La minaccia terroristica, la libertà religiosa
Da un lato la minaccia del terrorismo fondamentalista, che alcuni «giustificano... a partire dai testi sacri dell’islam». Dall’altro quelle forze «che mirano a emarginare e persino a eliminare le religioni e il loro messaggio dallo spazio pubblico». Hanno discusso di queste «sfide senza precedenti contro il cristianesimo» i rappresentanti ecclesiali riuniti a Parigi dal 9 al 12 gennaio, su invito dell’arcivescovo card. Vingt-Trois, per il V Forum cattolico-ortodosso, che è stato co-presieduto dal card. Péter Erdő, già presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), e dal metropolita ortodosso Gennadios di Sassima del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, e al quale hanno partecipato vescovi, arcivescovi e cardinali da 20 paesi europei. Nel Messaggio del V Forum cattolico-ortodosso europeo, in 14 punti, le due questioni vengono perlopiù affrontate in maniera parallela, ma non si dimentica che esse sono strettamente collegate: si sottolinea che «la violenza terroristica esercitata contro persone ritenute “miscredenti” o “infedeli” rappresenta il massimo grado dell’intolleranza religiosa», si dichiara il dovere umano e cristiano dell’accoglienza dello straniero e l’impegno di questi a rispettare il diritto e la sovranità dello stato che lo accoglie e si conclude raccomandando il «dialogo di verità fra persone di religioni o convinzioni diverse» come «unica via di uscita dalle situazioni di paura e di esclusione reciproca».
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