D
Documenti
Documenti, 17/2021, 01/10/2021, pag. 537

Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità

XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

Insieme al Documento preparatorio della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» (in questo numero a p. 527), la Segreteria generale del Sinodo il 7 settembre ha diffuso anche un Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità. Manuale ufficiale per l’ascolto e il discernimento nelle Chiese locali: prima fase (ottobre 2021 – aprile 2022) nelle diocesi e nelle conferenze episcopali in vista dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi di ottobre 2023. Come espresso dal titolo, il documento intende aiutare le diocesi a «preparare e riunire il popolo di Dio affinché possa dare voce alla propria esperienza nella sua Chiesa locale», in una consultazione che sia la più ampia, capillare e vera possibile su che cosa significa e come si mette in pratica l’essere una Chiesa sinodale. La fase diocesana (cf. infografica a p. 549) è quella che maggiormente caratterizza il Sinodo sulla sinodalità, applicando per la prima volta le disposizioni introdotte dalla costituzione apostolica Episcopalis communio sul Sinodo dei vescovi (2018; Regno-doc. 17,2018,528). Questo processo «va visto come un’opportunità per promuovere la conversione sinodale e pastorale di ogni Chiesa locale in modo da produrre frutti più abbondanti nella missione».

Stampa (17.9.2021) da sito web www.synod.va.

Preghiera per il Sinodo
Adsumus Sancte Spiritus 

     Ogni sessione del concilio Vaticano II iniziava con la preghiera Adsumus Sancte Spiritus, le prime parole dell’originale latino, che significano: «Noi stiamo davanti a te, Spirito Santo», una preghiera che è stata storicamente usata nei concili, nei sinodi e in altre assemblee della Chiesa per centinaia di anni e che è attribuita a sant’Isidoro di Siviglia (560 circa – 4 aprile 636). Mentre intraprendiamo questo processo sinodale, questa preghiera invita lo Spirito Santo a operare in noi affinché possiamo essere una comunità e un popolo di grazia. Per il cammino sinodale dal 2021 al 2023, proponiamo la seguente versione semplificata,[1] affinché qualsiasi gruppo o assemblea liturgica possa recitarla più facilmente.

     Siamo davanti a Te, Spirito Santo,
     mentre ci riuniamo nel Tuo nome.

     Con Te solo a guidarci,
     fa’ che tu sia di casa nei nostri cuori;
     insegnaci la via da seguire

     e come dobbiamo percorrerla.

     Siamo deboli e peccatori;
     non lasciare che promuoviamo il disordine.
     Non lasciare che l’ignoranza ci porti
     sulla strada sbagliata
     né che la parzialità influenzi le nostre azioni.

     Fa’ che troviamo in te la nostra unità
     affinché possiamo camminare insieme
     verso la vita eterna
     e non ci allontaniamo dalla via della verità
     e da ciò che è giusto.

     Tutto questo chiediamo a te,
     che sei all’opera in ogni luogo e in ogni tempo,
     nella comunione del Padre e del Figlio,
     nei secoli dei secoli.

     Amen.

     Nota. Questo Vademecum è destinato all’intera Chiesa cattolica. Pertanto il termine «Chiesa locale» si riferisce in modo intercambiabile a una diocesi, un’eparchia, un ordinariato o qualsiasi altro ente ecclesiale equivalente. Allo stesso modo, quando il Vademecum usa il termine «conferenza episcopale», fa riferimento all’istituzione sinodale pertinente di ogni Chiesa sui iuris.

1. Introduzione
1. Qual è la finalità di questo Vademecum

     Questo Vademecum è stato concepito come un manuale che accompagna il Documento preparatorio al servizio del cammino sinodale. I due documenti sono complementari e dovrebbero essere letti parallelamente. In particolare, il Vademecum offre un sostegno pratico ai referenti diocesani (o all’équipe) designati dal vescovo locale per preparare e riunire il popolo di Dio affinché possa dare voce alla propria esperienza nella sua Chiesa locale. Questo invito a livello mondiale a tutti i fedeli costituisce la prima fase della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, il cui tema è «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione».

     Creando questa opportunità di ascolto e dialogo a livello locale attraverso questo Sinodo, papa Francesco chiama la Chiesa a riscoprire la sua natura profondamente sinodale. Questa riscoperta delle radici sinodali della Chiesa comporterà un processo volto a imparare umilmente insieme come Dio ci chiama a essere Chiesa nel terzo millennio.

     Questo manuale vuole essere una guida per sostenere gli sforzi di ogni Chiesa locale, non un libro di regole. Coloro che hanno la responsabilità di organizzare il processo di ascolto e di dialogo a livello locale sono incoraggiati a mostrarsi sensibili alla propria cultura e al proprio contesto, alle risorse e ai vincoli, e a discernere come poter attuare questa fase sinodale diocesana, sotto la guida del vescovo della loro diocesi. Vi incoraggiamo a prendere idee utili da questa guida, ma anche a partire dalle vostre specifiche situazioni locali. Si possono trovare vie nuove e creative per lavorare insieme tra parrocchie e diocesi al fine di portare a compimento questo processo sinodale, che non deve essere visto come un peso opprimente che fa concorrenza alla pastorale locale. Piuttosto, va visto come un’opportunità per promuovere la conversione sinodale e pastorale di ogni Chiesa locale in modo da produrre frutti più abbondanti nella missione.

     Molte regioni hanno già dato inizio a processi per impegnarsi con i fedeli a livello delle loro parrocchie, movimenti e diocesi. Sappiamo che ci sono diversi paesi in cui la Chiesa locale ha avviato un proprio dialogo sinodale, tra cui l’Assemblea ecclesiale in America Latina e nei Caraibi, il Consiglio plenario in Australia e i cammini sinodali in Germania e in Irlanda. Molti sinodi diocesani si sono svolti in tutto il mondo, diversi dei quali sono attualmente in corso. Queste regioni e diocesi sono chiamate ad articolare creativamente i loro processi sinodali già in svolgimento con le fasi dell’attuale Sinodo in corso in tutta la Chiesa. Per alcune altre regioni, l’esperienza di questo processo sinodale costituisce un nuovo territorio inesplorato. La nostra intenzione è che le risorse offerte attraverso questo Vademecum possano fornire strumenti utili al servizio di tutti, proponendo buone e fruttuose pratiche che possono essere adattate lungo il cammino. Oltre a questo manuale, il Vademecum include: a) risorse liturgiche, bibliche e di preghiera disponibili on-line; b) suggerimenti e strumenti metodologici più dettagliati; c) esempi di recenti esercizi sinodali; d) un glossario di termini per il processo sinodale.

     È particolarmente importante che questo processo di ascolto avvenga in un clima spirituale che promuova apertura nella condivisione e nell’ascolto. Per questo motivo vi incoraggiamo a radicare l’esperienza locale del processo sinodale nella meditazione delle Scritture, nella liturgia e nella preghiera. In questo modo il nostro cammino di ascolto reciproco può essere un’autentica esperienza di discernimento della voce dello Spirito Santo. L’autentico discernimento è possibile quando vi è tempo per la riflessione profonda e dove vi è spirito di fiducia reciproca, fede comune e un obiettivo condiviso.

     Il Documento preparatorio ci ricorda il contesto in cui questo Sinodo si sta svolgendo: una pandemia globale, conflitti locali e internazionali, un crescente impatto del cambiamento climatico, migrazioni, varie forme di ingiustizia, razzismo, violenza, persecuzioni e crescenti disuguaglianze in tutta l’umanità, per citare alcuni fattori. Nella Chiesa il contesto è segnato anche dalla sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili «a causa di abusi sessuali, abusi di potere e abusi di coscienza perpetrati da un numero significativo di membri del clero e persone consacrate».[2] Detto questo, ci troviamo in un momento cruciale nella vita della Chiesa e del mondo. La pandemia di COVID-19 ha fatto esplodere le disuguaglianze esistenti. Allo stesso tempo questa crisi globale ha ravvivato la nostra consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca e che «il male di uno va a danno di tutti» (Fratelli tutti, n. 32). Il contesto della pandemia di COVID-19 influenzerà sicuramente lo svolgimento del processo sinodale. Questa pandemia globale crea vere e proprie sfide logistiche, ma offre anche un’opportunità per promuovere la rivitalizzazione della Chiesa in un momento critico della storia umana in cui molte Chiese locali stanno interrogandosi sul cammino da seguire.

     In questo contesto la sinodalità rappresenta il cammino attraverso il quale la Chiesa può essere rinnovata dall’azione dello Spirito Santo, ascoltando insieme ciò che Dio ha da dire al suo popolo. Tuttavia questo cammino percorso insieme non solo ci unisce più profondamente gli uni agli altri come popolo di Dio, ma ci invita anche a portare avanti la nostra missione come testimonianza profetica che abbraccia l’intera famiglia dell’umanità, insieme ai nostri fratelli cristiani di altre denominazioni e alle altre tradizioni di fede.

2. Cos’è la sinodalità? Il retroterra di questo Sinodo 

     Con la convocazione di questo Sinodo, papa Francesco invita l’intera Chiesa a riflettere su un tema decisivo per la sua vita e la sua missione: «È proprio questo cammino di sinodalità che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio».[3] Sulla scia del rinnovamento della Chiesa proposto dal concilio Vaticano II, questo cammino percorso insieme è al tempo stesso un dono e una responsabilità. Riflettendo insieme sul cammino percorso finora, i diversi membri della Chiesa potranno imparare dalle reciproche esperienze e prospettive, sotto la guida dello Spirito Santo (Documento preparatorio, n. 1). Illuminati dalla parola di Dio e uniti nella preghiera, saremo in grado di discernere i processi da attivare per cercare la volontà di Dio e seguire le vie che Dio ci chiama a percorrere – verso una comunione più profonda, una partecipazione più piena e una maggiore apertura a compiere la nostra missione nel mondo. La Commissione teologica internazionale (CTI) descrive la sinodalità in questo modo: «“Sinodo” è parola antica e veneranda nella Tradizione della Chiesa, il cui significato richiama i contenuti più profondi della Rivelazione (…) Indica il cammino fatto insieme dal popolo di Dio. Rinvia pertanto al Signore Gesù che presenta se stesso come “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), e al fatto che i cristiani, alla sua sequela, sono in origine chiamati “i discepoli della via” (cf. At 9,2; 19,9.23; 22,4; 24,14.22)» (CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 2.3.2018, n. 3; Regno-doc. 11,2018,330).

     «La sinodalità designa innanzi tutto lo stile peculiare che qualifica la vita e la missione della Chiesa, esprimendone la natura come il camminare insieme e il riunirsi in assemblea del popolo di Dio convocato dal Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo per annunciare il Vangelo. Essa deve esprimersi nel modo ordinario di vivere e operare della Chiesa» (CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n. 70).

    In questo senso la sinodalità permette a tutto il popolo di Dio di camminare insieme, in ascolto dello Spirito Santo e della parola di Dio, per partecipare alla missione della Chiesa nella comunione che Cristo stabilisce tra noi. In definitiva, questo cammino percorso insieme è il modo più efficace per manifestare e mettere in pratica la natura della Chiesa come popolo di Dio pellegrino e missionario (cf. Documento preparatorio, n. 1).

     L’intero popolo di Dio condivide una comune dignità e vocazione attraverso il battesimo. Tutti noi siamo chiamati, in virtù del nostro battesimo, a partecipare attivamente alla vita della Chiesa. Nelle parrocchie, nelle piccole comunità cristiane, nei movimenti laicali, nelle comunità religiose e in altre forme di comunione, donne e uomini, giovani e anziani, siamo tutti invitati ad ascoltarci l’un l’altro per sentire i suggerimenti dello Spirito Santo, che viene a orientare i nostri sforzi umani, immettendo vita e vitalità nella Chiesa e guidandoci in una comunione più profonda in vista della nostra missione nel mondo. Mentre la Chiesa intraprende questo cammino sinodale, dobbiamo fare tutto il possibile per radicarci in esperienze di autentico ascolto e discernimento avviandoci a diventare la Chiesa che Dio ci chiama a essere.

