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Documenti, 1/2017, 01/01/2017, pag. 6

Responsabilità per la pace

Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Francesco

Il discorso di papa Francesco il 9 gennaio al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nel 2017 ha come centro riflessivo il tema della responsabilità per la pace. In questo l’intervento richiama e sviluppa, applicandole alle situazioni concrete di conflitto in atto a livello internazionale, il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2017 (cf. qui a p. 1). Cinque i capitoli fondamentali: il ruolo delle religioni per la pace; la responsabilità politica dei governi; la crisi migratoria; la geopolitica dei conflitti in atto, con al centro la Siria; la necessità di aggiornare l’idea di Europa. Le novità riguardano la richiesta ai leader religiosi e ai governanti di combattere il terrorismo di matrice fondamentalista e religiosa. L’affermazione che si garantisca in ogni paese, «nello spazio pubblico, il diritto alla libertà religiosa», mentre è viva la preoccupazione del diffondersi di condizioni nelle quali la testimonianza cristiana esige il martirio. Per il conflitto in Siria e in Iraq l’appello urgente del papa è che «ciascuna delle parti in causa deve ritenere come prioritario il rispetto del diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione dei civili e la necessaria assistenza umanitaria alla popolazione». Infine la necessità di ritrovare un’anima dell’Europa, individuando un nuovo rapporto tra il concetto di Europa e lo strumento dell’Unione Europea.

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Alle ore 9.47 del 21 aprile, Lunedì dell’Angelo, il card. Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa romana Chiesa, ha annunciato la morte di papa Francesco: «Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro santo padre Francesco. Alle ore 7.35 di questa mattina il vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della sua Chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri ed emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio uno e trino». Il giorno prima, nella solennità di Pasqua, papa Francesco dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro aveva rivolto ai fedeli il messaggio pasquale letto da mons. Diego Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Lo stesso giorno della morte, la Sala stampa vaticana ha pubblicato il Testamento del santo padre Francesco.

 

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Le deportazioni ledono la dignità umana

Lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America

Francesco

«Ho seguito da vicino la grave crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che implicitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima del loro arrivo».

Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).