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Documenti, 9/2021, 01/05/2021, pag. 257

La ripresa sia solidale e globale

Lettera in occasione del Meeting di primavera 2021 della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale

Francesco

«È mia speranza che le vostre discussioni contribuiscano a un modello di “ripresa” capace di generare nuove soluzioni più inclusive e sostenibili per rinforzare l’economia reale... La nozione di ripresa non può accontentarsi di un ritorno a un modello diseguale e insostenibile di vita economica e sociale, dove una minuscola minoranza della popolazione mondiale possiede la metà della sua ricchezza». Mentre si avviano negli stati i piani nazionali di recovery, di «ripresa» dopo la pandemia di COVID-19, papa Francesco con una prospettiva globale ha dato la propria lettura di come questo processo debba compiersi per uscirne «come un mondo migliore, più umano e solidale», in una lettera inviata l’8 aprile tramite il card. Turkson, presidente del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale, alla Banca mondiale e al Fondo monetario internazionale all’avvio del loro meeting primaverile (5-11 aprile 2021). Secondo Francesco, che si richiama alle encicliche Fratelli tutti  e Laudato si’, una ripresa globale potrà avvenire previa una riforma delle istituzioni di governance globale in senso più inclusivo, una riduzione significativa del peso del debito per i paesi più poveri, una regolamentazione dei mercati finanziari che abbia come obiettivo il bene comune universale.

Stampa (8.4.2021) dal sito web www.vatican.va. Nostra traduzione dall’inglese; titolazione redazionale.

Sono grato per il gentile invito a rivolgermi ai partecipanti agli incontri di primavera 2021 del Gruppo della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale tramite questa lettera, che ho affidato al card. Peter Turkson, prefetto del Dicastero della Santa Sede per la promozione dello sviluppo umano integrale.

     In quest’ultimo anno, come risultato della pandemia di COVID-19, il nostro mondo è stato costretto ad affrontare una serie di gravi e interconnesse crisi socio-economiche, ecologiche e politiche. È mia speranza che le vostre discussioni contribuiscano a un modello di «ripresa» capace di generare nuove soluzioni più inclusive e sostenibili per rinforzare l’economia reale, aiutando gli individui e le comunità a realizzare le loro aspirazioni più profonde e il bene comune universale. La nozione di ripresa non può accontentarsi di un ritorno a un modello diseguale e insostenibile di vita economica e sociale, dove una minuscola minoranza della popolazione mondiale possiede la metà della sua ricchezza.

Fraternità e disuguaglianze

     Nonostante tutte le nostre convinzioni profondamente radicate che tutti gli uomini e le donne siano creati uguali, molti dei nostri fratelli e sorelle nella famiglia umana, specialmente quelli ai margini della società, sono effettivamente esclusi dal mondo finanziario. La pandemia, tuttavia, ci ha ricordato ancora una volta che nessuno si salva da solo. Se vogliamo uscire da questa situazione come un mondo migliore, più umano e solidale, occorre escogitare forme nuove e creative di partecipazione sociale, politica ed economica, sensibili alla voce dei poveri e impegnate a includerli nella costruzione del nostro futuro comune (cf. Fratelli tutti, n. 169).

     Come esperti di finanza ed economia sapete bene che la fiducia che nasce dall’interconnessione tra le persone è la pietra angolare di tutte le relazioni, comprese quelle finanziarie. Queste relazioni possono essere costruite solo attraverso lo sviluppo di una «cultura dell’incontro», in cui ogni voce possa essere ascoltata e tutti possano prosperare, trovando punti di contatto, costruendo ponti e immaginando progetti inclusivi a lungo termine (cf. ivi, n. 216).