3. Qual è la finalità di questo Sinodo? Obiettivi del processo sinodale 

     La Chiesa riconosce che la sinodalità è parte integrante della sua stessa natura. Essere una Chiesa sinodale trova espressione nei consigli ecumenici, nei sinodi dei vescovi, nei sinodi diocesani e nei consigli diocesani e parrocchiali. Ci sono molti modi in cui sperimentiamo forme di «sinodalità» già adesso in tutta la Chiesa. Tuttavia essere una Chiesa sinodale non è un’esigenza che si limita alle istituzioni esistenti. Infatti la sinodalità non è tanto un evento o uno slogan, quanto uno stile e un modo di essere con cui la Chiesa vive la sua missione nel mondo. La missione della Chiesa richiede che l’intero popolo di Dio percorra un cammino insieme in cui ogni membro svolge il suo ruolo fondamentale, unito agli altri. Una Chiesa sinodale cammina in comunione per perseguire una missione comune attraverso la partecipazione di ciascuno dei suoi membri. L’obiettivo di questo processo sinodale non è di fornire un’esperienza temporanea o una tantum di sinodalità, quanto piuttosto di offrire un’opportunità all’intero popolo di Dio di discernere insieme come andare avanti sulla strada che ci porta a essere una Chiesa più sinodale sul lungo termine.

     Uno dei frutti del concilio Vaticano II è stata l’istituzione del Sinodo dei vescovi. Mentre finora il Sinodo dei vescovi si è svolto come un’assemblea di vescovi con e sotto l’autorità del papa, la Chiesa si rende sempre più conto che la sinodalità è un cammino per tutto il popolo di Dio. Quindi il processo sinodale non è più soltanto un’assemblea di vescovi ma un cammino per tutti i fedeli, in cui ogni Chiesa locale ha una parte essenziale da svolgere. Il concilio Vaticano II ha rafforzato la consapevolezza che tutti i battezzati, sia la gerarchia sia i laici, sono chiamati a partecipare attivamente alla missione salvifica della Chiesa (cf. Lumen gentium, nn. 32-33). I fedeli hanno ricevuto lo Spirito Santo nel battesimo e nella confermazione e sono in possesso di diversi doni e carismi per il rinnovamento e l’edificazione della Chiesa, in quanto membri del corpo di Cristo. Così l’autorità dottrinale del papa e dei vescovi è in dialogo con il sensus fidelium, la voce viva del popolo di Dio (cf. CTI, Il sensus fidei nella vita della Chiesa, n. 74). Il cammino della sinodalità punta a prendere decisioni pastorali che riflettano il più possibile la volontà di Dio, fondandole sulla voce viva del popolo di Dio (cf. CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n. 68). Si noti che la collaborazione con i teologi – laici, ordinati e religiosi – può essere un utile supporto per articolare la voce del popolo di Dio che esprime la realtà della fede sulla base dell’esperienza vissuta.

     Mentre i Sinodi recenti hanno esaminato temi come la nuova evangelizzazione, la famiglia, i giovani, l’Amazzonia, il presente Sinodo si concentra sul tema specifico della sinodalità.

     L’attuale processo sinodale che stiamo intraprendendo è guidato da una domanda fondamentale: come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel «camminare insieme» che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale? (Documento preparatorio, n. 2).

     In questa luce, l’obiettivo dell’attuale Sinodo è di ascoltare, insieme all’intero popolo di Dio, ciò che lo Spirito Santo sta dicendo alla Chiesa. Lo facciamo ascoltando insieme la parola di Dio nella Scrittura e la Tradizione vivente della Chiesa, e poi ascoltandoci l’un l’altro, specialmente coloro che si trovano ai margini, discernendo i segni dei tempi. In effetti l’intero processo sinodale mira a promuovere un’esperienza vissuta di discernimento, partecipazione e corresponsabilità, dove abbiamo la possibilità di raccogliere insieme una diversità di doni in vista della missione della Chiesa nel mondo.

     In questo senso, è chiaro che lo scopo di questo Sinodo non è di produrre altri documenti. Piuttosto intende ispirare le persone a sognare la Chiesa che siamo chiamati a essere, a far fiorire le speranze, a stimolare la fiducia, a fasciare le ferite, a tessere relazioni nuove e più profonde, a imparare gli uni dagli altri, a costruire ponti, a illuminare le menti, a riscaldare i cuori e a rinvigorire le nostre mani per la nostra missione comune (cf. Documento preparatorio, n. 32). Questo significa che l’obiettivo di questo processo sinodale non è una semplice serie di esercizi che iniziano e finiscono, quanto piuttosto un cammino di crescita autentica verso la comunione e la missione che Dio chiama la Chiesa a realizzare nel terzo millennio.

     Questo cammino percorso insieme ci chiamerà a rinnovare le nostre mentalità e le nostre strutture ecclesiali per vivere la chiamata di Dio per la Chiesa in mezzo agli attuali segni dei tempi. Ascoltare l’intero popolo di Dio aiuterà la Chiesa a prendere decisioni pastorali che corrispondano il più possibile alla volontà di Dio (cf. CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, n. 68). La prospettiva ultima per orientare questo cammino sinodale della Chiesa consiste nell’essere al servizio del dialogo di Dio con l’umanità (Dei verbum, n. 2) e percorrere insieme la via per il regno di Dio (cf. Lumen gentium, n. 9; Redemptoris missio, n. 20). In sintesi questo processo sinodale mira a muoversi verso una Chiesa che sia più fruttuosamente al servizio della venuta del regno dei Cieli.

4. Il tema di questo Sinodo – Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione 

     Nella cerimonia di commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi nell’ottobre 2015, papa Francesco ha dichiarato che «il mondo in cui viviamo e che siamo chiamati ad amare e servire, pur con le sue contraddizioni, esige che la Chiesa rafforzi la cooperazione in tutte le aree della sua missione». Questa chiamata a cooperare per la missione della Chiesa è rivolta a tutto il popolo di Dio. Papa Francesco lo ha chiarito quando ha rivolto un invito diretto all’intero popolo di Dio a contribuire agli sforzi della Chiesa per la guarigione: «Ogni battezzato dovrebbe sentirsi coinvolto nel cambiamento ecclesiale e sociale di cui abbiamo tanto bisogno. Questo cambiamento richiede una conversione personale e comunitaria che ci faccia vedere le cose come le vede il Signore». Nell’aprile 2021, papa Francesco ha proclamato un cammino sinodale di tutto il popolo di Dio che inizierà nell’ottobre 2021 in ogni Chiesa locale e culminerà nell’ottobre 2023 con l’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi.

Parole chiave per il processo sinodale

     Il tema del Sinodo è «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione». Le tre dimensioni del tema sono comunione, partecipazione e missione. Queste tre dimensioni sono profondamente interconnesse. Sono i pilastri vitali di una Chiesa sinodale. Non c’è alcun ordine gerarchico tra loro. Al contrario, ognuna arricchisce e orienta le altre due. Esiste una relazione dinamica tra le tre dimensioni che deve essere articolata tenendo conto di tutte e tre.

     – Comunione. Nella sua benevola volontà, Dio riunisce i nostri popoli, diversi ma con un’unica fede, attraverso l’alleanza che offre al suo popolo. La comunione che condividiamo trova le sue radici più profonde nell’amore e nell’unità della Trinità. È Cristo che ci riconcilia con il Padre e ci unisce gli uni agli altri nello Spirito Santo. Insieme, siamo ispirati dall’ascolto della parola di Dio, attraverso la Tradizione vivente della Chiesa, radicati nel sensus fidei che condividiamo. Tutti abbiamo un ruolo da svolgere nel discernere e vivere la chiamata di Dio per il suo popolo.

     – Partecipazione. Un appello a coinvolgere tutti coloro che appartengono al popolo di Dio – laici, consacrati e ordinati – perché s’impegnino nell’esercitare un ascolto reciproco profondo e rispettoso. Questo ascolto crea lo spazio per ascoltare insieme lo Spirito Santo e guida le nostre aspirazioni a beneficio della Chiesa del terzo millennio. La partecipazione si basa sul fatto che tutti i fedeli sono qualificati e chiamati a servirsi a vicenda attraverso i doni che ciascuno ha ricevuto dallo Spirito Santo. In una Chiesa sinodale tutta la comunità, nella libera e ricca diversità dei suoi membri, è chiamata insieme a pregare, ascoltare, analizzare, dialogare, discernere e offrire consigli al fine di prendere decisioni pastorali che corrispondano il più possibile alla volontà di Dio (CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, nn. 67-68). Sforzi genuini devono essere compiuti per assicurare l’inclusione di coloro che sono ai margini o si sentono esclusi.

     – Missione. La Chiesa esiste per evangelizzare. Non possiamo mai essere centrati su noi stessi. La nostra missione è testimoniare l’amore di Dio in mezzo all’intera famiglia umana. Questo processo sinodale ha una profonda dimensione missionaria. Ha lo scopo di permettere alla Chiesa di testimoniare meglio il Vangelo, specialmente con coloro che vivono nelle periferie spirituali, sociali, economiche, politiche, geografiche ed esistenziali del nostro mondo. In questo modo, la sinodalità è una via attraverso la quale la Chiesa può compiere più fruttuosamente la sua missione di evangelizzazione nel mondo, come un lievito al servizio della venuta del regno di Dio.

5. L’esperienza a livello locale

     La prima fase del processo sinodale è una fase di ascolto nelle Chiese locali. Dopo la celebrazione di apertura a Roma sabato 9 ottobre 2021, la fase diocesana del Sinodo inizierà domenica 17 ottobre 2021. Per offrire un aiuto nella fase iniziale del cammino sinodale, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, il card. Mario Grech, ha scritto a ogni vescovo nel maggio 2021, invitandolo a nominare una persona o un’équipe di riferimento per guidare la fase di ascolto locale. Questa persona o équipe svolgerà anche la funzione di collegamento tra la diocesi e le parrocchie, così come tra la diocesi e la conferenza episcopale. Le Chiese locali sono invitate a fornire le loro risposte alla propria conferenza episcopale per permettere di mettere insieme le idee entro la scadenza fissata ad aprile 2022. In questo modo le conferenze episcopali e i sinodi delle Chiese orientali potranno, a loro volta, fornire una sintesi al Sinodo dei vescovi. Questo materiale sarà riassunto e utilizzato come base per la redazione di due documenti di lavoro (noti come Instrumentum laboris). Infine l’Assemblea del Sinodo dei vescovi si terrà a Roma nell’ottobre 2023.

     Come indicato nel Documento preparatorio (n. 31), «scopo della prima fase del cammino sinodale è favorire un ampio processo di consultazione per raccogliere la ricchezza delle esperienze di sinodalità vissuta, nelle loro differenti articolazioni e sfaccettature, coinvolgendo i pastori e i fedeli delle Chiese particolari a tutti i diversi livelli, attraverso i mezzi più adeguati secondo le specifiche realtà locali: la consultazione, coordinata dal vescovo, è rivolta “ai presbiteri, ai diaconi e ai fedeli laici delle loro Chiese, sia singolarmente sia associati, senza trascurare il prezioso apporto che può venire dai consacrati e dalle consacrate” (Episcopalis communio, n. 7). In particolar modo viene richiesto il contributo degli organismi di partecipazione delle Chiese particolari, specialmente il Consiglio presbiterale e il Consiglio pastorale, a partire dai quali veramente “può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale”.[4] Ugualmente sarà prezioso il contributo delle altre realtà ecclesiali a cui sarà inviato il Documento preparatorio, come quello di chi vorrà mandare direttamente il proprio. Infine sarà di fondamentale importanza che trovi spazio anche la voce dei poveri e degli esclusi, non soltanto di chi riveste un qualche ruolo o responsabilità all’interno delle Chiese particolari».

