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Documenti, 3/2021, 01/02/2021, pag. 83

Buone prassi per i minori in parrocchia

Sussidio per i formatori, gli educatori e gli operatori pastorali

Servizio nazionale per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili

Nel settembre 2020 sono stati pubblicati e resi disponibili on-line dalla Conferenza episcopale italiana i primi due testi redatti dal Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.

I sussidi, finalizzati a essere il primo approfondimento per educatori, formatori, operatori pastorali, ma anche per volontari, allenatori sportivi e addetti al servizio di bar o di pulizie in parrocchia, divengono anche – come ha sottolineato mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio – un importante strumento per prevenire ogni forma di abuso in ambito ecclesiale e favorire la nascita di nuovi atteggiamenti e di una nuova coscienza.

I primi due testi, Le ferite degli abusi e Buone prassi di prevenzione e tutela dei minori in parrocchia (qui presentato), sono l’inizio di una serie, pensata per affiancare e dare concretezza pratica alle Linee guida CEI del maggio 2019 (Regno-doc. 15,2019,500). La collana, ideata dunque come un percorso che tocchi tutti gli ambiti connessi alla tutela, sarà opera di esperti e membri del Servizio, tra cui ricordiamo don Gianluca Marchetti, cancelliere della diocesi di Bergamo e membro del Servizio nazionale, e don Francesco Airoldi, autori del sussidio qui pubblicato. Questo testo analizza tutte le figure, le attività, i luoghi e gli strumenti delle realtà parrocchiali, con l’intento di accompagnare la comunità intera nella realizzazione di uno stile educativo condiviso e corresponsabile.

Stampa (23.9.2020) dal sito web tutelaminori.chiesacattolica.it

«Le buone prassi»

     Le buone prassi, ossia quei modi di agire che mettono al centro i più piccoli, valorizzando la corresponsabilità comunitaria attraverso la partecipazione e formazione degli operatori pastorali, sono la concreta espressione della cura e custodia dei più piccoli che è da sempre al centro delle numerose attività della Chiesa, in particolare delle parrocchie.

     Senza alcuna pretesa di esaustività, partendo da alcuni principi importanti e declinandoli nella concretezza dei diversi e molteplici soggetti e luoghi educativi,  nonché delle numerose attività parrocchiali, viene proposto agli operatori pastorali più che un manuale d’azione, uno stile di lettura della realtà e di progettazione pastorale condivisa, che, attraverso l’individuazione delle buone prassi più adatte alla specifica realtà locale, possa consolidare un ambiente sicuro per la migliore crescita e maturazione dei più piccoli. Di contro, proprio l’acquisizione di uno stile comunitario e corresponsabile di custodia, mentre evidenzia e consolida le buone prassi pastorali in atto, permette, nel contempo, di individuare e correggere disattenzioni, negligenze o, peggio ancora, scelte e prassi diseducative.

1. Alcune premesse 

     La cura e tutela dei minori è una priorità che vede da sempre impegnate le nostre parrocchie. Per rendere più efficace questo servizio educativo è decisivo che tutta la comunità si senta compartecipe e corresponsabile della custodia dei più piccoli.

    Ancor prima di individuare quelle indicazioni pratiche che, inevitabilmente, non possono che diversificarsi a seconda delle caratteristiche proprie di ogni comunità parrocchiale, degli ambienti utilizzati (chiesa, centri giovanili, oratori, strutture sportive, campeggi, …), delle attività svolte (liturgiche, catechistiche, di animazione, sportive, …) e degli operatori coinvolti (catechisti, animatori, allenatori, …), sono importanti alcune precisazioni:

     – Più che singole e puntuali indicazioni è di fondamentale importanza – nelle attività parrocchiali che coinvolgono i più piccoli – adottare un approccio organizzativo centrato sul minore. Si tratta dunque di avere uno sguardo d’insieme e una visione complessiva che non perda di vista l’obiettivo fondamentale di educare e tutelare il minore.

     – I genitori o i tutori del minore vanno sempre informati e coinvolti nelle attività parrocchiali che riguardano i loro figli.

     – Chiunque collabori nelle attività pastorali della parrocchia ha il diritto di esser preparato per il servizio che svolge: spetta alla parrocchia e in particolare al parroco provvedere, nelle modalità più opportune, ad una formazione adeguata.

     – Le normative civili a tutela del minore vanno assolutamente e puntualmente rispettate, così come quelle relative alla sicurezza delle strutture, all’igiene alimentare (si pensi al servizio mensa o alla somministrazione di pasti e merende), alla privacy e così via discorrendo.

La centralità del minore

     Ogni bambino si aspetta d’essere amato e protetto dai suoi genitori, dai parenti e, in genere, dagli adulti che si prendono cura di lui. Proprio per questo l’attività pastorale della Chiesa per i più piccoli non può che essere improntata in modo consapevole ad uno stile «generativo», che si esprime nella forma della cura e della sollecitudine educativa.

     L’adozione di un approccio pastorale centrato sul minore richiede che egli non sia considerato soltanto come oggetto dell’azione pastorale, ma come soggetto attivo di una relazione di cura e di accompagnamento che lo vede protagonista (in modo diverso nelle varie fasi del suo cammino evolutivo), secondo il principio fondamentale dell’educare: far emergere le forze del soggetto, accompagnarlo a scoprirle, a metterle in gioco, a orientarle al bene.

     Il maturare di una tale consapevolezza educativa va continuamente promosso, alimentato e verificato in quanti hanno responsabilità nella conduzione delle attività pastorali. In ogni caso, occorre prestare attenzione all’età del minore e alle sue dinamiche di crescita. Se con i più piccoli prevale una modalità di accudimento vigile e premuroso, rassicurante e capace di dare orientamento, per i ragazzi e le ragazze più grandi, desiderosi di mettere alla prova le loro capacità misurandole sulla forza dell’amicizia e sull’esperienza di una maggiore autonomia, sarà importante una presenza educativa disposta a un’assertività dialogica più improntata alla condivisione e al confronto, per continuare poi ad accompagnarli nella ricerca di una progressiva definizione di sé, per nulla scontata, e comunque sempre giocata tra individuazione e relazione, tra appropriazione e dono di sé.

     Ecco perché l’itinerario educativo suppone e invoca sempre una responsabilità educativa tanto singolare che collettiva, una messa in gioco e una verifica sia personale che comunitaria.

Mai senza i genitori 

     È la famiglia la culla germinale di ogni processo educativo. I genitori rappresentano il fondamentale soggetto attivo del compito educativo e ne restano i protagonisti.

     Con la crescita dei figli, la famiglia non basta più a se stessa ed incontra nel suo cammino diverse figure e agenzie educative a cui necessariamente si apre e con cui intesse alleanze di fiducia, entrando in dialogo con quanti, a vario titolo, sono progressivamente coinvolti nella cura del minore. La comunità ecclesiale, nella sua missione di educare alla fede, si affianca al percorso della piccola «chiesa domestica»: ne accoglie i figli, li accompagna alla vita sacramentale, offre cammini di catechesi. Oltre a questo, apre ad un ricco ventaglio di proposte pastorali di natura formativa, aggregativa, caritativa, culturale, sportiva.

     Dal punto di vista educativo, ogni operatore pastorale deve avere la piena consapevolezza che i genitori sono e restano sempre i primi soggetti attivi e protagonisti dell’educazione dei loro figli: l’operare accanto ai più piccoli potrà avvenire sempre e solo in nome di un’alleanza che presenti i caratteri della responsabilità, della collaborazione, del servizio, fuggendo da ogni autoreferenzialità.

     Perciò qualsiasi attività rivolta a un minore presuppone sempre come referente necessario i genitori (o i tutori legali). Essi vanno sempre informati e coinvolti nelle attività della parrocchia riguardanti i loro figli. Hanno il diritto/dovere di sapere, acconsentire, rifiutare. Questo comporta, ad esempio, che anche per i giovanissimi aiuto-animatori ed animatori presenti in parrocchia sarà necessario ottenere il consenso e l’autorizzazione alla partecipazione alle attività parrocchiali. Anche se prossimi alla maggiore età e quindi con un certo giusto grado di autonomia, essi restano pur sempre minori da custodire e di cui rispondere di fronte ai genitori.

     Il dialogo con la famiglia continua, pertanto, anche oltre l’iniziale adesione o autorizzazione. Ogni figura pastorale deve essere ben consapevole che la presenza di un minore alle attività e nei luoghi ecclesiali rappresenta una permanente «consegna di fiducia», per quanto implicita. In questo senso, anche nei momenti dell’informalità, insieme ad un minore, sono «sempre presenti» i suoi genitori.

     A loro, pertanto, va riportata ogni questione significativa che riguardi il figlio, come ogni accadimento degno di rilievo, in quanto responsabili primi ed ultimi della sua educazione e tutela.

Il valore educativo
di ciascuna figura pastorale 

     Sono diverse le figure e le responsabilità di coloro che operano, nel contesto ecclesiale, a contatto con i minori, e ciascuna presenta proprie caratteristiche e richiede appropriate attenzioni: sacerdoti, consacrati/e, laici che possono essere impegnati in compiti che vanno dalla catechesi, all’animazione liturgica, fino alla pulizia degli ambienti parrocchiali. Ogni compito ha la sua specificità e dignità.

    Tutti, a prescindere dal ruolo o dal più o meno esplicito mandato educativo, hanno un compito e una valenza educativa nei confronti dei piccoli.

     È importante però non considerare l’accompagnamento dei minori come un incarico delegato ad alcuni operatori: tutta la comunità parrocchiale è chiamata a educare alla fede e a prendersi cura dei più piccoli.

     A tutti è chiesto di offrire la propria disponibilità, ovviamente secondo le proprie capacità e possibilità concrete, come segno di una fede adulta, che si fa carico dell’altro, specie del minore. Solo se tutta la comunità sente propria la missione di educare i propri figli, può nascere una vera e propria cultura della protezione-prevenzione, che rende più facile lavorare assieme per lo stesso scopo. La sfida dunque è quella di educare la comunità perché ogni credente, in forza della sua fede, s’interroghi sul proprio modo personale di servire la comunità stessa.

Scegliere con cura gli operatori pastorali

     Ogni persona che dona parte del suo tempo in parrocchia, per attività dedicate all’accompagnamento e all’educazione di minori, rappresenta una grande risorsa ed è segno di vitalità della comunità. Anche se non sempre è facile trovare chi si dedichi a forme di servizio e volontariato in parrocchia, soprattutto se si tratta di attività o proposte pastorali che chiedono disponibilità nel tempo e assunzione di responsabilità educative nei confronti di minori (si pensi all’ambito della catechesi e formazione adolescenti), occorre prestare molta attenzione a chi si sceglie. L’attività educativa nei confronti dei minori richiede delle minimali ma necessarie qualità umane, maturità affettivo-sessuale e di credente, oltre che un’adeguata e costante formazione, equilibrio, capacità di assunzione di responsabilità e talvolta anche specifiche competenze.

Formare e informare
gli operatori pastorali 

     A nessuno in genere può esser richiesto di collaborare in ambito pastorale, soprattutto con i più piccoli, se non gli si dà, assieme, una preparazione specifica. Così come nessuno può improvvisarsi (e autoproporsi) educatore. La formazione è un processo che non può ridursi ad alcune semplici indicazioni pratiche, ma che deve assumere la sfida di accompagnare le persone a crescere umanamente e a consolidare la propria maturità.

