Documenti, 38/2015, 30/12/2015, pag. 36
La Chiesa nel cuore di Israele
«Ci sono tantissimi cattolici che vivono nella società ebraica come ebrei e vogliono continuare a pregare nella Chiesa cattolica, ma certamente la lingua comune adesso, la lingua per quasi tutti questi migranti è l’ebraico, quindi questa è stata la sfida: trovare il modo di pregare, pensare, parlare, come cattolici che usano per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica la lingua ebraica». A 60 anni dalla fondazione dell’Opera di San Giacomo per i cattolici di lingua ebraica in terra israeliana il vicario responsabile, p. David Neuhaus, ha pubblicato una lettera pastorale in cui ribadisce l’importanza di aver fatto rinascere nel cuore di Israele la comunità ebraico-cristiana, costituita da migliaia di cristiani immigrati dopo il 1948, da ebrei convertiti e da cristiani membri di famiglie ebraiche. La lettera riconosce i tanti motivi di ringraziamento e ricorda le sfide ancora da affrontare: riconciliare le due anime del cattolicesimo (arabofona ed ebraica), trasmettere la fede ai giovani, il dialogo ecumenico locale e la cura dei rapporti con l’ebraismo: «Una comunità cattolica israeliana di credenti in Gesù, che vive integrata nella società ebraica israeliana, funge da ponte per la guarigione e la riconciliazione tra ebrei e cristiani nella terra di Gesù».
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