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Documenti, 1/2016, 01/01/2016, pag. 13

La grave emergenza migratoria

Discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede

Francesco
Momento propizio per «riflettere sulla situazione di questo nostro mondo, benedetto e amato da Dio, eppure travagliato e afflitto da tanti mali» è stato – l’11 gennaio – il consueto appuntamento del papa con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. Inserito in pieno nel Giubileo straordinario, aperto l’8 dicembre 2015, il discorso di Francesco si è incentrato sulla misericordia. Il papa ha così ricostruito il «filo conduttore» della misericordia, che ha guidato le visite apostoliche nel corso dell’anno passato. Ripercorrendo tali tappe e il recente Sinodo dei vescovi, il papa ha poi richiamato «l’importanza della famiglia, che è la prima e più importante scuola di misericordia, nella quale si impara a scoprire il volto amorevole di Dio e dove la nostra umanità cresce e si sviluppa». Infine, ma non ultimo, Francesco si è soffermato a riflettere sulla grave emergenza migratoria, constatando quanto sia doloroso che «spesso questi migranti non rientrano nei sistemi internazionali di protezione in base agli accordi internazionali». E con riferimento al primo vertice umanitario mondiale, convocato nel maggio prossimo dalle Nazioni Unite, il papa ha auspicato che «possa riuscire (…) nel suo intento di mettere la persona umana e la sua dignità al cuore di ogni risposta umanitaria».

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Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).