     Mentre molti paesi stanno consolidando dei piani individuali di ripresa, rimane l’urgente necessità di un piano globale che possa creare nuove istituzioni o rigenerare quelle esistenti, in particolare quelle di governance globale, e contribuire a costruire una nuova rete di relazioni internazionali per far progredire lo sviluppo umano integrale di tutti i popoli. Questo significa necessariamente dare alle nazioni più povere e meno sviluppate una parte effettiva nel processo decisionale e facilitare l’accesso al mercato internazionale. Uno spirito di solidarietà globale richiede anche come minimo una riduzione significativa del peso del debito delle nazioni più povere, che è stato esacerbato dalla pandemia. Alleviare il peso del debito di così tanti paesi e comunità oggi è un gesto profondamente umano che può aiutare le persone a svilupparsi, ad avere accesso ai vaccini, alla salute, all’educazione e al lavoro.

Il «debito ecologico» 

     Né possiamo trascurare un altro tipo di debito: il «debito ecologico» che esiste soprattutto tra il Nord e il Sud del mondo. Siamo, infatti, in debito con la natura stessa, così come con le persone e i paesi colpiti dal degrado ecologico indotto dall’uomo e dalla perdita di biodiversità. A questo proposito credo che l’industria finanziaria, che si distingue per la sua grande creatività, si dimostrerà capace di sviluppare agili meccanismi di calcolo di questo debito ecologico, in modo che i paesi sviluppati possano pagarlo, non solo limitando significativamente il loro consumo di energia non rinnovabile o aiutando i paesi più poveri ad attuare politiche e programmi di sviluppo sostenibile, ma anche coprendo i costi dell’innovazione necessaria a tale scopo (cf. Laudato si’, nn. 51-52).

     Centrale per uno sviluppo giusto e integrato è un profondo apprezzamento dell’obiettivo essenziale e del fine di tutta la vita economica, cioè il bene comune universale. Ne consegue che il denaro pubblico non può mai essere disgiunto dal bene pubblico, e che i mercati finanziari dovrebbero essere sostenuti da leggi e regolamenti volti a garantire che lavorino veramente per il bene comune. Un impegno per la solidarietà economica, finanziaria e sociale comporta quindi molto più che impegnarsi in sporadici atti di generosità. «È pensare e agire in termini di comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte di alcuni. È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. È far fronte agli effetti distruttori dell’impero del denaro (...) La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia» (Fratelli tutti, n. 116; Regno-doc. 17,2020,542).

Solidarietà sanitaria 

     È ora di riconoscere che i mercati – in particolare quelli finanziari – non si governano da soli. I mercati hanno bisogno di essere sostenuti da leggi e regolamenti che assicurino che lavorino per il bene comune, garantendo che la finanza – piuttosto che essere semplicemente speculativa o finanziare se stessa – lavori per gli obiettivi sociali tanto necessari nel contesto dell’attuale emergenza sanitaria globale. A questo proposito, abbiamo particolarmente bisogno di una solidarietà vaccinale giustamente finanziata, perché non possiamo permettere che la legge del mercato prevalga sulla legge dell’amore e della salute di tutti. Qui ribadisco il mio appello ai capi di governo, alle imprese e alle organizzazioni internazionali a lavorare insieme per fornire vaccini per tutti, soprattutto per i più vulnerabili e bisognosi (cf. Messaggio Urbi et orbi, Natale 2020).

     È mia speranza che in questi giorni le vostre deliberazioni formali e i vostri incontri personali portino molto frutto per il rinvenimento di soluzioni sagge per un futuro più inclusivo e sostenibile. Un futuro dove la finanza sia al servizio del bene comune, dove i vulnerabili e gli emarginati siano messi al centro, e dove la terra, la nostra casa comune, sia ben curata.

     Nel porgere i miei auguri di preghiera perché gli incontri siano fruttuosi, invoco su tutti i partecipanti le benedizioni di Dio di saggezza e comprensione, buon consiglio, forza e pace.

 

     Dal Vaticano, 4 aprile 2021.

 

Francesco

Tipo Documento
Tema Francesco Economia
Area
Nazioni

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Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).