L'unica via è la pace
Sul colpo di stato militare in Myanmar
In seguito al colpo di stato militare del 1° febbraio nel suo paese, il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, ha esortato il popolo di Myanmar, a maggioranza buddhista, alla non violenza, e la comunità internazionale a non imporre sanzioni economiche che «rischiano di far crollare l’economia, gettando milioni di persone nella povertà». «Impegnare gli attori nella riconciliazione – sostiene – è l’unica strada». Il cardinale, presidente della Conferenza episcopale di Myanmar e della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC), nel suo Messaggio al popolo di Myanmar e alle nostre comunità internazionali del 3 febbraio afferma che il popolo birmano «crede nel trasferimento pacifico del potere» ed «è stanco di promesse vane» di maggiore democrazia. Rivolgendosi ai militari ha osservato che per riconquistare la fiducia della gente un buon primo passo sarebbe quello di rilasciare i leader dell’opposizione e gli attivisti detenuti, tra cui il premio Nobel Aung San Suu Kyi e il presidente Win Myint. Il governo militare in Myanmar è durato dal 1962 al 2011 prima di riprendere nuovamente con l’ultimo colpo di stato. I militari hanno detto che il gen. Min Aung Hlaing sarà al comando del paese per un anno perché il governo non ha reagito alle denunce di frode dei militari nelle elezioni dello scorso novembre.
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