     In particolare sarà di grande utilità:

     a) Portare alla luce il tema della tutela dei minori e degli abusi sui più piccoli, farlo conoscere e parlarne con correttezza e chiarezza, perché tutti ne siano consapevoli.

     b) Identificare e segnalare i fattori di rischio nell’ambiente e nelle persone e, al tempo stesso, attivare azioni di protezione.

     c) Progettare e monitorare strategie di prevenzione, indicando modalità relazionali, attenzioni da avere, condizioni ambientali che rendano lo spazio e la convivenza il più possibile sicuri e vivibili.

     d) Porre sempre e in tutto al centro la dignità e l’integrità della persona umana, specie dei più piccoli e vulnerabili.

     e) Imparare a vedere, riconoscere e ammettere gli errori, le negligenze, le superficialità nel modo in cui possono essere state gestite le attività con minori.

     f) Formare in modo attento e oculato tutte le persone che per motivi di lavoro, missione o ministero fanno parte della rete educativa e formativa ecclesiale.

     g) Lasciarsi aiutare da esperti per capire in profondità la realtà della tutela dei minori e della prevenzione degli abusi in ambito ecclesiale, così da garantire la massima trasparenza e promuovere una cultura che protegga i minori e agisca tempestivamente nei casi sospetti.

     h) Fornire indicazioni utili a identificare eventuali segni di già avvenuto abuso sui minori e quindi indicare gli esperti ai quali rivolgersi perché, dopo competente valutazione, attivino azioni di protezione e di adeguato intervento.

     i) Collaborare con tutti gli enti della società per promuovere e sviluppare una cultura della tutela e della sicurezza per i minori.

     l) Farsi promotori in tutte le realtà ecclesiali di iniziative e programmi di informazione e formazione rivolti ad ogni categoria di persone, coinvolgendole nel cambio di mentalità e di cultura.

     m) Segnalare all’autorità ecclesiastica competente qualsiasi notizia di abuso in ambito ecclesiale.

Il mandato educativo,
la formazione iniziale e quella permanente 

     Ogni collaboratore pastorale, tanto più chi svolge un servizio educativo nei confronti dei più piccoli, non può e non deve agire da solo, ma su mandato della comunità e dentro la comunità ecclesiale. Ecco perché è importante una fase di affiancamento con chi già ne ha esperienza. Le buone prassi sono un abito da tramandare, uno stile da diffondere e testimoniare. Questo comporta anche il vantaggio di non dover «ricominciare daccapo» ogni volta, e di inserire i nuovi volontari in un percorso in essere già fortemente e consapevolmente improntato alla tutela dei minori. Di grande utilità potrebbero essere alcune indicazioni pratiche scritte: si pensi, per esempio, a un foglio da consegnare ad ogni volontario, con brevi e semplici indicazioni.

     Importante però che il tutto non si riduca alla consegna di un foglietto senza successiva formazione. L’ideale sarebbe prevedere, all’inizio di ogni anno di attività, momenti di formazione dedicata che coinvolgano insieme i nuovi volontari, magari proposti a più parrocchie vicine.

     Avendone la possibilità e le risorse, potrebbe essere opportuno che in ogni area di attività (catechesi, animazione, sportiva, …) vi sia una persona che, per affidabilità, qualità umane, responsabilità e capacità, abbia poi il compito di accompagnare il momento dell’inserimento effettivo del nuovo operatore e la sua formazione iniziale.

     L’inserimento e l’accoglienza in un gruppo di educatori che, per quanto piccolo, è già ben formato ad uno stile di custodia del minore, aiuta ogni nuovo volontario, anche nell’informalità, ad assumere e far propria la buona tradizione coltivata in parrocchia.

     Formare e informare i volontari su come prevenire comportamenti inadeguati, quando non addirittura nocivi, è di fondamentale importanza anche nel tempo successivo alla formazione iniziale.

     Oltre ad una formazione generale per tutti gli operatori e volontari insieme, che è bene fare periodicamente, sarà opportuna e necessaria una formazione specifica in base al tipo di attività svolta.

     Così, oltre a momenti di formazione esplicita, i coordinatori e i responsabili facciano in modo che anche l’ordinaria attività di programmazione delle proposte contenga sempre l’attenzione alla tutela dei minori, alle esigenze tipiche della fascia di età considerata, all’esplicita rilettura delle dinamiche in atto: una sorta di formazione continua in itinere e sul campo. Lo stile non sia quello della preoccupazione o dell’ansia, ma quello positivo della consapevole assunzione di un compito di custodia. Altro momento importante sarà la riunione di verifica finale dell’attività svolta, che non dovrà limitarsi agli aspetti organizzativi, ma dovrà comprendere una rilettura circa la tenuta di uno stile buono e adeguato di tutela dei più piccoli.

     Il cammino di accompagnamento e formazione non si riduca dunque alla sola supervisione o alla fase iniziale, ma si consolidi come esperienza formativa permanente, certamente a livello di gruppo, ma anche in vista di un cammino formativo più personalizzato, che potrebbe sicuramente rivelarsi un momento importante del cammino di crescita nella fede di ciascun collaboratore pastorale.

Le regole d’oro 

     A seconda delle attività, delle concrete situazioni locali, nonché delle persone impegnate, dovranno essere date puntuali indicazioni pratiche, anche in forma scritta o comunque condivise in appositi incontri.

     Anzitutto queste indicazioni di comportamento dovrebbero contenere la sottolineatura di attenzioni positive:

     1. trattare tutti i minori con rispetto;

     2. fornire ai più piccoli modelli positivi di riferimento;

     3. essere sempre visibili agli altri operatori pastorali o comunque ad altri adulti quando si svolge qualche attività con i minori;

     4. segnalare al responsabile, che deve essere sempre e chiaramente identificabile, comportamenti potenzialmente pericolosi e abusivi;

     5. sviluppare una cultura in cui i minori, soprattutto se bambini, possano parlare apertamente, porre domande ed esprimere eventuali preoccupazioni;

     6. rispettare la sfera di riservatezza e intimità del minore;

     7. informare le famiglie delle attività che vengono proposte e delle relative modalità organizzative, ottenendone le opportune autorizzazioni.

     In secondo luogo si dovrebbero chiarire i comportamenti nei confronti di un minore che non possono mai essere accettati:

     1. infliggere castighi fisici di qualunque tipo;

     2. sviluppare un rapporto esclusivo con un singolo minore rispetto ad altri;

     3. lasciare un minore in una situazione potenzialmente pericolosa per la sua sicurezza psicofisica;

     4. parlare o comportarsi con un minore in modo offensivo, inappropriato o sessualmente provocatorio;

     5. provvedere a gesti di cura della persona (come lavarsi e cambiarsi) che un minore potrebbe benissimo fare da solo/a;

     6. discriminare un minore o un gruppo di minori;

     7. chiedere a un minore di mantenere un segreto;

     8. fare regali ad un minore discriminando il resto del gruppo;

     9. fotografare o videofilmare un minore e/o diffondere via web o social network immagini di minori e/o chattare con minori senza che i suoi genitori o tutori ne siano sempre informati e lo abbiano autorizzato. In ogni caso deve essere osservata la massima prudenza e il rigoroso rispetto delle normative vigenti.

     Per quanto possibile è raccomandabile, nelle attività rivolte ai minori, la presenza di più adulti, anche in proporzione ai ragazzi coinvolti e alle attività svolte, questo non solo per motivi di sicurezza, ma anche per l’efficacia delle attività stesse.

     Tutte le persone maggiorenni, e in particolar modo gli adulti che accettano di assumere un compito educativo, devono essere invitati a vigilare affinché possano essere tempestivamente segnalate ai responsabili le situazioni pericolose o anche solo ambigue che si verificano negli ambienti parrocchiali.

     Proprio per questo motivo è opportuno che siano date indicazioni puntuali ai catechisti, agli educatori, agli allenatori, agli animatori del tempo libero e delle iniziative ludico-ricreative, in occasione degli incontri promossi per loro durante l’anno.

     È opportuno altresì che gli educatori e tutti i volontari (anche minorenni) siano avvertiti di tutti quei comportamenti che, pur non integrando veri e propri atti di molestia, tuttavia pregiudicano e contraddicono un’efficace educazione cristiana e umana.

     Gli adulti e i giovani che più sono a contatto con i ragazzi e gli adolescenti devono dare buona testimonianza del rispetto dell’altro anche nelle forme fondamentali della relazione (per esempio nel linguaggio e nel modo di usare il proprio corpo). È importante avvertire gli operatori pastorali dell’importanza del valore simbolico della fisicità e di alcuni gesti fisici in relazione alla sensibilità del minore, che può essere disorientato da alcuni gesti che l’adulto pone senza pensarci, perché privi, per lui, di carica emotiva, ma che il minore non sa come interpretare.

     Ai coordinatori e agli educatori maggiorenni il compito e la responsabilità di accompagnare
e sostenere gli animatori più giovani in queste attenzioni.

     Eventuali episodi di comportamenti inappropriati o atti di bullismo, che possono tra l’altro verificarsi pure tra minori, anche se non integrano gli estremi di un reato penale, non vanno mai sottovalutati o taciuti, bensì vanno affrontati seriamente, prontamente, con equilibrio e prudenza.

2. Le persone
A. Il parroco 

     Particolare attenzione e sensibilità è richiesta a chi svolge un ruolo di direzione e conduzione dell’attività pastorale, in modo specifico ai parroci e con loro agli altri sacerdoti che collaborano in parrocchia, oltre che ai religiosi/e e alle persone consacrate, ai quali è affidato un ruolo di direzione delle attività pastorali parrocchiali. Quella del sacerdote e del parroco in particolare è la figura di riferimento e il modello, nei modi di parlare e agire, per tutta la comunità ecclesiale e per tutti i collaboratori pastorali.

     Per questo, sacerdoti e consacrati, chiedendo ai propri volontari e operatori pastorali di adottare uno stile consono ai principi fondamentali del bene educare, sono chiamati essi stessi in prima persona a lasciar trasparire uno stile che abbia profondo spessore di credibilità.

     Ciò comporta la capacità di vivere una vita interiore profonda, nonché la libertà di entrare in contatto con l’altrui intimità nel ministero della confessione e dell’accompagnamento spirituale, così come nella relazione, con delicatezza e discrezione, senza esercitare manipolazioni e intrusioni indebite, e quella rettitudine di coscienza che fa cercare il bene esclusivo dell’altro, specie di chi è debole e vulnerabile, e rende trasparente il proprio agire e il proprio amare. Dunque il parroco e i sacerdoti che con lui collaborano nelle attività pastorali mantengano sempre un livello comportamentale assolutamente privo di ambiguità, pienamente consapevole del loro ruolo educativo, sia nei confronti dei minori che nei confronti degli altri operatori ed educatori della parrocchia. Un buon livello di consapevolezza delle dinamiche e delle buone prassi a tutela del minore innesca un andamento virtuoso che coinvolge tutta la comunità, sia nei momenti formativi ufficiali e appositamente dedicati che in quelli informali. Anche nel proprio modo di approcciarsi e di comportarsi quotidianamente con minori, il parroco si mostri esempio e modello per tutti.

     Nei momenti di programmazione e preparazione delle diverse attività, insieme con i propri operatori, il parroco e i sacerdoti suoi collaboratori diventino costante fattore di formazione «sul campo». Se certamente un’intensa vita spirituale sosterrà il sacerdote nel suo ministero, di grande importanza sarà coltivare sane relazioni con e nel presbiterio diocesano, con i propri coetanei e all’interno della comunità parrocchiale, che non solo è custodita dai suoi sacerdoti ma, in qualche modo, ne è anche la custode.

