Natale, la lezione dell’umiltà
Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi
«La storia di Naaman ci ricorda che il Natale è un tempo in cui ognuno di noi deve avere il coraggio di togliersi la propria armatura, di dismettere i panni del proprio ruolo, del riconoscimento sociale, del luccichio della gloria di questo mondo, e assumere la sua stessa umiltà». Papa Francesco prende spunto da un personaggio dell’Antico Testamento per rivolgere ai membri del Collegio cardinalizio e della curia romana, il 23 dicembre, un discorso tutto incentrato sull’umiltà, che egli contrappone alla «superbia» e alla «mondanità spirituale». Francesco riprende poi e illustra tre «parole-chiave» per «rendere la via dell’umiltà una via concreta da mettere in pratica», già espresse lo scorso 17 ottobre all’apertura dell’assemblea sinodale: la «partecipazione», la «comunione» e la «missione».
La curia infatti, ha ribadito Francesco, «non è solo uno strumento logistico e burocratico per le necessità della Chiesa universale, ma è il primo organismo chiamato alla testimonianza, e proprio per questo acquista sempre più autorevolezza ed efficacia quando assume in prima persona le sfide della conversione sinodale alla quale anch’essa è chiamata. L’organizzazione che dobbiamo attuare non è di tipo aziendale, ma di tipo evangelico». Nessun accenno è stato fatto alla costituzione apostolica Praedicate Evangelium sulla riforma della curia, uno dei compiti affidati a Francesco dal conclave che lo ha eletto e in preparazione da otto anni, ormai giunta a uno stato avanzato di elaborazione.
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