Migranti, segno di Dio
«Come cristiani siamo chiamati a un radicale atteggiamento di disponibilità all’accoglienza»: parte da questo postulato il documento Migranti, segno di Dio che parla alla Chiesa, diffuso il 17 maggio dalla Conferenza episcopale ligure, le cui 7 diocesi (in particolare Ventimiglia) si trovano in prima linea nell’accoglienza di migranti e richiedenti asilo che dall’Italia vorrebbero passare in Francia. Di fronte al fenomeno dei richiedenti protezione internazionale – «che non è di ordine emergenziale (pur mantenendo anche questa dimensione) ma di ordine strutturale e, dunque, destinato a durare nel tempo» – c’è per la Chiesa la chiamata a «trasformare il perenne migrare dei popoli avvenuto nei secoli in un’opportunità di crescita per tutti. Questa è la scelta di civiltà da compiere». Perciò è necessario superare l’attuale legislazione, che trasforma la metà dei migranti arrivati in «clandestini»: «Occorre ripensare a fondo la legislazione europea e italiana sull’accoglienza dei richiedenti asilo perché abbia come reale obiettivo quello dell’integrazione».
Mentre il problema ha senza dubbio una dimensione che supera il territorio italiano, e «il futuro dell’Europa passa anche attraverso la capacità di diventare una realtà sociale che vive l’accoglienza, favorisce l’integrazione e regola secondo giustizia i rapporti politici, economici e sociali tra paesi europei e paesi del Sud del mondo», al nostro paese compete di mettere in campo una seria politica economica e sociale, che «permetterà di risolvere i problemi sia dei profughi sia dei nostri giovani».
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