B. Gli animatori liturgici(gruppo liturgico, sacristi, responsabili gruppo chierichetti, coro) 

     A tutti coloro che sono chiamati a prestare il loro servizio nell’ambito liturgico, dalla cura degli spazi liturgici, al canto, alla preparazione delle liturgie, …, al gruppo lettori, ai responsabili dei chierichetti, certamente deve essere fornita una formazione adeguata dal punto di vista celebrativo e liturgico perché la liturgia, cuore pulsante della vita della Chiesa, possa esprimersi in tutta la sua ricchezza e fecondità. Tuttavia, non basta una buona preparazione liturgica o musicale, o un alto senso del decoro delle celebrazioni: accanto alla competenza necessariamente richiesta in questi ambiti della pastorale, gli animatori e i volontari adulti che si occupano di liturgia devono aver ben presente l’alta responsabilità, anche in termini educativi, che comporta il loro prezioso servizio. Se questa attenzione ai più piccoli trova la sua espressione nella collaborazione con il parroco perché tutti i momenti celebrativi possano essere luoghi e tempi accoglienti anche verso i più piccoli che vi partecipano, a maggior ragione è richiesta allorquando, per esempio nei gruppi chierichetti o nel coro, adulti si affiancano a minori per accompagnarli e guidarli nelle funzioni sacre. Sarebbe un errore grave pensare che coloro che si prestano all’ambito liturgico non possano o non debbano essere formati alle tematiche della tutela dei minori, perché ritenute non necessarie o «non consone» alla dignità della liturgia.

     I collaboratori pastorali, anche e soprattutto in questi settori, siano ben consapevoli ed esplicitamente formati e informati dell’intrinseca richiesta di protezione dei più piccoli, che pure le forme dell’agire liturgico custodiscono.

     Il comportamento e la condotta personali, pertanto, siano tali da infondere e testimoniare il profondo ossequio per i luoghi e le cose sacre, e allo stesso tempo esprimano uno stile di relazione personale consono e coerente: linguaggio, azioni, espressioni corporee e discorsi siano particolarmente custoditi, perché nessuna ambiguità possa introdursi nel cuore della vita liturgica della Chiesa.

C. I catechisti 

     Ai catechisti non è affidato solo l’incarico di trasmettere la conoscenza intellettuale di alcune verità di fede, ma in primo luogo di testimoniare il Vangelo della salvezza, nella Chiesa e con la Chiesa. La trasmissione dei valori e delle verità del credere passa anche attraverso una buona e sana relazione con la figura del catechista, e il bambino dovrà trovare riscontro di quanto gli viene detto ed «insegnato» nel comportamento e nella rispettosa modalità di vicinanza del catechista.

     Nella fatica da parte delle famiglie di trasmettere l’esperienza della fede, spetta ai catechisti, su mandato della comunità, la responsabilità certo faticosa, ma non per questo meno ricca e significativa, di annunciare la bellezza del Vangelo e dell’incontro personale con Gesù. Il loro stile di vita, anche fuori dal momento della catechesi, le loro parole, il loro modo di fare, il loro modo di presentare l’esperienza di fede e soprattutto la persona di Gesù, segnerà la storia di ogni ragazzo, anche solo perché, per un numero sempre maggiore di ragazzi, i percorsi di catechesi in preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana restano una delle pochissime occasioni di incontro esplicito con il messaggio cristiano, a volte di tutta la vita.

D. Gli animatori ed educatori del settore preadolescenti/adolescenti 

     Sia che si tratti di animazione formativa (la prosecuzione della catechesi oltre l’età dei sacramenti dell’iniziazione, o gruppi culturali) oppure aggregativo-ricreativa (spazi aggregativi, gruppi musicali, laboratori manuali, laboratori espressivi, musicali, …), in ogni caso l’adolescente richiede particolari modalità educative e di presenza improntata maggiormente all’accompagnamento, alla vigilanza autorevole, credibile, non invasiva. Richiede il riconoscimento di maggiori spazi di autonomia, sempre più ampi, verso il raggiungimento della maggiore età.

     Certo utile e importante la capacità di un linguaggio in grado di relazionarsi con le giovani generazioni, al tempo stesso però l’educatore dei preadolescenti e degli adolescenti non deve dimenticare il proprio ruolo educativo e la responsabilità che la custodia comportano. Anzi, l’adolescente con le sue fatiche e le sue provocazioni, ma anche con l’esuberanza che la sua età porta con sé, chiede modelli positivi e propositivi che sappiano essere compagni di viaggio con un proprio equilibrio, maturità umana e affettiva, solidità personale, passione educativa, testimonianza trasparente di relazioni buone.

E. Allenatori, dirigenti e assistenti di società sportive 

     Il gioco svolge una parte decisiva nello sviluppo dell’intelligenza e della personalità e lo sport costituisce una risorsa preziosa perché la crescita dei ragazzi si esprima al meglio. Lo sport è infatti un’attività umana che si fonda su valori sociali, educativi e culturali essenziali. È un fattore di inserimento, di partecipazione alla vita sociale, tolleranza, accettazione delle differenze e rispetto delle regole. L’attività sportiva deve essere accessibile a tutti, nel rispetto delle aspirazioni e delle capacità di ciascuno: lo sport deve essere aggregazione, promozione e anche divertimento, senza pressioni e ricordandosi che non tutti nascono campioni.

     Proprio per questo è importante che le figure educative dedicate allo sport abbiano la necessaria competenza e preparazione: non solo tecnico-motoria, ma anche educativa.

     L’allenatore deve saper discernere e valutare le caratteristiche individuali di ciascun giovane atleta, e proporre ai ragazzi attività consone all’età e allo sviluppo psicofisico, sia in termini di motricità che, soprattutto, di maturazione personale.

 

 

  1. Volontari del bar/circolo parrocchiale

 

     Pur non gestendo direttamente attività rivolte ai minori, tuttavia sono figure adulte importanti nella vita del centro parrocchiale e nell’accompagnare l’informalità. Non di rado sono coloro che aprono e chiudono gli spazi dell’oratorio/centro parrocchiale, quindi i primi ad entrare e gli ultimi ad uscire. Pur provvedendo ai servizi di bar e custodia dei locali, il loro compito non è solo quello di servizio al bancone, ma sono presenze attive e attente accanto ai minori, ne sentono i discorsi, ne possono cogliere, appunto nell’informalità, molti aspetti importanti. Accanto agli animatori ed educatori che propongono attività pensate e strutturate, i baristi e tutti gli adulti impegnati in oratorio rappresentano pertanto una sorta di naturale e preziosissimo prolungamento dell’accompagnamento e dello sguardo educativo. La loro presenza sia sempre positiva, e venga sempre evidenziato il valore educativo del loro ruolo.

G. Volontari pulizie e manutenzione 

     Potrebbero sembrare figure senza una diretta valenza educativa, ma non è così: ecco perché è importante accreditare tali figure, agli occhi di tutti, non solo per il loro servizio di pulizia o manutenzione, ma anche come presenze educative che si prendono cura degli ambienti, e quindi delle persone che li abitano e che dunque possono insegnare a fare altrettanto. Il loro servizio e la loro testimonianza, oltre a dare concretamente una generosa disponibilità a che i luoghi abitati, anche dai più piccoli, siano il più ospitali e dignitosi possibile, proprio per la loro presenza capillare e puntuale, sono una grande risorsa anche ai fini della protezione dei più piccoli. Il loro servizio, infatti, li porta spesso ad osservare gli spazi più remoti o nascosti, a volte quelli meno accessibili. Questo rende tali volontari una risorsa preziosa nella conoscenza effettiva degli spazi e nella comprensione e consapevolezza di quanto vi accade. Non di rado sono proprio loro ad accorgersi di eventuali utilizzi non appropriati o non conosciuti/autorizzati dei luoghi. Siano pertanto, anzitutto, resi consapevoli e valorizzati anche in questo prezioso aspetto del loro servizio. Inoltre gli addetti alla pulizia e alla manutenzione sono coloro che, per poter svolgere il loro lavoro in sicurezza, spesso accedono agli spazi parrocchiali in orari diversi da quelli di apertura oppure subito dopo l’orario di chiusura: ciò consente un’attenzione ulteriore ai cortili e agli ambienti ed una vigilanza più attenta e continua.

3. Le attività 

     L’esperienza pastorale parrocchiale suggerisce alcune piccole ma concrete attenzioni perché le attività svolte possano essere davvero segno di quella attenzione di tutti per la cura e custodia dei più piccoli: spetterà poi a ciascuna comunità trovare le modalità di attuazione più opportune e più adatte alla situazione locale.

Attività liturgiche 

     Chi ha cura della liturgia sa bene che questa è il luogo dell’accadere reale ed efficace dell’incontro con il Dio della salvezza. Spazi, tempi e modi del celebrare possono e devono tenere in considerazione la presenza dei più piccoli, per favorirne l’attiva partecipazione.

     Può essere utile che:

     1. Nel caso di attività liturgiche di gruppo (diverse da quelle generali e tipiche di orario, come lo è, ad esempio, la messa domenicale) si faccia pervenire ai genitori un avviso scritto circa l’orario iniziale del momento di preghiera straordinario (per esempio in avvento o in quaresima) oppure dell’appuntamento per le confessioni. Buona cosa sarebbe anche indicare approssimativamente l’orario finale. Sia sempre indicato anche il luogo (per esempio in chiesa parrocchiale, chiesina dell’oratorio, …, santuario).

     2. La celebrazione del sacramento della riconciliazione avvenga in luoghi liturgicamente consoni e comunque visibili e non appartati (rispettando le caratteristiche proprie del sacramento). Il parlare e la gestualità del confessore, quand’anche essa intenda essere di giusto conforto, non siano mai equivoci. Anche e soprattutto in presenza di bambini, si ricordi sempre il dovere di rispettarne l’intimità e la sensibilità. Fermo restando il segreto confessionale, se il bambino facesse riferimento a possibili abusi subiti, venga incoraggiato e, nel caso, accompagnato a rivolgersi a chi abbia la competenza anche istituzionale di fornire aiuto e assistenza. Sempre opportuno che le confessioni di minori avvengano in luoghi consoni, preferibilmente in chiesa o in penitenzieria, visibili da altri adulti, meglio se gli stessi genitori. Da evitare che il sacerdote si ritrovi da solo con un minore nella propria abitazione.

     3. Nel caso di gruppi di chierichetti o del gruppo di canto, venga sempre comunicato alle famiglie il calendario delle turnazioni di servizio durante le celebrazioni. Quanto alle prove o agli incontri di formazione, alle famiglie venga comunicato il giorno, la cadenza (settimanale, …, mensile), il luogo e l’orario di inizio e fine, in modo che siano informate in modo preciso. I minori, specie se piccoli, non vanno in alcun modo trattenuti oltre l’orario concordato con le famiglie. È da evitare la creazione di rapporti esclusivi con qualcuno, o la creazione di piccoli circoli «elitari». Buona cosa creare condizioni per il coinvolgimento dei genitori, sia all’inizio dell’anno che durante: anche le attività ricollegate alla liturgia, quando coinvolgono gruppi di minori dedicati al servizio all’altare, alla sacrestia e al canto, devono avere come referente ed interlocutore consapevole la figura dei genitori. In ogni caso, se non è possibile contare sulla presenza diretta dei genitori dei ragazzi, in tutte le attività liturgiche o relative alla liturgia nelle quali sono presenti dei minori, è bene la presenza di almeno due adulti.

Catechesi 

     Alcune attenzioni:

     1. Poiché le attività di catechesi hanno normalmente un calendario e orari definiti, all’inizio dell’anno, con l’iscrizione, va consegnato ai genitori un foglio informativo con le date degli incontri, specificando anche che al termine dell’orario di attività i minori rientreranno a casa sotto l’esclusiva responsabilità dei genitori stessi. Non si prendano con le famiglie impegni di generale riconsegna diretta dei minori che invece poi non si è in grado di onorare. Eventuali specifiche esigenze di rientro e/o riconsegna diretta ai genitori, legate all’età dei minori (per esempio bambini di 6/7 anni) oppure a condizioni individuali particolari, vanno concordate con la famiglia in modo espresso. Si indichi anche il luogo ordinario sede degli incontri e, nel caso in cui la catechesi avvenga in luoghi diversi dal solito, ne venga preventivamente informata la famiglia.