     Le comunità religiose, i movimenti laicali, le associazioni di fedeli e altri gruppi ecclesiali sono incoraggiati a partecipare al processo sinodale nel contesto delle Chiese locali. Tuttavia, hanno anche la possibilità – e lo stesso vale per qualsiasi gruppo o individuo che non abbia l’opportunità di farlo a livello locale – di mandare il proprio contributo direttamente alla Segreteria generale, come indicato in Episcopalis communio (art. 6 sulla Consultazione del popolo di Dio): «§ 1. La consultazione del popolo di Dio si svolge nelle Chiese particolari, per mezzo dei Sinodi dei vescovi delle Chiese patriarcali e arcivescovili maggiori, dei Consigli dei gerarchi e delle Assemblee dei gerarchi delle Chiese sui iuris e delle conferenze episcopali. In ciascuna Chiesa particolare i vescovi svolgono la consultazione del popolo di Dio avvalendosi degli organismi di partecipazione previsti dal diritto, senza escludere ogni altra modalità che essi giudichino opportuna.

  • 2. Le unioni, le federazioni e le conferenze maschili e femminili degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica consultano i superiori maggiori, che a loro volta possono interpellare i propri consigli e anche altri membri dei suddetti istituti e società.
  • 3. Allo stesso modo anche le associazioni di fedeli riconosciute dalla Santa Sede consultano i loro membri.
  • 4. I dicasteri della curia romana offrono il loro contributo tenendo conto delle rispettive competenze specifiche.
  • 5. La Segreteria generale del Sinodo può individuare pure altre forme di consultazione del popolo di Dio».

     Ogni fase di ascolto sarà adattata alle circostanze locali. È probabile che le persone in comunità remote con accesso limitato a Internet abbiano un coinvolgimento diverso da quelle in ambienti urbani. Le comunità attualmente alle prese con la pandemia di COVID-19 probabilmente organizzeranno opportunità di dialogo e di ascolto diverse da quelle caratterizzate da alti tassi di guarigione. Qualunque siano le circostanze locali, i referenti diocesani sono invitati ad adoperarsi per la massima inclusione e partecipazione, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di persone, in particolare quelle «nelle periferie», che sono spesso escluse e dimenticate. Incoraggiare la più ampia partecipazione possibile aiuterà a garantire che le sintesi formulate a livello di diocesi, conferenze episcopali e di tutta la Chiesa rispecchino la vera realtà e l’esperienza vissuta dal popolo di Dio. Poiché questo coinvolgimento del popolo di Dio è fondamentale e costituisce un primo approccio all’esperienza della sinodalità per molti, è essenziale che ogni esercizio di ascolto locale sia guidato dai principi di comunione, partecipazione e missione che ispirano questo cammino sinodale. Lo svolgimento del processo sinodale a livello locale deve anche includere:

    – Discernimento attraverso l’ascolto, per creare spazio alla guida dello Spirito Santo.

     – Accessibilità, al fine di garantire che il maggior numero di persone possibile possa partecipare, indipendentemente dal luogo, dalla lingua, dal grado d’istruzione, dallo stato socio-economico, dalle capacità/disabilità e dalle risorse materiali.

     – Consapevolezza culturale per celebrare e abbracciare la diversità all’interno delle comunità locali.

     – Inclusione: fare tutto il possibile per coinvolgere coloro che si sentono esclusi o emarginati.

     – Partenariato basato sul modello di una Chiesa corresponsabile.

     – Rispetto per i diritti, la dignità e l’opinione di ogni partecipante.

     – Sintesi accurate che riflettano veramente la gamma di prospettive critiche o elogiative di tutte le risposte, compresi i punti di vista espressi solo da una minoranza di partecipanti.

     – Trasparenza: assicurare che i processi di invito, coinvolgimento, inclusione e aggregazione dei contributi siano chiari e ben comunicati.

     – Equità: assicurare che per farla partecipare al processo di ascolto si tratti ogni persona allo stesso modo, in modo che ogni voce possa essere debitamente ascoltata.

     I referenti diocesani sono incoraggiati ad attingere alla ricchezza dell’esperienza vissuta della Chiesa nel loro contesto locale. Durante tutta la fase diocesana è utile tenere a mente i principi del processo sinodale e la necessità di una certa struttura della conversazione, in modo che possa essere sintetizzata e informare efficacemente la scrittura dei documenti di lavoro (Instrumentum laboris). Vogliamo essere attenti a come lo Spirito parla attraverso il popolo di Dio.

2. Principi di un processo sinodale
1. Chi può partecipare? 

     Nei Vangeli vediamo come Gesù si rivolge a tutti. Egli non salva solo le persone individualmente, ma co-
me un popolo che egli riunisce come l’unico pastore di tutto il gregge (cf. Gv 10,16). Il ministero di Gesù ci mostra che nessuno è escluso dal piano di salvezza di Dio.

     L’opera di evangelizzazione e il messaggio della salvezza non possono essere compresi senza tener conto della costante apertura di Gesù al più vasto pubblico possibile. I Vangeli lo chiamano la folla, composta da tutte le persone che seguono Gesù lungo il cammino e da tutti coloro che Gesù chiama a seguirlo. Il concilio Vaticano II sottolinea che «tutti gli uomini sono chiamati a questa unità del popolo di Dio» (LG 13; EV 1/321). Dio è veramente all’opera in tutte le persone che ha riunito. Per questo «la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo, non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo, quando “dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici” mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale» (LG 12; EV 1/316). Il Concilio sottolinea inoltre che tale discernimento è animato dallo Spirito Santo e procede attraverso il dialogo tra tutti i popoli, leggendo i segni dei tempi nella fedeltà agli insegnamenti della Chiesa.

     In questa luce, l’obiettivo di questa fase diocesana è di consultare il popolo di Dio affinché il processo sinodale si realizzi attraverso l’ascolto di tutti i battezzati. Convocando questo Sinodo, papa Francesco invita tutti i battezzati a partecipare a questo processo sinodale che inizia a livello diocesano. Le diocesi sono chiamate a tenere presente che i soggetti principali di questa esperienza sinodale sono tutti i battezzati. Un’attenzione particolare deve essere dedicata a coinvolgere le persone che corrono il rischio di essere escluse: donne, portatori di handicap, rifugiati, migranti, anziani, persone che vivono in povertà, cattolici che praticano raramente o non praticano mai la loro fede, ecc. Si dovrebbero anche trovare mezzi creativi per coinvolgere i bambini e i giovani.

     Insieme, tutti i battezzati sono il soggetto del sensus fidelium, la voce viva del popolo di Dio. Allo stesso tempo, per partecipare pienamente all’atto di discernimento, è importante che i battezzati ascoltino le voci di altre persone nel loro contesto locale, compresi coloro che hanno abbandonato la pratica della fede, persone di altre tradizioni di fede, persone che non hanno alcun credo religioso, ecc. Perché, come afferma il Concilio: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (GS 1; EV 1/1319).

     Per questo motivo, mentre tutti i battezzati sono specificamente chiamati a partecipare al processo sinodale, nessuno – indipendentemente dalla sua affiliazione religiosa – dovrebbe essere escluso dalla possibilità di condividere la sua prospettiva e le sue esperienze, nella misura in cui vuole aiutare la Chiesa nel suo cammino sinodale di ricerca di ciò che è buono e vero. Questo è particolarmente vero per coloro che sono più vulnerabili o emarginati.

2. Un processo che sia veramente sinodale: ascolto, discernimento e partecipazione 

     Il processo sinodale è prima di tutto un processo spirituale. Non è un esercizio meccanico di raccolta di dati o una serie di riunioni e dibattiti. L’ascolto sinodale è orientato al discernimento. Ci richiede di imparare ed esercitare l’arte del discernimento personale e comunitario. Ci ascoltiamo a vicenda, ascoltiamo la nostra tradizione di fede e i segni dei tempi per discernere ciò che Dio sta dicendo a tutti noi. Papa Francesco descrive i due obiettivi interconnessi di questo processo di ascolto: «Ascolto di Dio, fino a sentire con lui il grido del popolo; ascolto del popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama».[5]

     Questo tipo di discernimento non è solo un esercizio occasionale, ma in definitiva un modo di vivere radicato in Cristo, seguendo la guida dello Spirito Santo, vivendo per la maggior gloria di Dio. Il discernimento comunitario aiuta a costruire comunità fiorenti e resilienti per la missione della Chiesa di oggi. Il discernimento è una grazia di Dio, ma richiede il nostro coinvolgimento umano in modi semplici: pregare, riflettere, prestare attenzione alla propria disposizione interiore, ascoltare e parlare gli uni con gli altri in modo autentico, significativo e accogliente.

     La Chiesa ci offre diverse chiavi di lettura del discernimento spirituale. In senso spirituale, il discernimento è l’arte di interpretare in quale direzione ci portano i desideri del cuore, senza lasciarci sedurre da ciò che ci porta dove non avremmo mai voluto andare. Il discernimento implica la riflessione e impegna sia il cuore sia la testa nel prendere decisioni nella nostra vita concreta per cercare e trovare la volontà di Dio.

     Se l’ascolto è il metodo del processo sinodale e il discernimento è il suo scopo, allora la partecipazione è il suo percorso. Favorire la partecipazione ci porta a uscire da noi stessi per coinvolgere altri che hanno opinioni diverse dalle nostre. Ascoltare coloro che hanno le nostre stesse opinioni non porta alcun frutto. Il dialogo implica l’incontro con opinioni diverse. Infatti, Dio spesso parla attraverso le voci di coloro che possiamo facilmente escludere, emarginare o sminuire. Dobbiamo sforzarci in modo speciale per ascoltare coloro che possiamo essere tentati di vedere come non importanti e coloro che ci costringono a considerare nuovi punti di vista che possono cambiare il nostro modo di pensare. 

3. Atteggiamenti per partecipare al processo sinodale 

     In varie occasioni papa Francesco ha condiviso la sua visione su come si esprima concretamente la pratica della sinodalità. Quelli elencati qui di seguito sono atteggiamenti specifici che permettono un ascolto e un dialogo genuino mentre partecipiamo al processo sinodale.

     – Essere sinodali richiede di dedicare del tempo alla condivisione. Siamo invitati a parlare con autentico coraggio e onestà (parrhesia) per vivere in modo integrato libertà, verità e carità. Tutti possono crescere nella comprensione attraverso il dialogo.

     – L’umiltà nell’ascoltare deve corrispondere al coraggio nel parlare. Tutti hanno il diritto di essere ascoltati, così come tutti hanno il diritto di parlare. Il dialogo sinodale dipende dal coraggio sia nel parlare che nell’ascoltare. Non si tratta di impegnarsi in un dibattito allo scopo di convincere gli altri. Si tratta piuttosto di accogliere ciò che gli altri dicono come un modo attraverso il quale lo Spirito Santo può parlare per il bene di tutti (1Cor 12,7).

     – Il dialogo ci porta alla novità. Dobbiamo essere disposti a cambiare le nostre opinioni in base a ciò che abbiamo sentito dagli altri.

     – Apertura alla conversione e al cambiamento. Spesso siamo resistenti a ciò che lo Spirito Santo sta ispirandoci a intraprendere. Siamo chiamati a mettere da parte quegli atteggiamenti di autocompiacimento e comodità che ci portano a prendere decisioni puramente sulla base di come le cose sono state fatte in passato.

     – I sinodi sono un esercizio ecclesiale di discernimento. Il discernimento si basa sulla convinzione che Dio è all’opera nel mondo e noi siamo chiamati ad ascoltare ciò che lo Spirito ci suggerisce.

     – Siamo segni di una Chiesa che ascolta ed è in cammino. Ascoltando, la Chiesa segue l’esempio di Dio stesso, che ascolta il grido del suo popolo. Il processo sinodale ci offre l’opportunità di aprirci all’ascolto in modo autentico, senza ricorrere a risposte preconfezionate o a giudizi preformulati.

