Nel cuore dell’Asia
Il lungo viaggio, che ha portato il papa in Myanmar e Bangladesh dalla partenza la sera del 26 novembre al 2 dicembre, sia nella scelta della destinazione sia nelle parole pronunciate e negli atteggiamenti assunti è sinora uno dei più espressivi e significativi circa i temi centrali del pontificato e sull’idea che ha Francesco di Chiesa cattolica nel XXI secolo. Era il terzo viaggio in Asia, dopo quello del 2014 in Corea per la Giornata mondiale della gioventù (Regno-doc. 15,2014,473ss) e la visita del 2015 nelle Filippine, il cuore dell’Asia cattolica (Regno-doc. 3,2015,1ss).
I temi centrali. Il viaggio ha illuminato l’idea missionaria di una Chiesa che deve recarsi ai margini del mondo, dove troverà vita in abbondanza; il focus geografico del pontificato sull’Asia, riconducibile – come ha osservato il gesuita Michael Kelly, direttore di Ucanews – anche allo stretto rapporto di Jorge Mario Bergoglio con Pedro Arrupe, superiore generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983, il quale era stato provinciale in Giappone e considerava l’Asia centrale nella ridefinizione della missione della Compagnia di Gesù per attuare la recezione del concilio Vaticano II. L’Asia d’altro canto è sempre stata nel cuore della missione della Compagnia di Gesù, alla quale papa Francesco appartiene. Altri temi centrali del pontificato che sono emersi dal viaggio sono stati il degrado ambientale causato dall’uomo e il prezzo che ne devono pagare i più poveri (incontro interreligioso nel Bangladesh, qui a p. 21); la preoccupazione e la compassione per la grande questione morale globale che l’umanità deve affrontare oggi, cioè i milioni di rifugiati, tanti dei quali minori (con i vescovi del Bangladesh e con i rohingya, qui a p. 22); il ruolo dell’amicizia tra le religioni per creare una cultura dell’incontro che porti alla pace nella giustizia (con i monaci buddhisti in Myanmar, qui a p. 16); la missione delle Chiese locali a servizio della società.
La destinazione. Le due nazioni, che prese insieme contano appena 120 anni di vita e hanno alle spalle una storia di conflitti e tragedie fin dall’uscita dall’impero coloniale britannico nel 1947, sono situate all’incrocio tra i grandi blocchi geografici dell’Asia del Sud, del Sud-est e del Nord, e alla confluenza degli oceani Pacifico e Indiano. Sono tra i cinque paesi più poveri dell’Asia, con il Myanmar il terzo più povero e il Bangladesh il quinto più povero. La loro popolazione cattolica è piccola: il Myanmar ha circa 750.000 cattolici su 52 milioni di abitanti, il Bangladesh 350.000 cattolici su una popolazione di oltre 160 milioni. Di recente il peso specifico dei due paesi nella vita della Chiesa cattolica è stato aumentato, con l’elevazione al rango cardinalizio dei due arcivescovi delle capitali, Charles Maung Bo (Yangon) e Patrick D’Rozario (Dhaka). I due paesi inoltre accolgono un numero significativo di credenti di altre due grandi religioni mondiali: il Bangladesh è a maggioranza musulmana, il Myanmar a maggioranza buddhista ed entrambi hanno una minoranza indù e confinano con la madrepatria della religione indù, l’India.
Sono due paesi con democrazie giovani e ancora in transizione, e tra le più soggette a instabilità politica, religiosa ed etnica, ragione per cui il viaggio ha visto il papa muoversi con delicatezza tra il desiderio di affrontare temi per lui centrali e l’attenzione a mantenere buoni rapporti con tutte le parti, a non urtare le sensibilità e a non mettere la Chiesa all’opposizione sia del governo sia della religione maggioritaria, per mantenere aperto il più possibile uno spazio di dialogo e riconciliazione.
A dispetto della crescita economica del prodotto interno lordo (PIL) degli ultimi anni, rispettivamente del 7,1% per il Bangladesh e del 6,5% per il Myanmar, il reddito medio pro capite è ancora intorno ai 1.200 dollari all’anno, con un problema di insicurezza alimentare e alte percentuali di bambini con malnutrizione cronica. Sono due economie rurali, che negli ultimi anni hanno triplicato la loro produzione di cibo e stanno ritornando all’autosufficienza. Entrambe le economie dipendono molto dalle rimesse dei lavoratori espatriati, 8 milioni per il Bangladesh e almeno 4 milioni per il Myanmar, e tuttavia queste popolazioni sono tra le più vulnerabili al problema della tratta di persone.
Il terzo viaggio di Francesco in Asia ha puntato i riflettori su un modo di essere Chiesa nel XXI secolo: piccole ed energiche Chiese locali, che vivono quotidianamente a contatto con la diversità, sono a loro agio con il pluralismo come con l’aria che respirano, e vivono la propria missione al servizio della società.
Daniela Sala