     2. All’inizio dell’anno, ma anche durante, nelle riunioni con i genitori, è importante indicare il cammino tematico trattato. Questo si rivela particolarmente utile anche nei cammini dedicati agli adolescenti, dove la condivisione con i genitori degli argomenti trattati favorisce l’instaurarsi di positive alleanze educative.

     3. Eventuali tematiche delicate vanno sempre affrontate in relazione all’età dei minori, tenendo conto delle indicazioni emergenti dalla strutturazione dei cammini di catechesi ufficiali: bene non anticipare le tappe o i tempi in base alla singola personalità o sensibilità del catechista, ma quest’ultima sia sempre accordata al senso ecclesiale e comunitario. A riguardo è bene che la programmazione delle tappe tematiche venga predisposta insieme al sacerdote referente o al coordinatore e responsabile della catechesi, e che sia uniforme per tutti i catechisti di quella fascia di età. Sempre valida e solida, anche in relazione alle tematiche trattate, è l’impostazione dei cammini di catechesi CEI, che contengono anche preziose schede ed indicazioni pedagogiche calibrate in relazione all’età dei minori, soprattutto nella fase della preadolescenza e adolescenza, e all’argomento. Nei cammini di catechesi dei ragazzi più grandi, le tematiche relative all’affettività e alla sessualità vengano affrontate con competenza, preparazione, sensibilità e maturità. Se del caso, utile il coinvolgimento di esperti sia nel campo della psicologia, della morale, della pedagogia. L’utilizzo di immagini e filmografia sia consono all’età dei ragazzi e alle specifiche caratteristiche di quel gruppo particolare. Di grande importanza mettere a tema, nelle modalità più opportune, l’uso responsabile di Internet e dei social.

     4. Le tematiche trattate e il confronto/confidenza tra bambini e catechista possono portare l’adulto a comprendere particolari bisogni del bambino o intuire fasi delicate, seppur normali, di crescita che non devono portare il catechista ad instaurare corsie preferenziali con questo o quel minore. La buona e doverosa attenzione verso i bisogni dei bambini e le loro dinamiche di crescita deve semmai portare il/la catechista a parlarne con il/la responsabile dell’attività pastorale, che provvederà ad aprire canali di confronto con i genitori del minore: sono i genitori l’interlocutore primo e privilegiato di ogni azione.

     5. Da non escludere che un catechista si accorga di segnali di disagio nel minore, identificandone una possibile causa all’interno del contesto familiare, se non addirittura notare segni di incuria o maltrattamento. In questo caso il/la catechista ne parli in modo riservato, prudente, ma non reticente, con il parroco, il quale sentirà il Referente/Servizio Diocesano Tutela Minori per una valutazione da parte di persone competenti e per l’eventuale attivazione dei presidi istituzionali a ciò preposti.

     6. Particolare attenzione va prestata alle modalità di gestione del gruppo e di contenimento, nel caso si tratti di un gruppo turbolento: mai venga usata violenza verbale o eccessiva aggressività nella voce. Possono esservi casi in cui il minore si comporta in modo davvero maleducato, se non offensivo, verso l’adulto. I richiami, a volte necessari, abbiano sempre il senso del rispetto del limite e della dignità dei più piccoli. Vengano coinvolti comunque i genitori da parte del responsabile della catechesi: una buona alleanza tra famiglia e catechista diventa il migliore strumento educativo e, se necessario, contenitivo.

     7. Altro buono strumento di prevenzione è la virtuosa relazione tra educatori: nessun catechista va lasciato solo nel suo compito, ma deve essere e sentirsi supportato da tutta l’équipe dei catechisti. Il confronto nel gruppo di catechisti della fascia di età interessata, l’ideazione di metodologie condivise, la maturazione di buoni consigli, la presenza del sacerdote o del responsabile aiutano e supportano gli stessi catechisti. D’altra parte, non si può dimenticare come il confronto tra i catechisti porti a trovare modalità di aiuto e sostegno reciproco, comporti la narrazione condivisa dei fatti, attribuisca maggiore obiettività alla lettura dei fenomeni.

Attività di animazione e aggregazione 

     Quando si parla di attività di aggregazione e di animazione per minori, ci si può riferire ad attività animative generali, come giochi, danze, feste parrocchiali, ma anche ad attività specifiche per determinati gruppi. Prudenza e buon senso sono sempre dei buoni compagni di viaggio. In ogni caso:

     1. La scelta della tipologia di gioco e dei luoghi sia consona all’età dei ragazzi e al numero di animatori che li accompagnano. I più piccoli vengano sempre particolarmente custoditi nei movimenti e nell’azione del gioco. I giochi, anche fisici, siano sempre rispettosi della corporeità e del pudore di ciascuno. In caso di danze e balli di gruppo, vanno evitati gesti sconvenienti o che possano avere attinenza alla gestualità sessuale.

     2. Spesso nelle attività di animazione delle parrocchie sono coinvolti educatori e animatori giovani, poiché più vicini all’età dei minori ed in grado di coglierne le simpatie, la stima e la fiducia. Si tratta di figure educative meno genitoriali, e più simili alla dinamica da «fratello/sorella maggiore»: spesso figure eccessivamente adulte fanno fatica ad essere ben accreditate presso gli adolescenti. Resta vero, tuttavia, che il compito dell’accompagnare gli adolescenti non può essere affidato solo a figure fraterne, e che tali giovani educatori è bene siano supportati ed accompagnati da presenze più adulte. Vi sia sempre almeno una figura adulta che svolga il compito di formatore e coordinatore degli animatori più giovani. Mai il gruppo di giovani animatori degli adolescenti sia lasciato solo a se stesso, presupponendo che abbia tutte le risorse necessarie: anche il gruppo dei giovani educatori va educato ed accompagnato.

     3. Per moltissime parrocchie il momento delle attività estive, in particolare il Centro ricreativo estivo, costituisce un «concentrato» di attività in cui confluiscono molti più minori che nel resto dell’anno, ragione più che sufficiente perché tutti gli animatori impegnati siano responsabilizzati e consapevolmente sintonizzati su uno stile positivo e propositivo, ed insieme accorto, prudente e vigilante.

     a) Fondamentale è la formazione dei responsabili e dei coordinatori: l’obiettivo è aiutarli a tenere gli occhi aperti anche su quei comportamenti o quelle situazioni che potrebbero mettere in pericolo i più piccoli.

     b) Oltre alla formazione dei coordinatori, sarà necessaria una minima, ma efficace, formazione di tutti gli animatori presenti al CRE: essa non va data per scontata, o data per fatta una volta per tutte, perché ogni anno ci sono nuovi giovanissimi animatori. Inoltre, anche se si tratta di proporre attenzioni e raccomandazioni che alcuni avranno già sentito più volte, è importante che tale momento di formazione avvenga in plenaria per tutti: il fatto di ascoltare tutti la stessa cosa e le stesse raccomandazioni contribuisce a creare una «sintonizzazione ambientale» e una custodia reciproca. Siano sempre esplicitati i comportamenti non ammissibili.

     c) Dal punto di vista organizzativo, si rinvia anzitutto alle considerazioni inerenti la scelta dei luoghi opportuni (in relazione all’età dei ragazzi, soprattutto per le attività esterne) e alla sicurezza nella gestione degli spazi parrocchiali, ordinariamente sede del CRE. Durante la presenza dei ragazzi in oratorio, il cancello di ingresso venga tenuto chiuso o comunque sorvegliato, in modo da evitare l’uscita incontrollata di un minore, o l’ingresso di adulti non autorizzati.

     d) Importante, proprio in ragione dell’elevato numero di ragazzi, la puntuale tenuta dei registri di presenza: non devono esserci incertezze circa l’effettiva e quotidiana presa in carico di un minore. Vi sia una figura responsabile incaricata della compilazione del foglio presenza ad inizio giornata. Si verifichi la completezza del gruppo in occasione di ogni spostamento al di fuori degli spazi e cortili parrocchiali. Il foglio presenze va consegnato in segreteria, perché vengano annotate le assenze.

     e) Determinante una buona organizzazione dell’attività di segreteria del CRE. All’inizio di ogni giornata il personale di segreteria avvisi il referente di ogni gruppo dell’eventuale autorizzazione all’uscita anticipata di un minore: non va lasciato uscire in autonomia all’orario indicato, ma accompagnato in segreteria. Venga comunicato poi l’elenco dei ragazzi per cui non vi è autorizzazione alla pubblicazione di fotografie e video, così come l’indicazione dei minori con allergie e/o intolleranze alimentari o a farmaci, o che richiedono particolari attenzioni sanitarie.

     4. Altro «luogo» importante di aggregazione è dato dai Campi scuola – ritiri di più giorni – campeggi – vacanze. Le attenzioni specifiche derivano dal trascorrere fuori casa uno o più giorni, pertanto nella programmazione si presti attenzione: al numero di ragazzi gestibile; al conseguente rapporto numerico tra accompagnatori e ragazzi iscritti; all’eventuale partecipazione dei genitori o comunque di familiari; alla presenza di ragazzi con disabilità; ad una selezione accurata degli educatori e degli accompagnatori; alla scelta di luoghi di destinazione consoni all’età dei minori; a che la casa che ospiterà il gruppo sia conforme alle norme di sicurezza. Ancora: la distribuzione dei ragazzi nelle camere/camerate preveda sempre la presenza di almeno un educatore. Meglio scegliere strutture con camerate con almeno sei/otto posti letto ciascuna, in modo da poter avere presenti almeno due educatori. In strutture alberghiere, a causa di camere con un numero più limitato di posti letto, occorre essere particolarmente attenti nella composizione delle camere e nella scelta degli educatori. Le camere non vanno mai chiuse a chiave dall’interno. I locali bagni e docce siano vigilati con il necessario equilibrio tra rispetto del senso del pudore e responsabile presenza. Per quanto riguarda le specifiche attività, queste siano divise per fasce d’età per permettere la formazione di gruppi omogenei e la realizzazione di attività adeguate. Precauzioni opportune siano prese in base alla tipologia di destinazione (mare, montagna, città d’arte). Nel caso di escursioni impegnative, sia prevista l’assistenza di una guida. Non si dimentichi mai l’autorizzazione dei genitori, ai quali devono essere fornite tutte le informazioni necessarie sullo svolgimento delle attività, il programma delle giornate, l’abbigliamento e l’attrezzatura adeguata per il tipo di destinazione. Sempre siano indicati i riferimenti per contattare il responsabile del gruppo. I ragazzi devono essere in possesso di copia del documento di identità e della tessera sanitaria.

Attività sportive

     Se non vi è alcun dubbio sulla valenza educativa dello sport e sull’importanza della figura dell’allenatore, possono qui essere richiamate alcune attenzioni molto pratiche relative ad uno spazio particolare: quello degli spogliatoi.

     1. Deve sempre essere raccomandata la giusta prudenza e sobrietà negli atteggiamenti. Alcuni gesti di incoraggiamento e vicinanza da parte dell’adulto all’atleta, se ben visibili a tutti e non ambigui (ad esempio sui terreni di gioco in occasione di una sostituzione), in contesti maggiormente riservati e personali, quale può essere l’interno di uno spogliatoio, rischiano di assumere connotati diversi ed anche censurabili. La stessa presenza dell’allenatore all’interno dello spogliatoio, situazione assai frequente, sia per ragioni pratiche di spazio sia per l’obbligo di vigilanza sui minori, impone particolare sobrietà e correttezza nel comportamento.