     – Lasciarsi alle spalle i pregiudizi e gli stereotipi. Possiamo essere appesantiti dalle nostre debolezze e dalla nostra tendenza al peccato. Il primo passo verso l’ascolto è liberare la nostra mente e il nostro cuore dai pregiudizi e dagli stereotipi che ci portano sulla strada sbagliata, verso l’ignoranza e la divisione.

     – Sconfiggere la piaga del clericalismo. La Chiesa è il corpo di Cristo, arricchito di diversi carismi in cui ogni membro ha un ruolo unico da svolgere. Siamo tutti interdipendenti gli uni dagli altri e condividiamo tutti una pari dignità all’interno del santo popolo di Dio. A immagine di Cristo, il vero potere è il servizio. La sinodalità chiama i pastori ad ascoltare attentamente il gregge affidato alle loro cure, così come chiama i laici a esprimere liberamente e onestamente le loro opinioni. Ognuno ascolta l’altro per amore, nello spirito della comunione e della nostra comune missione. Così la potenza dello Spirito Santo si manifesta in molteplici modi in tutto il popolo di Dio e attraverso di esso.

     – Combattere il virus dell’autosufficienza. Siamo tutti sulla stessa barca. Insieme formiamo il corpo di Cristo. Mettendo da parte il miraggio dell’autosufficienza, possiamo imparare gli uni dagli altri, camminare insieme e metterci al servizio gli uni degli altri. Possiamo costruire ponti che oltrepassano i muri che a volte minacciano di separarci: età, sesso, ricchezza, abilità differenti, diversi gradi di istruzione, ecc.

     – Superare le ideologie. Dobbiamo evitare il rischio di dare più importanza alle idee che alla realtà della vita di fede che le persone vivono in modo concreto.

     – Far nascere la speranza. Fare ciò che è giusto e vero non è finalizzato ad attirare l’attenzione o a fare notizia, quanto piuttosto a essere fedeli a Dio e a servire il suo popolo. Siamo chiamati a essere fari di speranza, non profeti di sventura.

     – I sinodi sono un tempo per sognare e «passare del tempo con il futuro». Siamo invitati a creare un processo locale che ispiri le persone, senza escludere nessuno, per creare una visione del futuro piena di gioia del Vangelo. Le seguenti disposizioni possono aiutare i partecipanti (cf. Christus vivit):

     * Uno sguardo innovativo: sviluppare nuovi approcci, con creatività e una certa dose di audacia.

     * Essere inclusivi: una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di apprezzare la propria ricca varietà, abbraccia tutti coloro che spesso dimentichiamo o ignoriamo.

     * Una mente aperta: evitiamo le etichette ideologiche e facciamo ricorso a tutte le metodologie che hanno dato frutto.

     * Ascoltare tutti senza dimenticare nessuno: imparando gli uni dagli altri, possiamo riflettere meglio la meravigliosa realtà multiforme che la Chiesa di Cristo è chiamata a essere.

     * Un’interpretazione del «camminare insieme»: percorrere il cammino che Dio chiama la Chiesa a intraprendere per il terzo millennio.

     * Comprendere il concetto di Chiesa corresponsabile: valorizzare e coinvolgere il ruolo unico e la vocazione di ogni membro del corpo di Cristo, per il rinnovamento e l’edificazione di tutta la Chiesa.

     * Raggiungere le persone attraverso il dialogo ecumenico e interreligioso: sognare insieme e camminare insieme con tutta la famiglia umana.

4. Evitare le insidie 

     Come in ogni viaggio, dobbiamo essere consapevoli delle possibili insidie che potrebbero ostacolare il nostro procedere durante questo tempo di sinodalità. Quelle che seguono sono alcune insidie che devono essere evitate per promuovere la vitalità e la fecondità del processo sinodale.

     1) La tentazione di voler guidare le cose di testa nostra invece di lasciarci guidare da Dio. La sinodalità non è un esercizio strategico corporativo. È piuttosto un processo spirituale guidato dallo Spirito Santo. Possiamo essere tentati di dimenticare che siamo pellegrini e servitori sul cammino tracciato da Dio per noi. I nostri umili sforzi in termini di organizzazione e coordinamento sono al servizio di Dio che ci guida sul nostro cammino. Siamo argilla nelle mani del vasaio divino (Is 64,8).

     2) La tentazione di concentrarci su noi stessi e sulle nostre preoccupazioni immediate. Il processo sinodale rappresenta un’opportunità per aprirci, per guardarci intorno, per vedere le cose da altri punti di vista, per andare in missione verso le periferie. Questo esige di pensare sul lungo termine. Significa anche allargare le nostre prospettive alle dimensioni dell’intera Chiesa e porre alcune domande: Qual è il piano di Dio per la Chiesa qui e ora? Come possiamo realizzare il sogno di Dio per la Chiesa a livello locale?

     3) La tentazione di vedere solo «problemi». Le sfide, le difficoltà e le avversità che il nostro mondo e la nostra Chiesa devono affrontare sono numerose. Tuttavia fissarsi sui problemi ci porterà solo a essere sopraffatti, scoraggiati e cinici. Rischiamo di perdere di vista la luce se ci concentriamo solo sull’oscurità. Invece di concentrarci solo su ciò che non va bene, apprezziamo le situazioni in cui lo Spirito Santo sta generando la vita e vediamo come possiamo lasciare che Dio operi più pienamente.

     4) La tentazione di concentrarsi solo sulle strutture. Il processo sinodale richiederà naturalmente un rinnovamento delle strutture a vari livelli della Chiesa, per favorire una comunione più profonda, una partecipazione più piena e una missione più fruttuosa. Allo stesso tempo, l’esperienza della sinodalità non dovrebbe concentrarsi in particolare sulle strutture, ma sull’esperienza del camminare insieme per discernere il cammino da seguire, ispirati dallo Spirito Santo. La conversione e il rinnovamento delle strutture avverranno solo attraverso la conversione e il rinnovamento continuo di tutti i membri del corpo di Cristo.

     5) La tentazione di non guardare oltre i confini visibili della Chiesa. Nell’esprimere il Vangelo nella nostra vita, le donne e gli uomini laici agiscono come un lievito nel mondo in cui viviamo e lavoriamo. Un processo sinodale è un momento per dialogare con persone del mondo dell’economia e della scienza, della politica e della cultura, delle arti e dello sport, dei media e delle iniziative sociali. Sarà un momento per riflettere sull’ecologia e sulla pace, sui problemi della vita e sulla migrazione. Dobbiamo considerare il quadro generale per realizzare la nostra missione nel mondo. È anche un’opportunità per approfondire il cammino ecumenico con le altre denominazioni cristiane e per approfondire la nostra intesa con altre tradizioni di fede.

     6) La tentazione di perdere di vista gli obiettivi del processo sinodale. Mentre procediamo lungo il cammino del Sinodo, dobbiamo stare attenti che, mentre le nostre discussioni possono essere di ampio respiro, il processo sinodale mantenga l’obiettivo di discernere come Dio ci chiama a camminare insieme. Nessun processo sinodale risolverà tutte le nostre preoccupazioni e i nostri problemi. La sinodalità è un atteggiamento e un approccio per andare avanti in modo corresponsabile e aperto ad accogliere insieme i frutti di Dio nel corso del tempo.

     7) La tentazione del conflitto e della divisione. «Che tutti siano uno» (Gv 17,21). Questa è l’ardente preghiera di Gesù al Padre che chiede l’unità tra i suoi discepoli. Lo Spirito Santo ci conduce più profondamente nella comunione con Dio e tra di noi. I semi della divisione non portano frutto. È vano cercare di imporre le proprie idee a tutto il Corpo mettendo pressione o screditando chi sente le cose diversamente.

     8) La tentazione di trattare il Sinodo come una specie di parlamento. Non dobbiamo confondere la sinodalità con una «battaglia politica», in cui per governare una parte deve sconfiggere l’altra. È contrario allo spirito della sinodalità inimicarsi gli altri o incoraggiare conflitti divisivi che minacciano l’unità e la comunione della Chiesa.

     9) La tentazione di ascoltare solo coloro che sono già coinvolti nelle attività della Chiesa. Questo approccio può risultare più facile da gestire, ma finisce per ignorare una parte significativa del popolo di Dio.

3. Il processo sinodale 

     L’infografica qui sotto mostra il flusso complessivo del processo sinodale. La Segreteria generale pubblica il Documento preparatorio e il Vademecum come strumenti per le Chiese locali per realizzare la fase diocesana del Sinodo. I frutti di questa fase diocesana saranno raccolti in una sintesi per ogni Chiesa locale. Poi un’ulteriore sintesi sarà formulata dalle conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese orientali, sulla base delle sintesi ricevute dalle Chiese locali. Anche altri organismi ecclesiali riceveranno questo Vademecum e il questionario (cf. Parte 5) per poter partecipare alla consultazione e potranno elaborare una propria sintesi. Questi includono i dicasteri della curia romana, l’Unione dei superiori generali e l’Unione internazionale delle superiore generali (USG e UISG), altre unioni e federazioni della vita consacrata, movimenti laicali internazionali, università e facoltà di teologia. La Segreteria generale formulerà la prima edizione dell’Instrumentum laboris (documento di lavoro) sulla base delle sintesi ricevute dalle conferenze episcopali, dai sinodi delle Chiese orientali e dagli altri organismi ecclesiali menzionati da Episcopalis communio. Questo primo Instrumentum laboris sarà poi discusso negli incontri continentali (cf. Parte 3.3). Sulla base dei documenti prodotti a livello continentale, una seconda edizione dell’Instrumentum laboris sarà elaborata a uso dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi nell’ottobre 2023 (Segreteria generale del Sinodo dei vescovi).

1. La fase diocesana 

     Gran parte della ricchezza di questa fase di ascolto verrà dalle discussioni tra parrocchie, movimenti laici, scuole e università, congregazioni religiose, comunità cristiane di quartiere, gruppi di azione sociale, movimenti ecumenici e interreligiosi e altri gruppi. I vescovi avviano il processo, quindi è probabile che il coinvolgimento a livello diocesano sarà coordinato attraverso i regolari canali di comunicazione del vescovo diocesano. Le parrocchie che hanno un consiglio pastorale parrocchiale e le diocesi che hanno un Consiglio pastorale diocesano possono utilizzare questi organismi «sinodali» esistenti per organizzare, facilitare e dare vita al processo sinodale a livello locale, a condizione che si compia uno sforzo per raggiungere le periferie e quelle voci che sono raramente ascoltate. L’obiettivo non è di sovraccaricare le diocesi e le parrocchie, quanto piuttosto di integrare il processo sinodale nella vita della Chiesa locale in modi creativi che promuovano una comunione più profonda, una partecipazione più piena e una missione più fruttuosa.

     In questa fase di ascolto invitiamo le persone a riunirsi, a rispondere insieme agli stimoli costituiti da domande/immagini/scenari, ad ascoltarsi a vicenda e a fornire riscontri individuali e di gruppo, idee e suggerimenti. Tuttavia, se le circostanze (come le restrizioni per la pandemia o la distanza fisica) rendono difficile l’interazione in presenza, allora è possibile utilizzare gruppi di discussione on-line con un moderatore, attività on-line autogestite, gruppi di conversazione (chat), telefonate e le varie forme di comunicazione sociale, così come i questionari cartacei e on-line. Anche materiali di preghiera, riflessioni bibliche e musica sacra, così come opere d’arte, poesia e così via, possono essere utilizzati per stimolare la riflessione e il dialogo.

     Questa fase diocesana costituisce un’opportunità per le parrocchie e le diocesi per incontrarsi, per sperimentare e vivere insieme il cammino sinodale, scoprendo o sviluppando in tal modo gli strumenti e i percorsi sinodali più adatti al loro contesto locale, che alla fine diventeranno il nuovo stile delle Chiese locali nel cammino della sinodalità.

