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Documenti, 31/2015, 02/10/2015, pag. 18

Ai vescovi americani

Discorsi all'episcopato degli Stati Uniti

Francesco
Francesco, il papa sudamericano in visita negli Stati Uniti, si è rivolto, lo scorso 23 settembre a Washington, a uno degli episcopati maggiormente «spiazzati» dalla novità del suo linguaggio e stile pastorale. A un sincero apprezzamento per l’impegno dei pastori statunitensi, ha fatto seguito – in uno dei discorsi più lunghi del viaggio – l’esortazione a un cambiamento ritenuto necessario. «So bene che numerose sono le vostre sfide, e che spesso è ostile il campo nel quale seminate», ha detto Bergoglio, ma «guai a noi se facciamo della croce il vessillo di lotte mondane». Non poche sono «le tentazioni di chiudersi nel recinto delle paure, a leccarsi le ferite, rimpiangendo un tempo che non torna e preparando risposte dure alle già aspre resistenze. (...) Il linguaggio aspro e bellicoso della divisione non si addice alle labbra del pastore, non ha diritto di cittadinanza nel suo cuore e, benché sembri per un momento assicurare un’apparente egemonia, solo il fascino durevole della bontà e dell’amore resta veramente convincente». Il 27 settembre, a Filadelfia, il papa ha poi parlato ai vescovi ospiti dell’Incontro mondiale delle famiglie, toccando con loro alcune questioni pastorali di fondo in vista dell’imminente apertura dei lavori del Sinodo ordinario sulla famiglia.

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Le deportazioni ledono la dignità umana

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Francesco

«Ho seguito da vicino la grave crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che implicitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima del loro arrivo».

Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).