     2. Lo spazio degli spogliatoi e delle docce va adeguatamente custodito, bilanciando con saggezza il rispetto della privacy e dell’autonomia dei minori con quello di una giusta e doverosa vigilanza: le liti all’interno dello spogliatoio in assenza dell’allenatore o comportamenti inappropriati non sono certo eventi rari. Possibili anche atti di bullismo, soprattutto tra ragazzi adolescenti. Ciò rende opportuno non lasciare incustoditi gli atleti, specie se piccoli o notoriamente vivaci. Alcune precauzioni relative all’uso degli spogliatoi: a) si favorisca sempre la contestuale presenza di due adulti idonei; b) mai si consenta la presenza di estranei o persone non autorizzate; c) nel caso di atleti davvero piccoli può essere utile consentire ai genitori l’accesso agli spogliatoi. Si raccomanda in ogni caso che l’accesso sia consentito a un solo genitore per minore o, in alternativa, ad alcuni genitori espressamente autorizzati ed incaricati con il comune accordo di tutte le famiglie. Anche in questi casi tuttavia, l’allenatore o l’ausiliario di squadra non deleghi totalmente il compito della vigilanza, ma sia sempre presente. L’allenatore o gli ausiliari adulti non facciano la doccia insieme ai minori. Nel caso in cui le strutture non consentano uno spogliatoio dedicato all’allenatore, egli proceda a cambiarsi e lavarsi solo dopo l’uscita dei ragazzi.

     3. Utile, e soprattutto pratico, che l’allenatore all’inizio della stagione sportiva, in occasione della riunione con i genitori e con le altre figure adulte della società che accompagnano la squadra, stabilisca un buon patto di alleanza con le famiglie: a) espliciti le regole circa la gestione e vigilanza dello spogliatoio; b) comunichi le modalità della sua presenza e vigilanza all’interno degli spogliatoi; c) indichi le persone abilitate, su consenso dei genitori, all’accesso negli spogliatoi; d) definisca l’eventuale modalità di presenza dei genitori per gli atleti più piccoli e per quelli più grandi.

Attività di bar/circolo parrocchiale

     Per quanto riguarda questa attività, apparentemente di poco rilievo, ma con invece una loro consistenza, pur nell’informalità degli incontri, vale la pena di ricordare, oltre tutte le necessarie autorizzazioni previste e il rigoroso rispetto dalla normativa vigente (sanitaria, fiscale, …) che:

     1. I volontari del bar non siano solo minorenni e se vi è qualche minorenne vi sia sempre almeno un adulto presente come responsabile.

     2. Nei momenti di maggiore afflusso, o di prevedibile presenza di adolescenti o giovani (al termine di allenamenti, in occasione di attività, o in orari particolari) è bene che il barista, anche se maggiorenne, non sia troppo giovane e neppure sia solo.

     3. Anche per i baristi vengano previsti momenti di formazione sui temi della tutela del minore, nei quali sia ben esplicitato che il loro servizio non è solo quello di distribuire cibi e bevande, ma è soprattutto quello di essere figure positive e propositive. Siano sempre previste anche modalità di revisione delle attività proposte e del loro andamento.

     4. Non si perda mai di vista la specificità educativa di un bar/circolino parrocchiale.

     5. Non si somministrino mai bevande alcoliche a minorenni, e si vigili affinché non accada che ragazzi appena maggiorenni acquistino bevande alcoliche passandole poi a minorenni all’interno degli spazi chiusi o aperti dell’oratorio/centro parrocchiale.

     6. Siano sempre e prontamente segnalati al parroco o al responsabile situazioni anomale e presenze sospette nel bar e nelle zone adiacenti.

     7. Al momento della chiusura ci si assicuri che non sia rimasto nella struttura parrocchiale alcun minore incustodito.

4. I luoghi 
La sicurezza degli spazi
per l’incolumità delle persone 

     Fondamentale, ovviamente non solo in tema di tutela minori, è la sicurezza degli ambienti e degli impianti: sia quella strutturale in ossequio alle norme di legge (uscite di sicurezza, altezza dei parapetti delle finestre ai piani superiori…, manutenzione delle aree e attrezzature di gioco messe a disposizione dei più piccoli); sia in termini di manutenzione (tegole, cornicioni instabili…, regolare e semestrale revisione e manutenzione estintori). Spesso proprio quest’ultima è da seguire con attenzione e prontamente, senza ritardo. Opportuno che vi sia almeno un referente adulto incaricato a sovraintendere tali aspetti, che garantisca la periodica manutenzione, che abbia a disposizione alcuni riferimenti di pronto intervento (idraulico, elettricista, muratore) e che sia pronto a chiudere e impedire l’avvicinamento a spazi non sicuri tramite apposite segnalazioni, cartelli, nastri da cantiere.

La scelta degli spazi in relazione
a tipo di attività e destinatari 

     La seconda attenzione riguarda, durante lo svolgimento di attività organizzate, gestite e monitorate da volontari e operatori pastorali, l’opportuna scelta di spazi e luoghi, adeguati al tipo di attività proposta ai minori e in relazione alla loro età. All’interno dell’oratorio o del centro parrocchiale (sia in spazi chiusi che all’aperto) è necessario porre in essere quelle attenzioni utili ad impedire che i ragazzi possano essere indotti ad entrare e permanere in luoghi nascosti alla vista o privi di qualsiasi controllo (per es. ripostigli, seminterrati, locali poco frequentati, angoli dei cortili). Al di fuori del centro parrocchiale vanno evitati luoghi difficilmente controllabili per giochi dispersivi, così come i giochi notturni in spazi aperti per bambini troppo piccoli. Il numero di educatori presenti sia sempre adeguato all’ampiezza degli spazi, al grado di movimento richiesto dall’attività, all’età dei minori, all’effettivo controllo del perimetro dell’area di gioco. Venga sempre fatto un preventivo sopralluogo senza fidarsi eccessivamente della memoria o del ricordo di come erano gli spazi un tempo e per verificare che non vi siano cambiamenti nello stato dei luoghi (come, ad esempio, eliminazione di recinzioni, apertura di nuove strade in prossimità, cantieri).

Custodire e presidiare gli spazi 

     Più in generale, una buona attività di prevenzione a tutela dei più piccoli dipende dall’effettiva vigilanza degli ambienti. Un fondamentale criterio di sicurezza, che garantisce la custodia dei luoghi, è quello della loro visibilità. Molto dipende ovviamente dalla conformazione degli spazi e dalla loro ampiezza: in alcuni casi le aree e gli edifici parrocchiali dedicati alle attività dei ragazzi e degli adolescenti possono essere molto ampi, almeno in rapporto al numero di adulti che possono vigilarli, e questo richiede particolare impegno di osservazione e presenza. Spazi meno ampi possono essere più facili da gestire, anche se in ogni caso occorre adoperare una giusta vigilanza ed evitare che vi siano ambienti, sale, scantinati aperti o incustoditi. Quel che più conta è che occorre aver buona consapevolezza della conformazione dei luoghi e degli spazi, delle aree più nascoste, dei rischi connessi: comprendere eventuali limiti e inadeguatezze consente di porvi rimedio attraverso alcune attenzioni organizzative.

     Telecamere o circuiti di videosorveglianza possono, in alcuni casi, aiutare a prevenire episodi di furto o bullismo. Si ricorda che gli impianti di videosorveglianza vanno installati all’esterno, e preferibilmente in zone perimetrali o negli spazi più nascosti (accessi a seminterrati, porte nascoste, intercapedini, rastrelliera biciclette…). Impianti interni possono essere collocati solo per specifiche e puntuali necessità, in prossimità di accessi o luoghi di particolare interesse per la vigilanza. Vi sia sempre la necessaria cartellonistica di legge, indicando il titolare del trattamento e la finalità della sorveglianza. La normativa in materia di videosorveglianza e privacy venga sempre rigorosamente rispettata.

     Resta in ogni caso fondamentale sottolineare che le telecamere non possono essere l’unica risposta alle esigenze di custodia degli spazi: esse servono a poco se mancano volontari e adulti di riferimento che svolgono una presenza effettiva e cordiale. Meglio, quindi, durante gli orari di apertura delle strutture, che vi sia una minima e discreta vigilanza svolta dai volontari e dagli adulti presenti. Un sistema di videosorveglianza può essere di aiuto soprattutto negli orari notturni e di chiusura degli ambienti. Lo sguardo attento di alcuni adulti può consentire di notare, nei cortili, raggruppamenti poco chiari di ragazzi che raramente frequentano la parrocchia: è l’occasione di farsi conoscere e scambiare qualche parola e al tempo stesso mostrare che gli spazi sono custoditi.

     Si segua con attenzione la ripetuta presenza di adulti (soprattutto se non conosciuti) che stazionano senza apparente motivo.

     La vigilanza dei cortili e degli spazi aperti diventa di particolare importanza nelle strutture parrocchiali di grossi centri abitativi o poste su strade di passaggio, che proprio per questo possono attirare l’attenzione di persone (adulte o minorenni) dedite allo spaccio. Frequentazioni di persone poco note, o di adulti che stazionano nei cortili per poco tempo ingaggiando brevi contatti con i ragazzi, vanno considerate con attenzione.

     Anche una buona illuminazione delle aree perimetrali e dei cortili può essere un valido deterrente a comportamenti non opportuni.

Gestire l’accessibilità:
il censimento delle chiavi 

     Gli spazi della parrocchia sono certamente per tutti e da gestire senza logiche di chiusura, ma affinché siano davvero per tutti, occorre che siano sicuri per tutti. Questo chiede una gestione sapiente, consapevole e prudente degli spazi. Essi sono certamente a disposizione, ma questo non significa sempre aperti e senza regole di accesso o senza la piena consapevolezza, in capo a chi ne ha la responsabilità, di chi vi ha accesso e li utilizza, quando e con quali finalità.

     La sapiente gestione delle chiavi non sia segno di chiusura ma, al contrario, di responsabile vigilanza ed effettiva custodia:

     – sia fatto un censimento delle chiavi e si faccia in modo che gli spazi più remoti, o che si possono sottrarre ad un effettivo controllo, non siano lasciati aperti;

     – in particolare, non siano lasciati liberamente accessibili: seminterrati, intercapedini, aree sottoscala, soffitte, solai, locali caldaia, cucine;

     – vi sia un elenco dei collaboratori autorizzati a detenere alcune chiavi in ragione del tipo di servizio che svolgono;

     – vengano sostituite le serrature di cui non si è in grado di sapere quante chiavi sono in circolazione e chi le detiene;

     – vi sia una bacheca chiavi posta in segreteria o in altro luogo opportuno; non si diano chiavi a minorenni, senza che il loro accesso alle stanze o agli spazi sia accompagnato da un adulto.

Chiesa – sacrestia 

     La custodia dei luoghi liturgici sia consona alla sacralità dei luoghi. Anche per gli spazi annessi (sacrestie, magazzini, solai, campanili, accessi alle cantorie) sia effettivo un controllo dell’accessibilità (anche solo in termini di chiusura a chiave) sia per questioni di sicurezza che di prudenza.