     Così questo Sinodo non solo si aspetta risposte che possano offrire un contributo all’Assemblea del Sinodo dei vescovi che si terrà a Roma nell’ottobre 2023, ma desidera anche promuovere e sviluppare la pratica e l’esperienza di essere sinodali nel corso del processo e andando avanti in futuro. Le Chiese locali che hanno già intrapreso questo cammino hanno messo a disposizione eccellenti risorse, come la Guida metodologica per l’Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi (cf. Regno-doc. 15,2021,465) o il Concilio plenario d’Australia e i suoi documenti fondamentali (cf. Regno-doc. 15,2021,485). Vi incoraggiamo a consultare queste risorse per assistere e ispirare il lavoro nella vostra Chiesa locale.

2. Il ruolo delle conferenze episcopali e dei sinodi delle Chiese orientali 

     Una volta che la fase diocesana si sarà conclusa con una riunione presinodale e una sintesi diocesana, le conferenze episcopali e i sinodi delle Chiese orientali raccoglieranno i contributi e i riscontri che hanno ricevuto dalle diocesi e dalle eparchie per formulare sintesi che riassumano adeguatamente i contributi dei partecipanti a livello locale. Le conferenze episcopali e i sinodi delle Chiese orientali sono chiamati a discernere e mettere insieme questa sintesi più ampia organizzando una riunione presinodale.

     Queste sintesi serviranno poi come base per la prima edizione dell’Instrumentum laboris, che sarà pubblicata dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi.

3. La fase continentale 

     Questo Instrumentum laboris iniziale costituirà il «documento di lavoro» per le sette riunioni continentali: Africa (SCEAM); Oceania (FCBCO); Asia (FABC); Medio Oriente (CPCO); America Latina (CELAM); Europa (CCEE) e Nord America (USCCB e CCCB).

     Questi sette incontri internazionali produrranno a loro volta sette Documenti finali che serviranno come base per il secondo Instrumentum laboris, che sarà utilizzato nell’Assemblea del Sinodo dei vescovi nell’ottobre 2023.

4. Assemblea del Sinodo dei vescovi 

     Vescovi e uditori si riuniranno con il santo padre nell’Assemblea del Sinodo dei vescovi a Roma nell’ottobre 2023 per parlare e ascoltarsi a vicenda sulla base del processo sinodale iniziato a livello locale. Lo scopo del Sinodo dei vescovi non è di mettere in ombra le fasi diocesane, le conferenze/sinodi episcopali delle Chiese orientali e le fasi continentali, quanto piuttosto di discernere a livello universale la voce dello Spirito Santo che ha parlato in tutta la Chiesa.

5. La fase di attuazione 

     Poiché questo Sinodo mira a promuovere un nuovo stile di vivere la comunione, la partecipazione e la missione della Chiesa, la fase di attuazione sarà cruciale per camminare insieme sulla via della sinodalità. Questa attuazione è destinata a raggiungere tutte le Chiese locali in tutto il mondo, in modo che il processo sinodale abbia l’intero popolo di Dio sia come punto di partenza sia come punto di arrivo (cf. Episcopalis communio, n. 7). I referenti diocesani e le altre persone e organismi che sono stati coinvolti nella fase diocesana possono essere utili a questo proposito, inclusi i consigli pastorali diocesani, i consigli presbiterali e i consigli pastorali parrocchiali.

     La speranza è che l’esperienza del processo sinodale porti a una nuova primavera in termini di ascolto, discernimento, dialogo e decisioni, in modo che tutti i membri del popolo di Dio possano meglio camminare insieme, tra di loro e con l’intera famiglia umana, sotto la guida dello Spirito Santo.

4. Percorrere il cammino sinodale nelle diocesi
1. Una sintesi di ciò che è previsto nella fase diocesana 

     Questa prima fase del processo sinodale fornisce le basi per tutte le fasi seguenti. Più che rispondere semplicemente a un questionario, la fase diocesana ha lo scopo di offrire al maggior numero possibile di persone un’esperienza veramente sinodale di ascolto reciproco e di cammino percorso insieme, sotto la guida dello Spirito Santo.

     Lo Spirito di Dio, che illumina e dà vita a questo cammino che percorriamo insieme, è lo stesso Spirito che è all’opera nella missione che Gesù ha affidato ai suoi apostoli. Lo Spirito Santo opera attraverso tutte le generazioni di discepoli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica. Lo Spirito inviato da Cristo non solo conferma la continuità del Vangelo di Gesù, ma illumina le profondità sempre nuove della parola di Dio e ispira le decisioni necessarie per sostenere il cammino della Chiesa e dare nuovo vigore alla sua missione (cf. Gv 14,25-26; 15,26-27; 16,12-15) (Documento preparatorio, n. 16).

     Il Documento preparatorio ricorre a due «immagini» dalla Scrittura per ispirare il nostro cammino di costruzione di una Chiesa sinodale. La prima immagine emerge dalla «scena comunitaria» che accompagna costantemente il cammino di evangelizzazione, fin dal ministero di predicazione di Gesù: ognuno vi trova il suo posto – la folla, gli apostoli e il Signore (nn. 17-21). La seconda immagine si riferisce all’esperienza dello Spirito Santo, in cui Pietro e la comunità primitiva riconoscono il rischio di porre limiti ingiustificati alla condivisione della fede (nn. 22-24). Vi invitiamo a riflettere su queste due immagini come fonte di nutrimento e ispirazione nel processo sinodale.

     Il Vangelo testimonia lo sforzo costante di Gesù di raggiungere le persone escluse, emarginate e dimenticate. Un tratto comune a tutto il suo ministero è che la fede emerge quando le persone sono valorizzate: la loro supplica è ascoltata, sono aiutate nella loro difficoltà, la loro disponibilità è messa in luce, la loro dignità è confermata dallo sguardo di Dio e ristabilita all’interno della comunità. Come Pietro è cambiato in seguito all’esperienza con Cornelio, così anche noi dobbiamo lasciarci trasformare da ciò che Dio ci invita a vivere. Attraverso il processo sinodale, Dio ci conduce sul cammino comune della conversione per mezzo di ciò che sperimentiamo gli uni con gli altri. Dio arriva a noi attraverso gli altri e arriva agli altri attraverso di noi, spesso in modi sorprendenti.

     Affinché ciò avvenga, è necessario adoperarci al massimo per coinvolgere in modo significativo il maggior numero di persone possibile. Questa è la prima responsabilità dei referenti diocesani designati per guidare e animare la fase diocesana del processo sinodale. Non sarà utile un contributo superficiale o programmato che non rappresenti accuratamente e con ricchezza di contenuti l’esperienza delle persone, e lo stesso vale per i contributi che non esprimano l’intera gamma e diversità delle esperienze.

     In questo senso la fase diocesana dovrebbe iniziare individuando i modi più efficaci per ottenere la più ampia partecipazione possibile. Dobbiamo raggiungere personalmente le periferie, coloro che hanno lasciato la Chiesa, coloro che praticano la loro fede raramente o non la praticano affatto, coloro che sperimentano la povertà o l’emarginazione, i rifugiati, gli esclusi, i senza voce ecc.

     Il cuore dell’esperienza sinodale è l’ascolto di Dio attraverso l’ascolto reciproco, ispirati dalla parola di Dio. Ci ascoltiamo fra noi per udire meglio la voce dello Spirito Santo che parla nel nostro mondo di oggi. Questo può avvenire nel corso di ogni riunione, ma noi vi incoraggiamo fortemente a svolgere numerose riunioni per poter creare un’atmosfera più interattiva di condivisione dove le persone si conoscano, cresca la loro fiducia reciproca e sentano di poter parlare più liberamente, vivendo così un’esperienza veramente sinodale di cammino percorso insieme. Oltre agli aspetti più formali del parlare e dell’ascoltarsi a vicenda, è importante che le riunioni prevedano anche dei momenti informali. I pellegrinaggi, le attività di gruppo, le espressioni artistiche e persino le pause caffè possono aiutare a promuovere un senso di comunità attraverso l’esperienza di condivisione della propria vita con gli altri.

     Il modo in cui questi incontri avranno luogo dipenderà dalle circostanze locali. Si possono organizzare riunioni fra parrocchie diverse, così come mettere insieme ministeri come la pastorale della salute o dell’educazione cattolica, comunità religiose, movimenti laici e gruppi ecumenici.

     Nel questionario che segue (Parte 5) vengono suggerite alcune domande per stimolare e facilitare questa esperienza di condivisione e di ascolto. Lo scopo non è di rispondere a tutte le domande, ma di scegliere quelle che risultano più rilevanti nel vostro contesto locale. Potete anche porre altre domande, anzi vi incoraggiamo a farlo. Come orientamento generale, vi chiediamo di dare più enfasi alle domande che evocano storie personali ed esperienze di vita reale piuttosto che affermazioni «dottrinali». Si veda la Parte 5 per alcuni esempi.

     Le reazioni emerse durante il processo d’ascolto dovrebbero essere raccolte in una «sintesi». Come spiegato nella «tabella di marcia» che segue (Parte 4.4), dovrebbe essere scritta una sintesi ogni volta che si tiene un incontro nella diocesi per rispondere alle domande delineate in questo Vademecum (Parte 5). Allo stesso tempo, una sintesi verrà scritta per ogni diocesi e, infine, per ogni conferenza episcopale. L’obiettivo di queste sintesi, a qualsiasi livello, non è di produrre un riassunto generico di tutto ciò che è stato detto o di svolgere un esercizio accademico. Piuttosto la sintesi è un atto di discernimento nello scegliere e mettere nero su bianco ciò che può contribuire alla fase successiva del processo sinodale, essendo inviata alla diocesi (nel caso della consultazione all’interno della diocesi) e infine alla conferenza episcopale (nel caso della sintesi scritta dalla diocesi). In questo senso, la sintesi non si limiterà a riportare le tendenze comuni e i punti di convergenza, ma metterà in evidenza anche i punti che ci hanno colpito, quelli che ispirano un punto di vista originale o aprono un nuovo orizzonte. La sintesi dovrebbe prestare particolare attenzione alle voci di coloro che non vengono spesso ascoltati e integrare quello che potremmo chiamare un «rapporto di minoranza». Il riscontro non dovrebbe limitarsi a sottolineare le esperienze positive, ma anche portare alla luce le esperienze impegnative e negative al fine di riflettere la realtà di ciò che è stato ascoltato. Qualcosa dell’esperienza dell’incontro locale dovrebbe essere trasmesso nel riscontro: gli atteggiamenti dei partecipanti, le gioie e le sfide dell’impegnarsi insieme nel discernimento.

     I riscontri ricevuti da questi incontri locali saranno poi raccolti in una sintesi globale a livello diocesano. La sintesi che ogni diocesi elaborerà al termine di questo lavoro di ascolto e discernimento costituirà il suo contributo concreto al cammino di tutto il popolo di Dio. Può anche servire come documento utile per individuare i prossimi passi nel cammino della Chiesa locale sulla via della sinodalità. Per facilitare le fasi successive del processo sinodale, è importante condensare i frutti della preghiera e della riflessione in un massimo di dieci pagine. Possono essere allegati altri testi alla sintesi diocesana per rafforzarne o accompagnarne i contenuti.

     La sintesi elaborata da ogni diocesi o eparchia sarà poi trasmessa alle conferenze episcopali e ai sinodi delle Chiese orientali. A loro volta questi organismi elaboreranno la propria sintesi con lo stesso spirito di discernimento sopra descritto, sulla base delle sintesi diocesane/eparchiali che hanno ricevuto. Le conferenze episcopali e i sinodi delle Chiese orientali sottoporranno poi questa sintesi da loro elaborata alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi, che comporrà la prima edizione del documento di lavoro (Instrumentum laboris) sulla base di quanto condiviso e vissuto a livello locale.

