Se l’Europa ritrova speranza
Ai capi di stato e di governo dell’Unione Europea nel 60° della firma dei Trattati di Roma
«Il 25 marzo 1957 fu una giornata carica di attese e di speranze, di entusiasmo e di trepidazione, e solo un evento eccezionale, per la portata e le conseguenze storiche, poteva renderla unica nella storia. La memoria di quel giorno si unisce alle speranze dell’oggi e alle attese dei popoli europei, che domandano di discernere il presente per proseguire con rinnovato slancio e fiducia il cammino iniziato». Il Vertice dei capi di stato e di governo dell’Unione Europea, che si è tenuto il 25 marzo a Roma per celebrare il 60° anniversario dei due omonimi Trattati, firmati il 25 marzo 1957, è stato anticipato il 24 marzo dall’udienza con papa Francesco, individuato come un riferimento simbolico e spirituale nell’attuale stato di crisi profonda in cui versano le istituzioni europee. Il papa argentino ha richiamato – usando le parole dei padri fondatori dell’UE – i pilastri su cui essa è costruita: «La centralità dell’uomo, una solidarietà fattiva, l’apertura al mondo, il perseguimento della pace e dello sviluppo, l’apertura al futuro». Invitando poi i governanti a «discernere le strade della speranza, identificare i percorsi concreti per far sì che i passi significativi fin qui compiuti non abbiano a disperdersi».
La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.