Casa parrocchiale
e abitazione sacerdoti 

     La dimensione ministeriale della vita del prete non deve prestarsi ad equivoci circa la necessità di un ambito (e quindi anche di spazi) dedicato alla sua vita personale. Per ragioni strutturali, a volte l’edificio della canonica ospita anche la segreteria parrocchiale o aule riunioni; in ogni caso sia chiaramente individuata l’area pubblica, tenuta separata dagli spazi destinati all’abitazione privata del sacerdote. Nella casa parrocchiale vi risieda stabilmente il sacerdote. La parte riservata ad abitazione privata della casa parrocchiale non è luogo di ospitalità continuativa o emergenziale, tanto meno di minori. Nel caso in cui qualcuno (noto o meno) si trovi nell’emergenza di trovare momentanea accoglienza, ciò avvenga presso le strutture appositamente dedicate (diocesane o parrocchiali) oppure, in assenza di altra soluzione immediata, in strutture parrocchiali separate dall’abitazione del sacerdote e comunque in via del tutto provvisoria. Sempre opportuna, in questi casi, soprattutto se sono coinvolti dei minori, anche la presenza di una terza persona adulta oltre al sacerdote e all’ospite. Anche le iniziative di convivenza educativa di adolescenti e giovani avvengano sempre e solo nelle parti pubbliche degli edifici parrocchiali, non nelle stanze di abitazione del parroco. In ogni caso ci sia un’adeguata presenza di educatori maggiorenni.

Oratorio/centro parrocchiale 

     Le stanze e sale generalmente aperte al pubblico a orari definiti (saletta adolescenti, sala giochi…) abbiano sempre la presenza o la supervisione di un volontario adulto.

     Le altre aule, stanze o spazi che vengono usate solo all’occorrenza (per esempio: aule catechesi, sale per laboratori) vengano aperte quando servono, in modo da evitare una presenza di minori o di altre persone non autorizzate. Spazi ad uso specifico (ad esempio palestra, aula musica…) abbiano sempre un referente che ne gestisca l’accesso, soprattutto se dislocate in posizioni decentrate rispetto all’edificio principale.

     In caso di ambienti a disposizione per merende o piccole feste, essi vengano aperti all’occorrenza, in base alle richieste delle famiglie. Vengano vigilati in modo particolare in caso di utilizzo da parte di adolescenti. Solai, cantine, seminterrati, depositi, magazzini, cucine, locali caldaia, cabine elettriche e simili siano sempre chiusi con accuratezza, sia per ragioni di sicurezza di chi vi accede, sia per evitare che possano costituire aree nascoste e fuori controllo.

     Soprattutto in occasione di attività che prevedono una numerosa presenza di persone (centri ricreativi estivi e invernali…) si provveda a un giro di controllo finale degli spazi prima della chiusura del centro parrocchiale.

     Nel caso di cortili, campi gioco e aree all’aperto e liberamente accessibili (durante gli orari di apertura), in cui si svolgono momenti di aggregazione e gioco spontaneo non organizzato, è sempre opportuna la presenza di almeno un adulto (per esempio un barista) che garantisca la custodia dei luoghi, la vigilanza e la tempestività di intervento in caso di bisogno.

     L’accesso a tali spazi sia consentito comunque solo durante l’orario di apertura dell’oratorio. Non è prudente che, a cancelli chiusi e senza vigilanza, sia consentito il permanere di ragazzi o minori nelle strutture parrocchiali.

5. Gli strumenti 
L’autorizzazione scritta dei genitori

     Un importante e necessario strumento di informazione dei genitori in relazione alle attività parrocchiali che coinvolgono i loro figli è dato dalla loro autorizzazione alle specifiche attività proposte dalla parrocchia.

     A tale proposito possono giovare alcune raccomandazioni:

     1. È bene ottenere un’autorizzazione scritta dei genitori (o tutori legali), non solo verbale: basta una semplice firma di presa visione e autorizzazione alla partecipazione da apporre in fondo al foglio di avviso dell’attività.

     2. Il modulo deve essere accompagnato da una descrizione dell’attività: chi la organizza, gli orari di ritrovo (partenza, arrivo…, conclusione), l’indicazione del luogo dove si svolgerà l’attività, nonché delle modalità di spostamento (a piedi, in pullman, con pulmino della parrocchia/oratorio, accompagnati in auto da genitori…).

     3. Importante indicare la persona responsabile/accompagnatore (con relativo recapito telefonico) che il genitore possa contattare in caso di necessità.

     4. Il modulo dovrebbe contenere la richiesta di un recapito telefonico dei genitori, in modo che siano raggiungibili in caso di necessità. È vero che molte segreterie parrocchiali hanno una rubrica con i contatti di ogni ragazzo, tuttavia potrebbe non essere aggiornata, oppure i genitori non essere effettivamente raggiungibili al numero rubricato in segreteria. Meglio richiedere ogni volta, nel modulo di autorizzazione sottoscritto dai genitori, il numero telefonico tramite cui garantiscono la rintracciabilità nel periodo dell’attività per cui si richiede l’autorizzazione.

     5. Se previste delle riprese video fotografiche, deve essere rilasciato da parte dei genitori uno specifico consenso al trattamento e alla diffusione, nelle modalità indicate da un’apposita informativa.

     6. È opportuno che le comunicazioni e le informazioni vengano date direttamente alle famiglie.

     7. Non è opportuno contattare il minore direttamente, per esempio sul proprio cellulare e/o per effettuare un accordo di qualsiasi tipo, senza il preventivo consenso dei genitori.

     Non ci si deve dimenticare che i moduli autorizzativi che contengono dati personali vanno custoditi con attenzione e cura nel rigoroso rispetto delle normative vigenti: Conferenza episcopale italiana, Disposizioni per la tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza, 24 maggio 2018; Regolamento Generale UE per la protezione dei dati personali GDPR n. 679/2016.

     Indicazioni operative e modulistica sulla privacy si possono trovare sul sito dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici della CEI: https://giuridico.chiesacattolica.it.

L’uso di strumenti tecnologici

     I computer, i telefonini, le macchine fotografiche sono strumenti di grande utilità che tuttavia possono prestarsi a un utilizzo non corretto. È dunque necessario che vi sia un’educazione circa il modo di utilizzarli e che agli educatori, animatori e volontari venga fornita qualche regola puntuale. Su questo tema il buon esempio degli educatori è indispensabile.

     Anzitutto non è prudente che nelle strutture parrocchiali vi sia la disponibilità di una connessione Internet liberamente accessibile.

     Le linee Internet utilizzate dalla parrocchia, soprattutto quelle a connessione wireless, siano sempre protette da una password di accesso, da cambiare periodicamente.

     Sempre si applichino filtri aggiornati che impediscano l’accesso a siti vietati ai minori.

     Certamente l’uso di Internet risulta prezioso anche per le attività parrocchiali rivolte ai minori e che li coinvolgono: si pensi alla ricerca di video, testi canzoni, videoclip, immagini sicuramente utili per una buona metodologia comunicativa, catechetica ed educativa. Alcune volte sono gli stessi animatori (anche minorenni) che ne hanno la necessità: si pensi a musiche, video balli o quant’altro serva per le attività parrocchiali. In questo caso appare consigliabile la predisposizione di uno sdoppiamento della connessione Internet della struttura parrocchiale: una riservata alla direzione/segreteria e protetta da password non divulgata; una destinata a un’accessibilità più ampia, opportunamente dotata di buoni filtri e di una password da fornire all’occorrenza agli animatori/educatori.

     Importante che questa password venga frequentemente modificata, soprattutto se si tratta di connessioni wireless. In particolare, a proposito di cellulari, Facebook, Instagram, Whatsapp e web social media, esiste tutta una fitta rete di web-contatti virtuale che può coinvolgere minori ed educatori adulti della parrocchia. Molto frequente l’uso di social da parte degli educatori parrocchiali come canale di comunicazione con i minori in modo funzionale alle attività parrocchiali. Si pensi all’uso sempre più diffuso di creare gruppi Whatsapp per dare avvisi organizzativi, ricordare scadenze di iscrizione, modalità di partecipazione…, orari. In questi casi l’uso di gruppi Whatsapp è molto comodo, tuttavia si raccomandano alcune importanti precauzioni:

     1. Meglio che i gruppi Whatsapp siano creati tra adulti: quindi con i genitori dei ragazzi, non con i minori stessi, soprattutto se si tratta di minori di 14 anni.

     2. In alternativa, e in particolare per ragazzi che hanno compiuto i 14 anni: chiedere sempre l’autorizzazione alle famiglie quando si crea un gruppo Whatsapp con i figli minorenni, o comunque creare l’occasione in cui parlarne con i genitori del gruppo in modo da raccoglierne l’approvazione.

     3. Esplicitare che tali gruppi Whatsapp non servono ad altro che a comunicare avvisi e informazioni inerenti le attività parrocchiali. Un adulto o animatore o catechista non deve intrattenersi a chattare con i ragazzi, e neppure tali gruppi devono servire perché i ragazzi chattino tra di loro.

     4. Raccomandare che un volontario parrocchiale che svolge attività con minori non pubblichi mai su Facebook, Instagram, e neppure nei gruppi di Whatsapp, fotografie di minori, tanto più se non esiste un esplicito e informato consenso dei genitori in merito.

     5. Nel caso in cui uno dei minori pubblichi sul gruppo Whatsapp o Facebook una foto o un testo non appropriato o/e offensivo, questo materiale venga immediatamente rimosso e, se del caso, il gruppo sospeso.

La pubblicazione di immagini di minori sul notiziario e su siti Internet parrocchiali 

     Per pubblicare sul notiziario o sui siti o social network ufficiali della parrocchia foto o immagini che ritraggono in modo riconoscibile dei minori è necessario che entrambi i genitori o tutori abbiano espresso il loro preventivo e informato consenso scritto. Il consenso deve essere espresso da entrambi i genitori in forza della condivisa responsabilità genitoriale.

     Sacerdoti, operatori pastorali e volontari ricordino che la pubblicazione di immagini e video di minori sulle proprie pagine Facebook o Instagram personali, o altri social network, ricade a tutti gli effetti sotto la loro personale responsabilità.

     Da evidenziare la delicatezza della pubblicazione di foto di minori su social media quali Instagram o Facebook (anche della parrocchia): ogni immagine pubblicata infatti diventa oggetto d’una vasta diffusione attraverso la rete di «amicizie».

     Infine, quanto alla qualità delle immagini pubblicate sul sito, si raccomanda comunque l’accortezza che esse non siano ad alta definizione, soprattutto quando ritraggano il minore in primo piano. Uguale suggerimento anche nel caso di pubblicazione, su cartaceo od on-line, di fotografie che ritraggono gruppi numerosi di ragazzi (per esempio tutti i ragazzi della catechesi o del campeggio).

     Indicazioni preziose e la relativa modulistica si possono trovare sul già citato sito dell’ufficio nazionale per i problemi giuridici della CEI. 

La segreteria parrocchiale

     Punto di riferimento importante per le famiglie e per il coordinamento delle attività parrocchiali è certamente la segreteria parrocchiale, la quale è bene che:

     1. Rediga gli elenchi dei ragazzi i cui genitori hanno sottoscritto il consenso a che partecipino alle attività parrocchiali, fornendo nel medesimo modulo di autorizzazione: indirizzi, …, recapiti telefonici.

     2. Abbia una copia del programma della attività in modo da far fronte ad eventuali richieste di informazioni o altro da parte delle famiglie.

     3. Conservi i moduli di consenso sottoscritti dai genitori per il tempo necessario.

     4. Abbia un elenco immediatamente consultabile con i numeri di telefono utili in caso di necessità di pronto intervento (pronto soccorso, vigili del fuoco…, servizio di guardia medica).

     Si raccomanda che l’accesso agli elenchi e ai dati personali di ciascun minore (ma la cosa non vale solo per i minori) sia protetto da una password riservata al solo personale di segreteria.

     Tra i dati per i quali va prevista una custodia con password vanno considerate anche le fotografie e i video.

