo del cammino della Chiesa» per una «narrazione diversa di fatiche, dolori, conflitti, scelte e speranze». Ci sia dato, dice madre Angelini, di non perdere mai il ritmo che queste preghiere imprimono «agl’incerti passi della vita, e del cammino sinodale di tutto il santo popolo di Dio».
Laudate Deum è il titolo della nuova esortazione apostolica di papa Francesco, pubblicata il 4 ottobre 2023, in occasione della festa del Santo di Assisi di cui il pontefice porta il nome. Il testo, in 6 capitoli e 73 paragrafi, completa e chiarisce l’enciclica Laudato si’ del 2015 sul tema, sempre più urgente, della crisi climatica.
Riferendosi in particolare alla COP28 che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, l’esortazione intende lanciare un allarme perché, scrive Francesco, «il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». La questione ambientale, spesso ridicolizzata e sminuita per interessi economici, è in realtà un problema umano e sociale. Anche i «gruppi detti “radicalizzati”», in realtà, «occupano un vuoto della società nel suo complesso, che dovrebbe esercitare una sana pressione, perché spetta a ogni famiglia pensare che è in gioco il futuro dei propri figli». L’imminente Conferenza di Dubai potrebbe in tal senso rappresentare un punto di svolta, per l’adozione di forme vincolanti di transizione energetica che siano efficienti e monitorabili.
La visione cristiana del mondo sostiene il valore peculiare della diversità e importanza di tutti gli esseri viventi e l’impegno per preservare questo dono prezioso, dice il papa, può originarsi dalla stessa fede, che ci insegna il rispetto, sacro e umile, per la terra in cui viviamo.
Nella Conferenza episcopale stanno venendo avanti diversi percorsi di revisione, che durante la sessione autunnale del Consiglio permanente (25-27 settembre 2023) sono passati sotto esame e si trovano a diversi stadi di maturazione.
Innanzitutto il percorso della formazione sacerdotale, di cui è stata approvata la riforma, basata sul presupposto che «per il prete, discepolo permanentemente in cammino sulle orme del Maestro, la formazione sia un processo che inizia in seminario e continua per tutta la vita». Il relativo documento verrà presentato all’Assemblea CEI straordinaria (13-16 novembre).
È poi in vista una riforma degli uffici e dei servizi della CEI, ai fini della «trasformazione missionaria» più volte auspicata dal papa, per cui al Consiglio permanente è stata presentata la prima bozza di un progetto per una ristrutturazione secondo i principi della sinodalità, della missionarietà e della diaconia. «Non si tratterà di un’operazione di facciata o di un mero accorpamento, ma di un ripensamento complessivo per una strutturazione più semplice e adeguata ai tempi, aperta e flessibile».
Infine, nel programma di riduzione del numero delle diocesi raccomandato da papa Francesco ai vescovi italiani, la CEI ha abbozzato una proposta di sostegno economico «perché il processo di valutazione e decisione di fusione di diocesi non riceva condizionamenti di natura finanziaria».
Mentre la Chiesa italiana sta percorrendo un proprio Cammino sinodale, in parte legato a quello della Chiesa cattolica universale e in parte autonomo, sono diversi i vescovi che stanno accompagnando questo percorso con le loro lettere pastorali, allo stesso tempo per spiegare ai fedeli della propria diocesi i passi che si stanno compiendo e per calarli nel contesto specifico della Chiesa locale. Così ha fatto anche l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Maria Zuppi, che è anche il presidente dei vescovi italiani, nella nota pastorale intitolata «Si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24,15). La Chiesa di Bologna nella fase sapienziale del Cammino sinodale 2023-2024, presentata il 21 ottobre.
«La fase di discernimento, o “sapienziale”, ha il compito di individuare le scelte possibili, focalizzandosi non su “che cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa”, ma su “che cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo”».
Dei cinque grandi temi indicati dalle linee guida della Conferenza episcopale italiana, su cui si concentrerà la fase del discernimento nell’anno pastorale 2023-2024, il card. Zuppi ne identifica uno su cui lavorare nella diocesi: la formazione alla fede e alla vita.