2. Il ruolo del vescovo nel processo sinodale 

     La sinodalità non esiste senza l’autorità pastorale del Collegio dei vescovi, sotto il primato del successore di Pietro, e lo stesso vale per l’autorità pastorale di ogni vescovo diocesano nella diocesi affidata alla sua cura. Il ministero dei vescovi consiste nell’essere pastori, maestri e sacerdoti del culto sacro. Il loro carisma di discernimento li chiama a essere autentici custodi, interpreti e testimoni della fede della Chiesa. Nelle Chiese locali e dalle Chiese locali è costituita l’una e unica Chiesa cattolica (LG 23). La pienezza del processo sinodale può esistere veramente solo con il coinvolgimento delle Chiese locali, che richiede il coinvolgimento personale del vescovo diocesano. «In virtù di questa cattolicità, le singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, in modo che il tutto e le singole parti si accrescono per uno scambio mutuo universale e per uno sforzo comune verso la pienezza nell’unità» (LG 13; EV 1/320). La diversità delle Chiese locali, il loro contesto e la loro cultura portano doni diversi all’insieme, arricchendo l’intero corpo di Cristo. Questa è la chiave di lettura per comprendere la via della sinodalità della Chiesa.

     Pertanto il ruolo primario del vescovo diocesano in questo processo sinodale consiste nel facilitare l’esperienza sinodale di tutto il popolo di Dio nel cammino verso una Chiesa più sinodale. Il vescovo diocesano svolge un ruolo chiave nell’ascoltare il popolo di Dio nella sua Chiesa diocesana. Seguendo l’ispirazione dello Spirito Santo, il vescovo può discernere i processi più fruttuosi per l’ascolto del popolo di Dio nella sua diocesi, lungo il cammino di sinodalità intrapreso da tutta la Chiesa. Per assistere il vescovo diocesano in questo compito, egli deve nominare il/i referente/i o l’équipe diocesana. Insieme possono discernere con l’aiuto della preghiera. Il vescovo è invitato a svolgere un ruolo attivo nella fase diocesana del processo sinodale. Il suo coinvolgimento dovrebbe favorire un dialogo aperto nella diversità del popolo di Dio.

     Il vescovo può cercare riscontri e partecipazione ovunque sia utile nel processo organizzativo; è inoltre invitato a mettersi in comunicazione con i rispettivi enti, organizzazioni e strutture della diocesi, tra cui il consiglio pastorale diocesano, il consiglio presbiterale, le parrocchie, le comunità religiose, i movimenti laicali, i vari ministeri pastorali (ad es. nelle scuole e negli ospedali) e le commissioni diocesane per incoraggiare la loro partecipazione al processo sinodale e sollecitare il loro aiuto, se lo ritiene opportuno. Sotto l’autorità del vescovo, i referenti diocesani possono mettersi in comunicazione direttamente con i coordinatori delle parrocchie e delle altre comunità locali per preparare e facilitare il processo di consultazione.

     Allo stesso tempo il vescovo può assicurare che vengano accantonate le risorse appropriate, comprese quelle finanziarie, logistiche, tecniche e di personale. Il vescovo svolge anche un ruolo nell’incoraggiare il coinvolgimento di diversi gruppi e individui in modo che il processo sinodale possa essere un impegno veramente collaborativo, promuovendo un’ampia partecipazione dei fedeli e facendo ricorso alla piena diversità del popolo di Dio: sacerdoti, diaconi, uomini e donne consacrati e laici. Le strutture diocesane che già si sforzano di esercitare la sinodalità possono essere un sostegno vitale in questo senso, in particolare il consiglio pastorale diocesano, il consiglio presbiterale, i consigli pastorali parrocchiali ecc.

     Si può preparare una lettera personale o una videoregistrazione in cui il vescovo invita e incoraggia tutti nella diocesi a partecipare al processo di ascolto, dialogo e consultazione. Si raccomanda che la fase diocesana del processo sinodale si apra e si chiuda con una celebrazione liturgica presieduta dal vescovo.

     Durante il processo di consultazione, il ruolo fondamentale del vescovo è quello dell’ascolto. Sebbene il coinvolgimento personale del vescovo diocesano nel processo d’ascolto possa assumere molte forme, lo incoraggiamo a partecipare e ad essere attento alla voce dei fedeli. Oltre a partecipare alle sessioni d’ascolto locali in tutta la diocesi, il vescovo può convocare, se lo desidera, piccole riunioni comunitarie ad hoc, invitando rappresentanti della diocesi con un coinvolgimento trasversale, specialmente quelli delle periferie. Inoltre può anche esercitare questo ascolto esaminando i riscontri raccolti dalle consultazioni, al fine di discernere ciò che lo Spirito Santo sta dicendo attraverso le persone affidate alle sue cure. Su base regolare, il vescovo dovrebbe incontrarsi con i referenti diocesani per esaminare l’andamento della consultazione e affrontare le eventuali difficoltà. Si dovrebbe fare attenzione a garantire che la presenza del vescovo e del clero non abbia l’effetto involontario di soffocare il contributo autentico e libero dei fedeli, specialmente in circostanze in cui c’è stato uno scandalo, o semplicemente a causa di un atteggiamento di deferenza per motivi culturali.

     Infine, il vescovo convoca una riunione presinodale per concludere la fase diocesana e lavora con i referenti diocesani per organizzarla. Questo incontro dovrebbe prevedere un’ampia rappresentanza da tutta la diocesi con lo scopo di riunirsi per pregare, ascoltare, riflettere e discernere il cammino sinodale al quale lo Spirito di Dio sta chiamando l’intera diocesi. Il vescovo può poi rivedere la sintesi diocesana in collaborazione con i referenti diocesani prima di presentarla alla conferenza episcopale. È molto importante notare che la sintesi diocesana non ha lo scopo di esprimere riflessioni – in senso positivo o negativo – sul vescovo diocesano. Piuttosto la sintesi diocesana dovrebbe essere un’onesta relazione su tutto ciò che è stato condiviso durante la fase diocesana del processo sinodale, rappresentando la varietà dei punti di vista e delle prospettive del popolo di Dio.

     Comprensibilmente, questo processo di consultazione evocherà una serie di sentimenti tra i responsabili pastorali, dall’entusiasmo e dalla gioia all’ansia, alla paura, all’incertezza o anche allo scetticismo. Tali reazioni differenziate fanno spesso parte del percorso sinodale. I vescovi possono riconoscere la varietà di reazioni che sorgono nella diocesi, mentre incoraggiano l’apertura allo Spirito Santo che spesso opera in modi sorprendenti e vivificanti. Come un buon pastore per il suo gregge, il vescovo è chiamato a guidare il popolo di Dio, a starne al centro e a seguirlo, assicurandosi che nessuno sia lasciato fuori o si perda.

3. Il ruolo dei sacerdoti e dei diaconi nel processo sinodale 

     Il ministero dei sacerdoti e dei diaconi ha due punti di riferimento vitali: da un lato il vescovo diocesano; dall’altro le persone affidate alla sua cura pastorale. Così il clero presente nella Chiesa locale fornisce un utile punto di collegamento tra il vescovo e coloro che usufruiscono del loro servizio. Questo assegna ai sacerdoti e ai diaconi un ruolo chiave nel camminare insieme in mezzo al popolo di Dio, in unione con il vescovo e al servizio dei fedeli. Devono imparare a comunicare al popolo a nome del vescovo e a comunicare al vescovo a nome del popolo. Sono chiamati a essere agenti di comunione e di unità nell’edificazione del corpo di Cristo, ad aiutare i fedeli ad andare avanti insieme, camminando gli uni con gli altri nel cuore della Chiesa. Il clero è, allo stesso modo, un araldo del rinnovamento, attento ai bisogni in evoluzione del suo gregge, e indica come lo Spirito Santo stia aprendo nuove strade. Infine sono chiamati a essere uomini di preghiera che promuovono un’esperienza genuinamente spirituale della sinodalità, in modo che il popolo di Dio possa essere più attento allo Spirito Santo e ascoltare insieme la volontà di Dio.

     In questo senso i sacerdoti e i diaconi hanno un ruolo cruciale da svolgere nell’accompagnare l’intero popolo di Dio sul cammino della sinodalità. I loro sforzi per promuovere e mettere in pratica un modo di essere Chiesa di Cristo più sinodale sono di vitale importanza. I sacerdoti e i diaconi possono sensibilizzare sulla natura sinodale della Chiesa e sul significato della sinodalità nelle parrocchie, nei ministeri e nei movimenti di cui sono al servizio. I sacerdoti e i diaconi sono anche chiamati a sostenere, incoraggiare, promuovere e facilitare lo svolgimento della fase diocesana del processo sinodale nella Chiesa locale. Lo possono fare attraverso gli organi di partecipazione che sono già stabiliti in tutta la diocesi, come il consiglio pastorale diocesano, il consiglio presbiterale e i consigli pastorali parrocchiali. Il coinvolgimento degli organismi «sinodali» delle Chiese locali è specificamente richiesto, specialmente quello del consiglio presbiterale e del consiglio pastorale (Documento preparatorio, n. 31). Nel cammino di sinodalità della Chiesa «può rivelarsi fondamentale il contributo degli organismi di partecipazione della Chiesa particolare (…) a partire dai quali veramente “può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale”» (Episcopalis communio, n. 7; Regno-doc. 17,2018,531).

     Allo stesso tempo i sacerdoti e i diaconi possono trovare modi nuovi e creativi per promuovere un’esperienza autenticamente sinodale tra i fedeli laici, in connessione con le iniziative del vescovo diocesano e dei referenti diocesani che sono stati designati per questo processo sinodale. Vale la pena notare che la consultazione intrapresa dalla fase diocesana del processo sinodale è coordinata dal vescovo diocesano e si rivolge «ai presbiteri, ai diaconi e ai fedeli laici delle loro Chiese, sia singolarmente sia associati, senza trascurare il prezioso apporto che può venire dai consacrati e dalle consacrate» (Episcopalis communio, n. 7).

     Il Documento preparatorio ci dice che, nel ministero di Gesù, «l’elezione degli apostoli non è il privilegio di una posizione esclusiva di potere e di separazione, bensì la grazia di un ministero inclusivo di benedizione e di comunione. Grazie al dono dello Spirito del Signore risorto, costoro devono custodire il posto di Gesù, senza sostituirlo: non per mettere filtri alla sua presenza, ma per rendere facile incontrarlo» (Documento preparatorio, n. 19). Così anche tutto il clero, dotato dei sacri doni e carismi ricevuti attraverso la propria ordinazione, ha un ruolo critico da svolgere per assicurare che questa esperienza sinodale sia un autentico incontro con Cristo risorto, fondato sulla preghiera, nutrito dalla celebrazione dell’eucaristia e ispirato dall’ascolto della parola di Dio.

4. La tabella di marcia
(Passi di esempio per la fase diocesana)

     I compiti implicati nello svolgimento della fase di ascolto e dialogo all’interno di ogni diocesi varieranno a seconda dei fattori locali, ma l’approccio generale prevede i seguenti passi:

1. Nominare il/i referente/i diocesano/i

     Ogni diocesi dovrebbe selezionare una o due persone che servano come referenti diocesani. L’Appendice A (qui omessa; ndr) fornisce dettagli sulle responsabilità e le qualità desiderate in questi referenti. Idealmente andrebbero nominati due co-responsabili come modello di corresponsabilità. Se c’è più di un referente diocesano si raccomanda di nominare almeno una donna e un uomo. Possono essere incarichi basati sul volontariato o remunerati, e potrebbero essere assegnati a persone che già lavorano nella diocesi. I referenti diocesani possono essere sacerdoti, religiosi o laici. Le diocesi possono riflettere sul possibile ruolo dei referenti diocesani nel continuare a servire il cammino della sinodalità nella diocesi fino all’ottobre 2023 e oltre.

