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Documenti, 21/2014, 01/12/2014, pag. 665

Come fratelli e compagni di strada

Interventi durante il viaggio apostolico in Turchia (28-30.11.2014)

Francesco
Il recente viaggio apostolico in Turchia (28-30.11.2014) ha offerto a papa Francesco l’occasione di ritornare, in sedi diverse, sui tragici conflitti che stanno martoriando le minoranze etnico-religiose in Medio Oriente e di invocare il rispetto della libertà religiosa e il dialogo interreligioso quali condizioni per la costruzione di una stabile convivenza pacifica. Ha ricordato ai leader religiosi il dovere di denunciare qualsiasi violenza compiuta in nome di Dio e di trovare soluzioni concrete sulla base del comune riconoscimento della sacralità della persona umana. In tutto questo, ha affermato incontrando il presidente Erdoğan, «la Turchia, per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell’importanza che riveste nella regione, ha una grande responsabilità: le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà e nell'individuare vie praticabili di pace e di autentico progresso». Pubblichiamo di seguito gli interventi pronunciati dal pontefice il 28 novembre scorso davanti alle autorità politiche e al Diyanet, ministero per gli Affari religiosi, la più alta autorità islamica sunnita in Turchia.

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Documenti, 2024-17

Una Chiesa che si volge a Est

Viaggio apostolico in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est, Singapore (2-13 settembre 2024)

Francesco

Il viaggio apostolico che ha portato papa Francesco in Estremo Oriente dal 2 al 13 settembre è stato un viaggio di superlativi e contrasti: la visita sinora più lunga del pontificato, il paese musulmano più grande del mondo (l’Indonesia), quello con la maggiore diversità linguistica (Papua Nuova Guinea), uno tra i più cattolici in un continente in cui i cristiani sono una piccola minoranza (Timor Est), e infine la multietnica e multireligiosa Singapore.

Il focus del viaggio è stato il rapporto con l’islam, soprattutto in Indonesia, dove nell’ex capitale Giacarta si è svolto il momento forse più simbolico dell’intero viaggio, con la celebrazione interreligiosa nella moschea più grande del Sud-est asiatico insieme ai rappresentanti di tutte le fedi riconosciute dallo Stato.

Durante tutti gli incontri papa Francesco ha sottolineato il valore dell’unità nella diversità (che è anche il motto nazionale dell’Indonesia) e dell’armonia delle differenze: «L’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti. La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione» (Giacarta, 4 settembre).

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Leggere questo iter significa leggere un pezzo di storia italiana, dei rapporti Chiesa-politica, dell’europeismo. Attento ai fermenti della società, il ruolo politico di Moro è tutto nutrito di prudenza e di rispetto per quanti combattono la battaglia per il bene del paese.

 

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La «Cina è impegnata su una via cinese di sviluppo dei diritti umani». Così Chen Xu, rappresentante cinese alla sede di Ginevra delle Nazioni Unite, prendendo la parola il 4 luglio scorso, durante la 56a sessione del Consiglio dei diritti umani dedicata all’Universal Periodic Review, appuntamento quadriennale di revisione per i paesi membri.