Negli ultimi tempi le cronache hanno portato alla ribalta, da parte di fondatori di comunità o personaggi carismatici, casi di abuso spirituale, che consiste «nell’abuso dell’autorità spi-
rituale che qualcuno ha o si attribuisce, ad esempio come pastore, direttore spirituale, formatore, e alla relativa manipolazione, ad esempio dell’interpretazione delle sacre Scritture, della tradizione spirituale della Chiesa o della spiritualità di una comunità». In Germania per esempio ci sono stati i casi della comunità «Totus tuus» della diocesi di Münster e della «Christusgemeinschaft» di Osnabrück.
Molto spesso tali forme di costrizione accompagnano altri tipi di abusi e violenza, e nel caso dell’abuso spirituale «le conseguenze psichiche, emotive, biografiche ed esistenziali, le ferite che a volte durano per tutta la vita sono paragonabili a quelle della violenza sessuale» (H. Timmerevers).
Per questa ragione la Conferenza episcopale tedesca ha voluto richiamare l’attenzione sul tema, anche perché «l’abuso spirituale come sistema complesso non è qualificato come reato né nel diritto penale canonico (versione riformata del 2021) né nel codice penale statale». E il 26 settembre ha pubblicato, a cura del Segretariato della Conferenza episcopale, un sussidio intitolato Abuso di autorità spirituale. Sul trattamento degli abusi spirituali che, sulla base degli studi disponibili, circoscrive il problema e offre possibili misure preventive e d’azione sulla base del diritto canonico e amministrativo.
Sui fatti seguiti agli attacchi dell’organizzazione terroristica Hamas in Israele il 7 ottobre pubblichiamo, in nostre traduzioni:
– I patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme si uniscono in un appello per la pace e la giustizia in mezzo alla violenza in atto, appello dei patriarchi e capi delle Chiese di Gerusalemme, 7 ottobre; www.lpj.org (inglese);
– il messaggio del patriarca Cirillo della Chiesa ortodossa russa, 7 ottobre; www.patriarchia.ru (inglese);
– «Al-Azhar piange le vittime innocenti della Palestina e rende omaggio alla fermezza dell’orgoglioso popolo palestinese», dichiarazione dell’Università islamica sunnita del Cairo, 7 ottobre; www.azhar.eg (arabo);
– la Dichiarazione alla luce dei tragici eventi in Medio Oriente, del patriarca ecumenico Bartolomeo I, 9 ottobre; ec-patr.org (inglese);
– la dichiarazione della Federazione luterana mondiale Israele e Palestina: i civili devono essere protetti e gli ostaggi liberati, 11 ottobre 2023; www.lutheranworld.org (inglese);
– la dichiarazione Il CEC chiede un nuovo approccio al conflitto in Palestina e Israele, firmata dal segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Jerry Pillay, 13 ottobre; www.oikoumene.org (inglese);
– la Dichiarazione su Israele e Gaza dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, 13 ottobre 2023; www.archbishopofcanterbury.org (inglese).
Il 20 ottobre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, di ritorno da Israele dove si era recato in visita dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre (cf. qui a p. 632), ha tenuto un discorso alla nazione dalla forte carica emotiva («Osservazioni sulla risposta degli Stati Uniti agli attacchi terroristici di Hamas contro Israele e alla brutale guerra in corso della Russia contro l’Ucraina»).
Nelle sue parole Biden ha collegato i due contesti di guerra più critici al presente in un’unica sfida: «Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma hanno questo in comune: entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina, annientarla completamente».
Il discorso segna il ritorno in Medio Oriente degli Stati Uniti, che nel 2013 avevano iniziato a ritirarsene per fare «perno sull’Asia» («pivot to Asia»): «Gli Stati Uniti e i nostri partner in tutta la regione stanno lavorando per costruire un futuro migliore per il Medio Oriente, un futuro in cui il Medio Oriente sia più stabile».