     Tutti coloro che trattano i dati per conto del titolare all’interno della sua struttura e quindi i membri della segreteria parrocchiale per conto della parrocchia, assumono il ruolo di «incaricati al trattamento» o «autorizzati al trattamento» e, per quanto non necessario, è bene tuttavia che vengano incaricati con una lettera scritta, nella quale siano specificate le istruzioni per il trattamento dei dati. Anche in questi casi si può utilmente consultare il sito dell’ufficio giuridico della CEI.

     Si ricorda l’importanza della conservazione delle autorizzazioni alla pubblicazione delle immagini e foto, come pure le dichiarazioni dei genitori/ tutori che negano il consenso.

     Infine: non di rado può capitare che un minore debba lasciare le strutture parrocchiali prima del termine ordinario dell’attività proposta (per visite mediche, ..., corsi di sostegno o impegni familiari).

     In questi casi è opportuno che:

     1. Le richieste di «uscita anticipata» vengano rilasciate dalla famiglia per iscritto. Si chieda sempre che venga indicato anche l’orario in cui il genitore verrà a prendere il bambino e se sarà qualcun altro a ritirare il minore anziché il genitore.

     2. Se la famiglia desidera che il minore rientri a casa da solo, ciò venga indicato espressamente e sempre per iscritto.

     3. In ogni caso è importante che, nei vari passaggi, sia sempre presente un volontario/collaboratore adulto il quale possa assicurarsi, con domande semplici e informali, che la persona a cui viene riconsegnato il bambino (se non si tratta del genitore) sia veramente quella autorizzata.

6. Conclusioni 

     Queste annotazioni sulle buone prassi di tutela e protezione dei minori in parrocchia non hanno certo la pretesa di costituire un manuale che possa rispondere a tutte le molteplici situazioni che possono capitare o dare risposte esaustive a tutte le domande. Evidentemente non bastano alcuni accorgimenti pratici se manca una decisa presa di coscienza del proprio ruolo di testimoni della fede e di educatori da parte di tutti i collaboratori pastorali. Tuttavia, laddove è condivisa, da parte di tutti coloro che decidono di rendersi disponibili per qualche servizio parrocchiale, un’evangelica passione educativa nei confronti dei più piccoli, sarà possibile trovare le modalità più opportune perché, in ogni specifica realtà parrocchiale, la custodia e cura dei più piccoli si concretizzi nelle prassi migliori e più efficaci.

Appendici
Linee operative per la tutela dei minori[1]

     La tradizione della nostra Chiesa di ______________ ci consegna modalità e attenzioni operative che hanno garantito e garantiscono ai minori un ambiente sicuro e affidabile.

     Proprio per dare continuità e consolidare questa preziosa realtà che caratterizza in modo particolare le nostre parrocchie, tanto più a fronte di una continua evoluzione sociale, basterebbe pensare al mondo delle comunicazioni e dei social network, si rende opportuno e utile esplicitare alcune attenzioni che devono essere fatte conoscere e devono essere assunte da tutti gli adulti, che, a qualsiasi titolo, sono impegnati a contatto con i minori nelle realtà ecclesiali.

     Le indicazioni che seguono, già in buona parte patrimonio comune delle nostre comunità, non solo non hanno alcuna pretesa di esaustività, ma andranno opportunamente adattate a seconda delle diverse realtà ecclesiali della nostra diocesi. Esse, in sintonia con le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza episcopale italiana, intendono sostenere e incoraggiare una direzione saggia e prudente, indicando con chiarezza delle prospettive di azione ed evidenziando quindi quali siano le condotte più rilevanti nel rapporto con i minori che devono essere perseguite con passione e impegno o quelle che devono essere attentamente evitate, perché a nessun titolo possono essere ascritte a una corretta prassi pastorale.

     In particolare ci si soffermerà su alcuni punti di particolare rilievo: la tipologia prevalente concernente la presenza di minori nelle attività ecclesiali; i possibili abusi che possono verificarsi; i principali impegni da assumere; i criteri per la scelta e la formazione di quanti si occupano di minori nella Chiesa; le caratteristiche richieste agli ambienti ecclesiali; la necessità di acquisire il consenso dei genitori.

La presenza dei minori
nelle attività ecclesiali

     I minori sono presenti in molteplici contesti della vita ecclesiale; si possono ricordare tra i più rilevanti i seguenti:

     – la partecipazione alle celebrazioni liturgiche;

     – il percorso di preparazione ai sacramenti e le proposte di catechesi;

     – l’animazione liturgica, principalmente come ministranti o animatori musicali;

     – la partecipazione a ritiri o pellegrinaggi;

     – la partecipazione ad attività oratoriane, sia in corso d’anno che nell’oratorio estivo;

     – le attività sportive;

     – i soggiorni formativi: campi estivi o in altri periodi dell’anno;

     – la frequentazione di scuole cattoliche (infanzia, primaria e secondaria);

     – l’essere destinatari dell’attività caritativa o sanitaria ecclesiale.

     – ………….

     Si considerano equiparati ai minori gli adulti in particolari situazioni di fragilità, per limiti di natura psichica (Normae de gravioribus delictis, art. 6 § 1, 1°).

     Nel caso di dubbio sulla maggiore età di un soggetto (ovvero ogni volta che la condizione di maggiore età non consti con evidenza o da un documento) ci si deve rapportare allo stesso come se fosse un minore.

     Si consideri inoltre la categoria delle persone vulnerabili, così come descritte dalla normativa vigente (Vos estis lux mundi, art. 1 § 2.b: «Ogni persona in stato d’infermità, di deficienza fisica o psichica, o di privazione della libertà personale che di fatto, anche occasionalmente, ne limiti la capacità di intendere o di volere o comunque di resistere all’offesa»).

I possibili danni da evitare ai minori durante lo svolgimento delle attività ecclesiali

     Gli adulti che operano nelle attività ecclesiali non devono mai incorrere (e garantire che non vi incorrano, nel rapporto tra pari, i minori affidati alle loro cure) in comportamenti che possano comportare per i minori:

     – l’abuso fisico (le punizioni, l’uso eccessivo della forza, i danni in diverso modo indotti alla salute);

     – l’abuso emotivo (la critica esagerata, il bullismo, le punizioni inappropriate, le aspettative inadeguate);

     – l’abuso sessuale (l’atto sessuale, il palpeggiamento, l’invito a partecipare a qualsiasi atto indecente, il mostrare materiale espressamente sessuale, l’esporre un minore a materiale indecente attraverso qualsiasi metodo o tecnologia);

     – la trascuratezza o negligenza (il minore lasciato solo, i comportamenti contro l’igiene o la corretta alimentazione, la trascuratezza nelle cure mediche).

Gli impegni da assumere nella Chiesa per la promozione della tutela dei minori

     Gli adulti operanti negli ambienti ecclesiali si impegnano in favore della tutela dei minori sviluppando con cura i seguenti atteggiamenti:

     – prevenire eventuali abusi, adottando le misure necessarie e idonee a tale fine, così come stabilite dal presente documento e dalla normativa inerente il tipo di attività concretamente in questione (ad esempio quella scolastica);

     – segnalare con tempestività e in forme conosciute le notizie di eventuali abusi a chi di spettanza.

     Per il rispetto dell’impegno degli adulti in favore della tutela dei minori devono essere sempre precisate le figure di responsabilità:

     – per ogni attività coinvolgente i minori (gioco, preghiera, attività di formazione…), il responsabile della realtà ecclesiale cui detta attività afferisce deve individuare la figura di un adulto responsabile dell’attività stessa;

     – il responsabile delle attività deve riferire tempestivamente problematiche che dovessero darsi in riferimento alla tutela dei minori al responsabile della realtà ecclesiale cui detta attività afferisce;

     – il responsabile di una realtà ecclesiale deve riferire tempestivamente problematiche che dovessero darsi in riferimento alla tutela dei minori al superiore ecclesiastico da cui dipende (ordinario diocesano, superiore maggiore…).

     Chi riveste ruoli di responsabilità nella Chiesa in ambiti coinvolgenti i minori deve pertanto:

     – sensibilizzare gli adulti che nella Chiesa hanno rapporti con i minori circa i rischi che possono derivare da una condotta non corretta, adottando pertanto specifiche iniziative di tutela, di cui rendere partecipi le famiglie stesse dei minori;

     – scegliere con particolare cura gli adulti che devono o possono avere contatti con i minori;

     – stabilire quali indicazioni debbano essere osservate per la formazione degli adulti che devono o possono avere contatti con i minori;

     – garantire la conoscenza e l’osservanza dei criteri di condotta offerti dal presente documento da parte degli adulti che hanno contatti con i minori;

     – rispondere con efficacia e senza indugi ad ogni segnalazione che possa pervenire, relativa ad abusi su minori o a condizioni di pericolo per i minori, avendo la prima preoccupazione di garantire i minori stessi da eventuali (ulteriori) danni.

I criteri di scelta di quanti si occupano di minori nella Chiesa e la loro formazione

     I criteri di scelta di chi si occupa di minori e le attività formative/informative previste sul tema della tutela dei minori devono essere declinati in riferimento alle diverse tipologie di adulti coinvolti:

     – sacerdoti e diaconi: ricevono specifica formazione sul tema della tutela dei minori unitamente alla formazione iniziale del seminario (o della formazione al diaconato permanente) e all’aggiornamento costante garantito dalla formazione permanente del clero;

     – consacrati/e: ricevono specifica formazione sul tema della tutela dei minori unitamente alla formazione iniziale e permanente garantita dal proprio istituto e partecipando eventualmente alle iniziative formative proposte dalla diocesi;

     – educatori professionisti: ricevono specifica formazione sul tema della tutela dei minori nell’ambito della loro formazione professionale e partecipano alle iniziative formative proposte dalla diocesi (è opportuna la verifica dell’assenza di pendenze giudiziarie inerenti i minori);

     – educatori volontari, stabili e occasionali: viene loro proposta dalla realtà in cui operano una formazione concernente le attenzioni precipue da avere nel rapporto con i minori e partecipano alle iniziative formative proposte dalla diocesi (gli educatori più esperti assumono anche il compito di accompagnare e sostenere i meno esperti);

     – figure adulte senza compiti educativi che partecipano alle attività ecclesiali (ad esempio chi si occupa del bar o delle pulizie in oratorio): sono informati delle indicazioni del presente documento e delle attenzioni specifiche da avere in riferimento alla realtà in cui operano;

     – i minori chiamati a svolgere compiti di animazione verso altri minori fanno riferimento alle figure educative adulte, che vigilano sul loro operato.

     Le suddette indicazioni andranno declinate in riferimento a ciascuno degli ambiti in cui i minori sono presenti nelle realtà ecclesiali, come indicato nel primo punto del presente documento, senza che alcuno di essi possa essere trascurato. Sotto questo punto di vista pertanto, anche chi si occupa a diverso titolo dello svolgimento delle attività sportive in un contesto ecclesiale rientra a pieno titolo nelle suddette specificazioni in ordine alla scelta e alla formazione degli educatori.

Gli ambienti ecclesiali frequentati da minori

     Caratteristiche da osservarsi nei luoghi ecclesiali, per la sicurezza dei minori, che devono essere garantite dai responsabili delle realtà ecclesiali cui detti ambienti afferiscono:

     – gli ambienti devono consentire di monitorare lo svolgimento delle attività (senza presentare aree nascoste o quantomeno indicando con chiarezza il divieto di accesso dei minori a dette aree);

     – gli ambienti non devono essere troppo aperti o difficilmente controllabili;

     – l’illuminazione degli ambienti deve essere adeguata sia negli interni che negli esterni (questi ultimi soprattutto per l’uso serale);

     – gli ambienti devono essere sicuri rispetto a possibili infortuni;

     – devono essere stabiliti adeguati criteri di vigilanza degli ingressi negli ambienti ecclesiali frequentati da minori, quando sono proposte per loro attività organizzate (ad esempio oratorio estivo);

     – devono essere stabiliti adeguati criteri per regolare le modalità di uscita dei minori quando lasciano gli ambienti in cui si svolgono attività organizzate, specificando le modalità di affidamento a un adulto per il rientro a casa (o l’assunzione di responsabilità degli adulti che esercitano la potestà genitoriale, nel caso in cui sia richiesto di consentire il rientro del minore a casa in autonomia);

     – deve essere garantita la costante presenza di figure di vigilanza negli ambienti frequentati stabilmente da minori: con un numero adeguato di educatori durante lo svolgimento di attività organizzate, con la presenza di almeno un adulto responsabile (o di più adulti, se l’ambiente non può essere adeguatamente visionato da un’unica persona) durante lo svolgimento di attività spontanee di aggregazione e di gioco non organizzato.

