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Documenti, 19/2017, 01/11/2017, pag. 580

Ancora sulle traduzioni liturgiche

Al card. Robert Sarah sull’interpretazione del motu proprio Magnum principium

Francesco

Dopo la pubblicazione in settembre del motu proprio Magnum principium, che ha modificato le norme che regolamentavano i compiti della Santa Sede e delle conferenze episcopali sugli adattamenti e le traduzioni liturgiche, a pochi giorni dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni papa Francesco è dovuto intervenire nuovamente per chiarire e ribadirne ulteriormente il senso. Lo ha fatto in una Lettera a s.e. rev.ma il sig. card. Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, datata 15 ottobre e pubblicata il 22, per correggere l’errata interpretazione diffusa dal prefetto del dicastero vaticano dedicato alle questioni attinenti alla liturgia. Questi in un Commentaire pubblicato sulla rivista francese L’homme nouveau e in traduzione italiana su La nuova bussola quotidiana il 12 ottobre, sosteneva che le traduzioni realizzate e approvate dalle conferenze episcopali dovessero «essere conformi in ogni punto» all’istruzione Liturgiam authenticam, e che il giudizio ultimo sulle traduzioni spettasse ancora al dicastero. Il papa afferma invece che alcuni punti della Liturgiam authenticam sono stati abrogati, e che «ora la norma concede alle conferenze episcopali la facoltà di giudicare la bontà e la coerenza… nelle traduzioni dall’originale, se pure in dialogo con la Santa Sede».

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Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).