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Documenti, 19/2019, 01/11/2019, pag. 598

IOR: adeguamento e controllo

Chirografo di papa Francesco e nuovo Statuto dell'Istituto per le opere di religione (IOR)

Francesco

Il 10 agosto è stato pubblicato il nuovo Statuto dell’Istituto per le opere di religione (IOR), unitamente al chirografo di papa Francesco che lo promulga. In esso il pontefice ripercorre le tappe che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell’istituto, dalla sua fondazione nel 1942, per opera di Pio XII, fino alla più recente riforma statutaria del 1990, voluta da san Giovanni Paolo II. Oggi, allo «scopo di continuare ad adeguare sempre meglio le strutture e l’attività dell’istituto alle esigenze dei tempi, facendo ricorso, in particolare, alla collaborazione e alla responsabilità di laici cattolici competenti, desidero rinnovare, ad experimentum per due anni, gli statuti dell’Istituto per le opere di religione», scrive il pontefice. Viene stabilito che sono organi dell’istituto la Commissione cardinalizia, il prelato, il Consiglio di sovrintendenza e la Direzione. Rispetto al precedente statuto viene specificato che i membri della Commissione cardinalizia sono confermabili una sola volta; per quanto riguarda il Consiglio di sovrintendenza, si prevede che esso sia formato da 7 membri – non più 5 –, anche in questo caso rieleggibili una sola volta; infine il nuovo Statuto stabilisce che la revisione legale dei conti sia esercitata da un revisore esterno, per un periodo di tre esercizi consecutivi, rinnovabile una sola volta.

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Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).