D
Documenti
Documenti, 1/2017, 01/01/2017, pag. 41

Eutanasia: il piano inclinato

Card. Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht

«Quando si lascia una porta socchiusa, la si può facilmente aprire di più. Una volta che si permette d’interrompere la vita per un certo tipo di sofferenza, perché non lo si dovrebbe permettere per sofferenze che sono solo leggermente minori? È fondamentalmente il paziente che deve stabilire se la sofferenza è insopportabile... Il carattere soggettivo soprattutto di questo criterio comporta il rischio che uno arrivi molto rapidamente a considerare la sofferenza come insopportabile». Il 26 settembre 2016 il card. Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht nei Paesi Bassi (il primo stato al mondo a legalizzare l’eutanasia, nel 2002), è intervenuto su «L’esperienza olandese dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito» all’Assemblea plenaria della Conferenza canadese dei vescovi cattolici a Cornwall (Ontario), nel paese che ha approvato il 17 giugno 2016 la Legge sull’eutanasia e il suicidio assistito (cf. Regno-att. 12,2016,344). L’arcivescovo di Utrecht, teologo moralista e medico, utilizza l’argomento del «piano inclinato» per evidenziare le conseguenze culturali e sociali della legge che ha depenalizzato il suicidio assistito e l’eutanasia nei Paesi Bassi, sottolineando la necessità per la Chiesa di svolgere un ruolo attivo a tutela della dignità umana diffondendo la cultura delle cure palliative. «Dovremmo anche considerare che le persone che soffrono molto per malattie e handicap possono (ri)scoprire la dignità della loro vita ed essere messi in grado di continuare la loro vita nelle circostanze date».

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.