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Documenti, 13/2022, 01/07/2022, pag. 435

La tratta e lo sfruttamento sessuale

Conferenza canadese dei vescovi cattolici – Commissione episcopale per la giustizia e la pace

«La prostituzione non può essere considerata un lavoro o semplicemente una scelta personale». È il perno della lettera pastorale Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi, che la Commissione episcopale per la giustizia e la pace della Conferenza canadese dei vescovi cattolici ha diffuso il 22 novembre scorso e che verte «sul traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale in Canada». Detto che la prostituzione è una forma di sfruttamento, perché «implica la vendita di qualcosa che per sua natura non può essere comprato o venduto», i vescovi canadesi descrivono con precisione chi sono i clienti («perlopiù uomini… , di ceto economico elevato e con livelli di istruzione medio-alti... fanno uso di materiale pornografico, che influisce sulla loro visione delle persone come oggetti») e chi sono le vittime («ragazze indigene… donne asiatiche… prive di documenti… immigrate… ragazze che vivono in case famiglia, rifugi per senzatetto e orfanotrofi…»). Nella seconda parte ribadiscono (citando in negativo i casi della Nuova Zelanda e della Germania) che la legalizzazione promuove «l’accettazione sociale dello sfruttamento sessuale», mentre valutano positivamente la scelta del Canada di depenalizzare le vittime criminalizzando invece «coloro che comprano sesso»: perché «fermare la domanda» è «l’unico modo per impedire nuovi reati e scongiurare altri danni a carico delle vittime della prostituzione». 

 

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