2. Creazione di un’équipe sinodale diocesana

     I referenti diocesani avranno probabilmente bisogno di lavorare in collaborazione con un’équipe, che può essere istituita attraverso un processo aperto che coinvolga persone che hanno espresso il loro interesse, o su nomina del vescovo diocesano. Suggeriamo che questa équipe sinodale diocesana comprenda rappresentanti di parrocchie, movimenti, ministeri diocesani e comunità religiose. Possono essere convocati come organo consultivo e operativo a beneficio dei referenti diocesani. Oltre la fase diocesana dell’attuale Sinodo, l’équipe sinodale diocesana può continuare a promuovere e ad attuare il cammino della sinodalità nella diocesi nel futuro, in collaborazione con il vescovo diocesano.

3. Discernere il cammino per la vostra diocesi

     Il Documento preparatorio e il Vademecum forniscono informazioni sul Sinodo attuale e offrono linee guida per organizzare il processo di consultazione. Questi documenti devono essere applicati in modo diverso nei diversi contesti, a seconda delle realtà e delle sfide presenti nella Chiesa locale e nella società, oltre che tenendo conto di eventuali processi sinodali concomitanti o recenti in corso nella diocesi. Sulla base di questi documenti si può fare una riflessione meditata per discernere le aree chiave di attenzione per la diocesi.

4. Pianificazione del processo partecipativo

     Ogni diocesi dovrebbe puntare alla più ampia partecipazione possibile, coinvolgendo una varietà di piattaforme che includano incontri a livello parrocchiale, riunioni interparrocchiali, gruppi scolastici, associazioni locali, piattaforme on-line, raggruppamenti linguistici speciali e mezzi adeguati per raggiungere coloro che sono lontani dalla Chiesa. Idealmente si potrebbero creare opportunità per i diversi gruppi di ascoltarsi a vicenda. Le risorse necessarie per il processo di consultazione dovrebbero essere identificate e rese disponibili, incluso un budget complessivo, locali disponibili e piattaforme on-line. Iniziative di solidarietà possono essere organizzate tra le diocesi per fornire assistenza finanziaria e risorse umane secondo le necessità.

5. Preparare i coordinatori di gruppo per le riunioni di consultazione sinodale

     L’équipe sinodale diocesana può lavorare attraverso dei coordinatori per svolgere le riunioni di consultazione sinodale in tutta la diocesi. Per esempio la consultazione sinodale all’interno di una parrocchia può essere supervisionata da un coordinatore per quella parrocchia, lavorando con un’équipe parrocchiale. Tutti i coordinatori dovranno essere informati sullo spirito, gli obiettivi e gli orientamenti del processo sinodale e dovranno avere accesso alle risorse pertinenti, inclusi questo Vademecum e il sito web del Sinodo. I coordinatori possono poi discernere e pianificare i processi più appropriati per i loro gruppi specifici, in comunicazione con l’équipe sinodale diocesana.

6. Organizzare un workshop di orientamento per l’équipe sinodale diocesana e i coordinatori locali

     Poiché i livelli di comprensione e di esperienza riguardo alla sinodalità risultano probabilmente differenti all’interno della diocesi, si possono organizzare seminari di formazione per fornire alle persone un orientamento sulla sinodalità e dotarle delle competenze di base per i processi sinodali. Tali competenze comprenderebbero lo svolgimento di incontri di consultazione sinodale, e questa formazione di base è di per sé un prezioso risultato dell’attuale processo sinodale. L’Appendice B (qui omessa; ndr) fornisce uno schema di come può essere condotto un tipico incontro di consultazione sinodale. Ciò che è essenziale è l’adozione di metodi adeguati che facilitino un ascolto attento, una condivisione genuina e un discernimento spirituale comunitario. Ulteriori risorse sono disponibili sul sito web del Sinodo.

7. Comunicare a tutti

     Per sensibilizzare e incoraggiare la partecipazione si può mettere in atto un’ampia pubblicità del Sinodo per comunicarne il significato e gli obiettivi e il modo in cui le persone possono partecipare. Alcuni esempi di materiale pubblicitario sono forniti sul sito web.

8. Attuare, monitorare e guidare il processo di consultazione sinodale

     Quando tutto è pronto, inizia il processo di consultazione sinodale. Il cuore di questa fase sono le riunioni di consultazione sinodale che avvengono in tutta la diocesi. Si può organizzare una celebrazione liturgica per aprire la fase diocesana e invocare lo Spirito Santo affinché guidi l’intero processo. Durante tutta la fase diocesana i referenti diocesani dovrebbero tenersi regolarmente in contatto con i coordinatori degli incontri di consultazione sinodale nelle diocesi, in modo da monitorare i progressi, fornire sostegno dove necessario e facilitare lo scambio delle idee, delle buone pratiche e dei riscontri emergenti. Si dovrebbe fissare una data per la presentazione del feedback della consultazione, che può seguire le linee guida per la sintesi diocesana come descritto di seguito.

9. Riunione diocesana presinodale

     Si raccomanda vivamente che il processo di consultazione nella diocesi culmini in un incontro presinodale che includa una celebrazione liturgica. Un’ampia rappresentanza da tutta la diocesi dovrebbe essere invitata a partecipare allo scopo di riunirsi per pregare, ascoltare, riflettere e discernere il cammino sinodale lungo il quale lo Spirito di Dio sta chiamando l’intera diocesi. L’Appendice C offre alcuni suggerimenti per organizzare questo incontro.

10. Preparazione e presentazione della sintesi diocesana

     Infine una sintesi diocesana dovrebbe essere preparata sulla base dei riscontri raccolti in tutta la diocesi, nonché dei verbali della riunione presinodale. L’Appendice D fornisce uno schema da noi suggerito. Questa sintesi deve essere presentata alla conferenza episcopale entro una data prefissata. Una volta terminata, la sintesi dovrebbe essere comunicata al pubblico nella diocesi. I referenti diocesani dovrebbero mantenere il loro incarico durante tutto il processo sinodale, almeno fino all’Assemblea del
Sinodo dei vescovi nell’ottobre 2023, ma il loro ruolo può continuare oltre questa data. Nelle fasi successive dell’attuale Sinodo, saranno un punto di collegamento per le conferenze episcopali e le assemblee continentali, e possono aiutare la diocesi a rimanere coinvolta nel processo sinodale. Dove necessario, possono anche assicurare una transizione morbida verso l’attuazione di qualsiasi suggerimento offerto durante la consultazione nella diocesi. Dopo tutto, questo processo sinodale non è la fine ma un nuovo inizio.

5. Gli ingredienti di base dell’esperienza sinodale 

     I passi precedentemente elencati nella parte 4.4 devono essere usati come linee guida. In definitiva la fase diocesana comporta «ingredienti» simili a quelli dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi, come quella che si terrà a Roma nell’ottobre 2023. Questi elementi sono: una celebrazione liturgica per iniziare, il raduno in una grande assemblea, incontri in piccoli gruppi, momenti di silenzio e di preghiera, conversazioni informali, esperienze condivise (pellegrinaggi, espressioni artistiche, esperienze con persone vulnerabili, disabili e anziani) e una celebrazione liturgica per concludere. Questi ingredienti di base della sinodalità possono essere facilmente adattati alla vostra situazione locale per favorire un’esperienza sinodale fruttuosa nella vostra Chiesa locale, tenendo presenti i principi, gli atteggiamenti e le insidie delineati nella Parte 2.

5. Risorse per organizzare il processo sinodale

1. Metodologia per il processo sinodale diocesano

     Ogni diocesi può discernere i modi più favorevoli per permettere un’esperienza sinodale guidata dallo Spirito per il suo popolo, prestando particolare attenzione a coloro le cui voci non sono state ascoltate in passato. Potete trovare consigli e risorse in proposito sul sito web del Sinodo.

     Come menzionato precedentemente, gli individui e i gruppi sono incoraggiati a partecipare al processo sinodale attraverso la loro Chiesa locale. Tuttavia è anche possibile per individui e gruppi inviare i propri contributi direttamente alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi (cf. Episcopalis communio, n. 6).

     All’interno di ogni Chiesa locale, gli incontri dovrebbero essere organizzati in modo da promuovere un’esperienza sinodale più fruttuosa nel contesto locale. Idealmente più «incontri di consultazione sinodale» potrebbero essere organizzati per lo stesso gruppo di partecipanti, in modo che possano approfondire e dialogare meglio. In alternativa si possono organizzare nuovi raggruppamenti in modo che un maggior numero di persone possano ascoltare e impegnarsi, con una più ampia diversità di opinioni ed esperienze.

     Anche i singoli individui possono contribuire con il loro riscontro alla consultazione comunicandolo direttamente alla diocesi. Per i contributi individuali alla consultazione, informazioni e materiali adeguati dovrebbero essere distribuiti in modo tempestivo, in modo che le opinioni espresse possano essere incluse nella sintesi diocesana. Le esperienze comunitarie del processo sinodale sono da incoraggiare rispetto ai contributi individuali, poiché manifestano meglio lo spirito sinodale del camminare insieme. In questo senso videoregistrazioni, videoconferenze, riflessioni sulle Scritture e preghiere possono essere proposte a coloro che contribuiscono individualmente, per unirli maggiormente all’esperienza della sinodalità.

     Organizzare incontri di consultazione sinodale che riuniscano più parrocchie può essere un buon modo per riunire una serie di persone di diversi contesti socio-economici, etnie, fasce d’età, ecc. Due o più parrocchie possono unirsi per pianificare una serie di incontri di consultazione sinodali congiunti. Possono concentrare la loro condivisione su un’esperienza rilevante comune, come le sfide che affrontano come cristiani, l’essere Chiesa nel pieno della pandemia COVID-19, o qualcosa collegato al loro contesto. Si può formare un’équipe organizzativa interparrocchiale.

     Vi incoraggiamo anche a integrare il tema della sinodalità e di questo processo sinodale di consultazione negli incontri e nelle riunioni locali o diocesane già programmate, laddove possibile. In questo senso, la fase diocesana del processo sinodale può arricchire l’agenda pastorale esistente per l’anno 2021-2022, ispirando anche alcuni elementi nuovi.

2. La dimensione informale del processo sinodale  

     L’ascolto reciproco si arricchisce conoscendosi e condividendo la vita insieme. Può essere molto utile condividere un’attività comune prima di iniziare gli incontri e dialogare fra di voi.

     Alcuni esempi di attività che possono essere svolte insieme includono un pellegrinaggio, un’azione sociale o caritatevole, o semplicemente un pranzo o una cena insieme. Oltre a sviluppare la fiducia reciproca tra i partecipanti, questo potrebbe anche aiutare a promuovere la partecipazione di persone che sono più attratte dall’azione pratica piuttosto che dalla discussione intellettuale.

     Questo approccio segue l’esempio di Gesù, che riuniva i suoi discepoli per condividere un pasto, camminare insieme o semplicemente passare del tempo insieme. Può essere importante concedere tempo sufficiente e spazio adeguato ai partecipanti per condividere cibo e bevande, prolungando l’esperienza dell’ascolto reciproco in uno scambio meno formale e più spontaneo durante le pause. Questo può aprire a una partecipazione più fruttuosa delle persone che si sentono meno a loro agio nelle riunioni formali, oltre a offrire l’opportunità per chiarire più liberamente alcuni punti.

     Prendere parte ad attività fisiche, culturali, sociali e caritative può contribuire a costruire la comunione tra i partecipanti, rinnovando la Chiesa attraverso nuove esperienze di fraternità. 

3. La domanda fondamentale della consultazione  

     Questo Sinodo pone la seguente domanda fondamentale: Una Chiesa sinodale, nell’annunciare il Vangelo, «cammina insieme». Come sta avvenendo questo «camminare insieme» oggi nella vostra Chiesa locale? Quali passi lo Spirito ci invita a fare per crescere nel nostro «camminare insieme»? (Documento preparatorio, n. 26).

     Nel rispondere a questa domanda, siamo invitati a:

     – Ricordare le nostre esperienze: quali esperienze della nostra Chiesa locale ci richiama alla mente questa domanda?

