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Documenti, 3/2020, 01/02/2020, pag. 107

La pastorale e il suicidio assistito

I vescovi e gli abati territoriali della Svizzera

«Assistere i malati non è una fra le possibilità dell’agire cristiano, bensì una delle opere di carità che Cristo stesso ha compiuto e comanda di compiere…, per conformarsi al Padre traboccante di misericordia». Dal momento dunque che la Chiesa cattolica è contro il suicidio assistito, come può svolgere il suo compito pastorale di accompagnare le persone che prendono in considerazione tale passo? È la domanda che si pone il documento Atteggiamento pastorale di fronte alla pratica del suicidio assistito. Orientamenti pastorali, pubblicato il 5 dicembre dopo l’Assemblea plenaria dell’episcopato elvetico (Lugano, 2-4 dicembre).

Visto lo sviluppo che la pratica del suicidio assistito sta prendendo in Svizzera, «è urgente che la Chiesa proponga il messaggio del Vangelo della vita in una maniera nuova e adeguata, e che proclami la presenza e l’opera del Dio della vita». Senza giudizi sul «cuore di ciascuno», viene evidenziato come la domanda di suicidio nasconda una profonda domanda di cura; quindi, ribadendo senza ombre di dubbio il giudizio sull’atto, si aiuta il discernimento degli operatori pastorali su decisioni quali la presenza o meno a fianco del malato nel momento dell’assunzione dei farmaci letali o l’amministrazione dei sacramenti.

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