Nazione e religione
Sul tema della nazione e del nazionalismo, caratterizzato da un imponente ritorno nella storia europea – ma non solo – negli anni successivi alla caduta dell’Unione Sovietica, il 30 maggio si è tenuto in Senato un convegno dedicato a «Nazione e patria. Idee ritrovate» (cf. Regno-att. 12,2023,349).
In quell’occasione lo storico Daniele Menozzi, già professore ordinario di Storia contemporanea alla Scuola normale superiore di Pisa, ha svolto una relazione su «Nazione e religione», in cui ha ricostruito il caso dell’atteggiamento tenuto dal cattolicesimo romano davanti allo stato nazionale italiano, per dimostrare come la Santa Sede abbia via via affrontato la questione del nazionalismo a partire dall’Ottocento fino ad arrivare, sostanzialmente con la Pacem in terris, al punto di equilibrio secondo cui «la tutela dei diritti delle minoranze e il rispetto della dignità della persona umana costituiscono valori che, in quanto inerenti all’umanità, superano il valore della nazione» e il perseguimento del bene comune universale comporta «un pacifico trasferimento di elementi della sovranità dallo stato nazionale… a pubblici poteri in grado di operare efficacemente su scala planetaria».
«In relazione alla situazione attuale non ne deriva solo l’ovvia ripulsa degli etno-nazionalismi aggressivi che insorgono in vari punti del pianeta, ma anche la diffidenza verso formule di cristianizzazione della nazione proposte da correnti presenti nelle recenti democrazie nate nell’Europa orientale dopo la dissoluzione dell’impero sovietico».
La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.