Il consenso dei genitori allo svolgimento delle attività promosse da soggetti ecclesiali con minori

     Il responsabile delle attività deve essere sicuro che le attività stesse proposte ai minori siano state preventivamente accettate da quanti esercitano sui minori la potestà genitoriale (entrambi i genitori):

     – occorre il consapevole e documentato (scritto) consenso dei genitori per la partecipazione dei minori alle attività promosse dalla parrocchia o da qualsiasi altro soggetto ecclesiale;

     – il consenso deve essere rinnovato se le attività proposte eccedono per qualsiasi motivo (per l’ambiente, per la tipologia delle attività, per il fine delle attività proposte, per il superamento dell’arco temporale previsto) il consenso già prestato;

     – il responsabile delle attività deve fornire a chi esercita i compiti genitoriali adeguata informativa sulle attività svolte e sull’identità del o dei responsabile/i;

     – il consenso dato dai genitori deve essere custodito, per almeno cinque anni, presso l’archivio della realtà ecclesiale da cui le attività in oggetto dipendono.

Le cautele generali da osservarsi da tutti gli adulti con compiti educativi o comunque aventi rapporti con minori nello svolgimento delle attività ecclesiali

     Azioni da compiere:

     – trattare i minori con eguale rispetto, evitando distinzioni particolari;

     – essere potenzialmente visibili agli altri quando ci si rapporta con uno o più minori (evitare luoghi appartati);

     – avere cura del proprio comportamento così che non appaia inappropriato, offensivo o abusante per il minore: nell’uso del linguaggio, nella conversazione, nei gesti, negli sguardi, nei contatti corporei, nel modo in cui l’adulto si presenta (decorosità nel vestire, cura della propria persona);

     – ascoltare i minori e garantire che possano sempre esprimere liberamente le loro emozioni;

     – rispettare la sfera di riservatezza e intimità del minore, anche qualora il minore abbisogni di essere assistito nel compimento di gesti di cura della persona o nello svolgimento di qualsiasi altra attività di carattere personale;

     – vigilare sulle condotte tra minori, impegnandosi con adeguata diligenza per evitare il danno che possa derivare da atteggiamenti di prevaricazione tra pari (ad esempio bullismo);

     – informare le famiglie delle attività previste e delle loro modalità organizzative quando eccedenti la tipologia comune della attività in essere nella realtà ecclesiale interessata;

     – informare le famiglie e confrontarsi con esse circa qualsiasi espressione di disagio che possa essere manifestata dai minori;

     – segnalare con tempestività al responsabile delle attività comportamenti e situazioni potenzialmente pericolosi per i minori;

     – segnalare con tempestività al responsabile delle attività fatti lesivi dei minori.

     Azioni da evitare:

     – colpire, assalire fisicamente o abusare fisicamente di un minore;

     – abusare psicologicamente di un minore (con modalità verbali o emozionali, quali umiliazioni e forme di disprezzo), così da influire negativamente sul suo sviluppo armonico e socio-emozionale;

     – porre in essere comportamenti che siano di cattivo esempio per i minori;

     – parlare o comportarsi con un minore in modo offensivo, inappropriato o sessualmente provocatorio;

     – avere qualsiasi forma di interesse o attività sessuale con un minore, inclusi i contatti fisici impropri (anche se non inerenti specificamente l’area sessuale del corpo);

     – inviare al minore, con qualsiasi strumento, messaggi scritti o verbali dannosi o degradanti;

     – accogliere i minori nella propria casa in assenza di altri adulti;

     – effettuare attività pastorali con minori nell’abitazione di un educatore, se non in presenza di altri adulti, in modo del tutto eccezionale e con l’espressa autorizzazione del responsabile della realtà ecclesiale da cui dipende l’attività in essere;

     – amministrare il sacramento della confessione a un minore in una casa privata, salvo il caso in cui il minore sia per qualsiasi motivo impedito a uscire da casa e sia presente nell’appartamento un altro adulto;

     – intrattenersi da soli con i minori in un luogo appartato o comunque non visibile;

     – dormire, senza altri adulti, nella stessa stanza (o tenda o altro luogo comunque circoscritto) con uno o più minori;

     – dormire nello stesso letto con un minore;

     – infliggere castighi fisici ai minori o azioni di diversa natura che comunque possono essere da loro percepite come umilianti;

     – sviluppare un rapporto esclusivo o comunque evidentemente preferenziale con un minore rispetto ad altri, anche mediante il conferimento di un regalo (in danaro, beni o altre utilità) a un minore, che risulti discriminatorio rispetto al resto del gruppo o comunque esuli dagli scopi stabiliti dalle attività progettuali, o comunque laddove il responsabile delle attività non ne sia a conoscenza;

     – tollerare o partecipare a comportamenti di minori che siano illegali, abusivi o che mettano in pericolo la loro sicurezza;

     – partecipare con uno o più minori ad attività goliardiche che risultino essere sessualmente rilevanti;

     – lasciare un minore in una situazione pericolosa per la sua sicurezza psichica e fisica;

     – provvedere a gesti di cura della persona (come lavarsi, cambiarsi, spogliarsi per la notte o per qualsiasi altro giusto motivo) o a qualsiasi attività di carattere personale che il minore potrebbe svolgere in autonomia;

     – discriminare un minore o un gruppo di minori;

     – essere sotto l’effetto di alcool o di droghe quando ci si rapporta con i minori;

     – affidare a un minore un segreto;

     – evitare, oltre alle suddette circostanze, qualsiasi altro comportamento o azione che possa essere inappropriato o potenzialmente abusivo nei confronti di minori.

Le cautele da osservarsi da tutti gli adulti con compiti educativi o comunque aventi contatti con minori nel caso di viaggi o di soggiorni promossi nell’ambito di attività ecclesiali (pellegrinaggi, gite, ritiri, vacanze comunitarie o altre forme di convivenza e di vita comune)

     Azioni da compiere:

     – pianificare attentamente e per tempo il viaggio o il soggiorno stabilendo le misure di sicurezza da adottare a tutela dei minori (modalità di trasporto, esercizio dell’attività di sorveglianza, gestione delle eventuali emergenze, adeguatezza delle strutture);

     – acquisire il consenso scritto di chi esercita il ruolo genitoriale (che può essere già incluso in un’autorizzazione acquisita in precedenza, purché adeguatamente comprensiva di tale circostanza) e il sicuro e costante recapito degli stessi;

     – fornire alle famiglie adeguata informazione circa il viaggio e i luoghi prescelti e comunicare i necessari recapiti di contatto;

     – prevedere un’adeguata supervisione sui minori durante il viaggio e il soggiorno, che tenga conto delle differenze di sesso;

     – garantire il rispetto della riservatezza dei minori durante il viaggio e nei luoghi di soggiorno;

     – predisporre i luoghi per il riposo notturno;

     – per il pernottamento garantire l’adeguata distinzione tra maschi e femmine e prevedere per tutti adeguata supervisione;

     – identificare per ogni viaggio e per ogni periodo del soggiorno il responsabile cui riferirsi per segnalare eventuali criticità;

     – acquisire tutte le informazioni necessarie (intolleranze alimentari, terapie da osservarsi, ogni tipo di ulteriore cautela specifica da osservare) per la salute del minore durante il viaggio e/o il soggiorno.

Le cautele da osservarsi da tutti gli adulti con compiti educativi operanti in ambienti ecclesiali nell’uso di strumenti tecnologici coinvolgenti i minori

     Azioni da evitare:

     – contattare un minore sui social media utilizzando profili personali falsi;

     – fotografare o videoriprendere con qualsiasi strumento un minore, senza il consenso previo dei genitori dello stesso;

     – diffondere foto o immagini riconoscibili di uno o più minori attraverso qualsiasi strumento visivo (cartaceo, murale o altro) o tecnologico (notiziario, siti, social network), senza il consenso dei genitori (che deve concernere espressamente il tipo di diffusione prevista);

     – mettere a disposizione di minori accessi informatici da parte di realtà ecclesiali (rete wireless o strumenti tecnologici con accesso a Internet che siano utilizzabili da minori);

     – comunicare con un minore mediante strumenti tecnologici in ora inopportuna (in tarda serata o durante la notte);

     – comunicare in chat, singola o di gruppo, con uno o più minori in modo inappropriato, offensivo o sessualmente provocatorio, anche se solo per scherzo; mediante strumenti tecnologici esercitare azioni scorrette verso un minore: denigrarlo o offenderlo, esercitare nei suoi confronti indebite pressioni, sottoporlo a un ricatto affettivo/psicologico;

     – sviluppare mediante l’ausilio di strumenti tecnologici un rapporto esclusivo con un singolo minore;

     – portare avanti una conversazione on-line con un minore sino a coinvolgere la sfera della vita intima, ovvero scambiare immagini con un minore che abbiano contenuto direttamente o indirettamente erotico o sessuale;

     – chiedere a un minore di mantenere segreto il contatto via chat.

Modulo di adesione all’impegno per la tutela dei minori da parte degli educatori[2]

     Con la presente affermo di essere a conoscenza delle Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza episcopale italiana, di aver preso attenta visione di quanto stabilito dalle Linee operative per la tutela dei minori nella Chiesa di ____________, di condividerle, di assumerle e di aver compreso quanto segue:

     – quali attenzioni vengono richieste dalla Chiesa nel rapporto verso i minori;

     – cosa sia un abuso su minori e quali siano i comportamenti che non risultano essere congrui rispetto all’impegno verso i minori richiesto nella Chiesa;

     – a cosa sono tenuto per applicare le indicazioni date nelle Linee guida per la tutela dei minori nella Chiesa di _________;

     – a quali procedure sono tenuto nel caso in cui, a qualsiasi titolo, nello svolgimento della mia attività educativa, venissi a conoscenza di abusi su minori compiuti in ambito ecclesiale;

     – chi sia il responsabile cui devo riferirmi con tempestività, qualora ne ricorrano le circostanze, per ogni questione concernente la tutela dei minori;

     – quali siano le conseguenze del non ottemperare alle indicazioni date in materia di tutela dei minori.

     Luogo, ___________________

     Firma ____________________

 

[1] Il presente modello di Linee operative (cf. Arcidiocesi di Milano, Formazione prevenzione. Linee guida per la tutela dei minori, Milano 2019) che sintetizza in modo semplice ed essenziale quanto più ampiamente esposto nella descrizione delle buone prassi di tutela dei minori in parrocchia, potrà essere adattato alle specificità di ogni realtà ecclesiale, in particolare di quelle Diocesi che riterranno opportuno adottarlo.

[2] Se ritenuto opportuno, si possono invitare tutti coloro che operano in strutture ecclesiali come educatori, anche a titolo di volontariato, a dichiarare di conoscere e quindi di impegnarsi a rispettare le indicazioni delle Linee operative.

 

Tipo Documento
Tema Minori Pastorale - Liturgia - Catechesi
Area EUROPA
Nazioni