     – Rileggere queste esperienze in modo più approfondito: quali gioie hanno portato? Quali difficoltà e ostacoli hanno incontrato? Quali ferite hanno rivelato? Quali intuizioni hanno suscitato?

     – Raccogliere i frutti da condividere: dove risuona in queste esperienze la voce dello Spirito Santo? Che cosa ci chiede lo Spirito? Quali sono i punti da confermare, le prospettive di cambiamento, i passi da compiere? Dove registriamo un consenso? Quali strade si aprono per la nostra Chiesa locale?

     Per aiutare le persone ad approfondire questa domanda fondamentale, i seguenti temi evidenziano alcuni aspetti significativi della «sinodalità vissuta» (Documento preparatorio, n. 30). Nel rispondere a queste domande è utile ricordare che il «camminare insieme» avviene in due modalità profondamente interconnesse. In primo luogo camminiamo insieme come popolo di Dio. Secondo, camminiamo insieme come popolo di Dio ma con l’intera famiglia umana. Queste due prospettive si arricchiscono a vicenda e risultano utili per il nostro discernimento comune verso una comunione più profonda e una missione più produttiva.

     Le domande che accompagnano ciascuno dei dieci temi seguenti possono essere usate come punto di partenza o come un’utile linea guida. Non è necessario che la vostra conversazione e il vostro dialogo si limitino alle domande qui di seguito esemplificate.

1. Compagni di viaggio

     Nella Chiesa e nella società siamo fianco a fianco sulla stessa strada. Nella nostra Chiesa locale, chi sono quelli che «camminano insieme»? Chi sono quelli che sembrano più lontani? Come siamo chiamati a crescere come compagni? Quali gruppi o individui sono lasciati ai margini?

2. Ascolto

     Ascoltare è il primo passo, ma richiede una mente e un cuore aperti, senza pregiudizi. In che modo Dio ci sta parlando attraverso voci che a volte ignoriamo? Come vengono ascoltati i laici, specialmente le donne e i giovani? Che cosa facilita o inibisce il nostro ascolto? Con quanta attenzione ascoltiamo chi si trova nelle periferie? Come viene integrato il contributo dei consacrati e delle consacrate? Quali sono i limiti della nostra capacità di ascolto, specialmente verso coloro che hanno punti di vista diversi dai nostri? Quale spazio diamo alla voce delle minoranze, specialmente delle persone che sperimentano la povertà, l’emarginazione o l’esclusione sociale?

3. Parlare chiaro

     Tutti sono invitati a parlare con coraggio e parresia, cioè nella libertà, nella verità e nella carità. Che cosa permette o impedisce di parlare con coraggio, franchezza e responsabilità nella nostra Chiesa locale e nella società? Quando e come riusciamo a dire ciò che è importante per noi? Qual è il nostro rapporto con i media locali (non solo quelli cattolici)? Chi parla a nome della comunità cristiana e come viene scelto?

4. Celebrazione

     «Camminare insieme» è possibile solo se è fondato sull’ascolto comunitario della Parola e sulla celebrazione dell’eucaristia. La preghiera e le celebrazioni liturgiche ispirano e guidano effettivamente la nostra vita comune e la missione della nostra comunità? In che modo ispirano le decisioni più importanti? Come promuoviamo la partecipazione attiva di tutti i fedeli alla liturgia? Quale spazio viene dato alla partecipazione dei ministeri del lettore e dell’accolito?

5. Condividere la responsabilità della nostra missione comune

     La sinodalità è al servizio della missione della Chiesa, alla quale tutti i membri sono chiamati a partecipare. Poiché siamo tutti discepoli missionari, in che modo ogni battezzato è chiamato a partecipare alla missione della Chiesa? Che cosa impedisce ai battezzati di essere attivi nella missione? Quali aree di missione stiamo trascurando? Come sostiene la comunità i suoi membri che servono la società in vari modi (impegno sociale e politico, ricerca scientifica, educazione, promozione della giustizia sociale, tutela dei diritti umani, cura dell’ambiente ecc.)? In che modo la Chiesa aiuta questi membri a vivere il loro servizio alla società in modo missionario? Come viene effettuato il discernimento sulle scelte missionarie e da chi?

6. Il dialogo nella Chiesa e nella società

     Il dialogo richiede perseveranza e pazienza, ma permette anche la comprensione reciproca. In che misura i diversi popoli che fanno parte della nostra comunità entrano in dialogo fra loro? Quali sono i luoghi e gli strumenti del dialogo all’interno della nostra Chiesa locale? Come promuoviamo la collaborazione con le diocesi vicine, le comunità religiose della zona, le associazioni e i movimenti laici ecc.? Come si affrontano le divergenze di visione, i conflitti e le difficoltà? A quali problematiche specifiche della Chiesa e della società dovremmo prestare maggiore attenzione? Quali esperienze di dialogo e collaborazione abbiamo vissuto con credenti di altre religioni e con coloro che non hanno alcuna appartenenza religiosa? In che modo la Chiesa dialoga e impara da altri settori della società: dagli ambiti della politica, dell’economia, della cultura, della società civile, e dalle persone che vivono in povertà?

7. Ecumenismo

     Il dialogo tra cristiani di diverse confessioni, uniti da un unico battesimo, occupa un posto speciale nel cammino sinodale. Quali relazioni ha la nostra comunità ecclesiale con membri di altre tradizioni e denominazioni cristiane? Cosa condividiamo e in che modo camminiamo insieme? Quali frutti abbiamo tratto dal camminare insieme? Quali sono le difficoltà? Come possiamo compiere il prossimo passo per fare progressi nel nostro camminare insieme?

8. Autorità e partecipazione

     Una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile. Come può la nostra comunità ecclesiale individuare gli obiettivi da perseguire, il modo per raggiungerli e i passi da compiere? Come viene esercitata l’autorità o il governo all’interno della nostra Chiesa locale? Come vengono messi in pratica il lavoro di gruppo e la corresponsabilità? Come vengono effettuate le valutazioni e da chi? Come vengono promossi i ministeri e la responsabilità dei laici? Abbiamo avuto esperienze fruttuose di sinodalità a livello locale? Come funzionano gli organismi sinodali a livello di Chiesa locale (consigli pastorali nelle parrocchie e nelle diocesi, consiglio presbiterale ecc.)? Come possiamo favorire un approccio più sinodale nella nostra partecipazione e leadership?

9. Discernere e decidere

     In uno stile sinodale, prendiamo decisioni attraverso il discernimento di ciò che lo Spirito Santo sta dicendo attraverso tutta la nostra comunità. Quali metodi e processi utilizziamo nel processo decisionale? Come possono essere migliorati? Come promuoviamo la partecipazione al processo decisionale all’interno delle strutture gerarchiche? I nostri metodi decisionali ci aiutano ad ascoltare tutto il popolo di Dio? Qual è la relazione tra consultazione e processo decisionale, e come li mettiamo in pratica? Quali strumenti e procedure usiamo per promuovere la trasparenza e la responsabilità? Come possiamo crescere nel discernimento spirituale comunitario?

10. Formarci nella sinodalità

     La sinodalità comporta accoglienza del cambiamento, formazione e apprendimento continuo. Come può la nostra comunità ecclesiale formare persone più capaci di «camminare insieme», ascoltandosi l’un l’altro, partecipando alla missione e impegnandosi nel dialogo? Quale formazione viene offerta per favorire il discernimento e l’esercizio dell’autorità in modo sinodale?

     Il sito web del Sinodo fornisce suggerimenti su come porre queste domande a vari gruppi di persone in modi semplici e coinvolgenti. Ogni diocesi, parrocchia o gruppo ecclesiale non deve necessariamente rispondere a tutte le domande, ma dovrebbe discernere e concentrarsi su quegli aspetti della sinodalità che ritiene più pertinenti al suo contesto. I partecipanti sono incoraggiati a condividere con onestà e apertura le loro esperienze di vita reale e a riflettere insieme su ciò che lo Spirito Santo potrebbe rivelare attraverso ciò che condividono tra loro. 

Una parola di gratitudine 

     Una sincera parola di gratitudine a tutti coloro che organizzano, coordinano e partecipano a questo processo sinodale. Guidati dallo Spirito Santo, noi costituiamo le pietre vive con cui Dio edifica la Chiesa che egli desidera per il terzo millennio (1Pt 2,5). Che la beata vergine Maria, regina degli apostoli e madre della Chiesa, interceda per noi mentre camminiamo insieme sul cammino che Dio ci pone davanti. Come nel cenacolo a Pentecoste, la sua cura materna e la sua intercessione ci accompagnino mentre costruiamo la nostra comunione reciproca e svolgiamo la nostra missione nel mondo. Insieme a lei, diciamo insieme come popolo di Dio: «Avvenga di me secondo la tua parola» (Lc 1,38).

 

[1] La versione originale dell’Adsumus Sancte Spiritus si può trovare sul sito del Sinodo.

[2] Francesco, Lettera al popolo di Dio, 20.8.2018; Regno-doc. 15,2018,457.

[3] Francesco, Discorso in occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, 17.10.2015: AAS 107 (2015) 1139; EV 31/1663.

[4] Francesco, Discorso in occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi: AAS 107 (2015) 1139; EV 31/1671.

[5] Francesco, Discorso in occasione della commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi: AAS 107 (2015) 1139; EV 31/1666.

Tipo Documento
Tema Sinodo dei vescovi Santa Sede
Area
Nazioni

Leggi anche

Documenti, 2024-21

Documento finale

XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi - Seconda sessione (2-27 ottobre 2024)

Il Documento finale della seconda sessione della XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, celebratasi dal 2 al 27 ottobre 2024, rappresenta il culmine di un lungo itinerario sul tema «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione», avviato nel 2021 con un processo di consultazione di una dimensione inedita nella storia dell’istituzione sinodale.

Questo cammino «si è svolto nella luce del magistero» del concilio Vaticano II, «mettendo in atto ciò che il Concilio ha insegnato sulla Chiesa come mistero e popolo di Dio», anzi «costituisce un vero atto di ulteriore recezione del Concilio, ne prolunga l’ispirazione e ne rilancia per il mondo di oggi la forza profetica» (n. 5).

Il Documento finale votato dall’Assemblea e pubblicato il 26 ottobre, insieme al percorso che lo ha preceduto, si offre come esempio e strumento di una sinodalità che esige «pentimento e conversione» (n. 6), da applicare alle relazioni interne alla Chiesa, anche mediante «la modifica dei processi decisionali» (n. 11). Occorre promuovere, in ottica missionaria, «la valorizzazione dei contesti, delle culture e delle diversità» (n. 40), per «coltivare in forme nuove lo scambio dei doni e l’intreccio dei legami che ci uniscono nella Chiesa» (n. 11). Consapevoli che «il processo sinodale non si conclude…, ma comprende la fase attuativa, a partire dalle Chiese locali, mediante un «quotidiano cammino… di consultazione e discernimento» (n. 9).

 

Documenti, 2021-17

Per una Chiesa sinodale

Documento preparatorio della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

«La capacità di immaginare un futuro diverso per la Chiesa e per le sue istituzioni all’altezza della missione ricevuta dipende in larga parte dalla scelta di avviare processi di ascolto, dialogo e discernimento comunitario, a cui tutti e ciascuno possano partecipare e contribuire». Ed ha l’obiettivo di favorire un processo di ascolto reale del popolo di Dio e la partecipazione di tutti al processo sinodale la prima fase – quella diocesana – della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi su «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione». Essa ha preso avvio con la pubblicazione il 7 settembre del Documento preparatorio e del Vademecum per il Sinodo sulla sinodalità (in questo numero a p. 537).

Il Sinodo sulla sinodalità s’inquadra nel programma di papa Francesco di superare il clericalismo riattivando il rapporto tra i pastori e il popolo di Dio per una conversione missionaria di tutta la Chiesa cattolica. Il Documento preparatorio quindi offre la mappa concettuale per comprendere e attuare correttamente la sinodalità nel contesto contemporaneo.