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Documenti, 13/2013, 01/07/2013, pag. 405

Chiedo perdono per l'indifferenza. Omelia nella messa presso il campo sportivo di Lampedusa

Francesco
La notizia della morte nel mar Mediterraneo degli immigrati è come – ha detto papa Francesco nella sua prima visita fuori Roma – «una spina nel cuore». Annunciata assieme alla pubblicazione dell’enciclica Lumen fidei (qui a p. 385), la visita a Lampedusa – a cui non sono state ammesse personalità politiche – è stata come un’altra, potente enciclica. Nel suo indice troviamo il ringraziamento agli abitanti dell’isola per la loro generosità; l’augurio di «abbondanti frutti spirituali» ai «cari immigrati musulmani» per l’inizio del Ramadan; e una forte richiesta di «perdono» per l’umanità che non «si sente responsabile» e non piange la morte di questi fratelli: «Siamo una società» che nella «globalizzazione dell’indifferenza» non sa «piangere»; siamo tutti «innominati, responsabili senza nome e senza volto» di fronte alla domanda «dov’è tuo fratello?». Infine – ultimo punto dell’indice – occorre anche chiedere perdono «per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi».

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Francesco

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Il focus del viaggio è stato il rapporto con l’islam, soprattutto in Indonesia, dove nell’ex capitale Giacarta si è svolto il momento forse più simbolico dell’intero viaggio, con la celebrazione interreligiosa nella moschea più grande del Sud-est asiatico insieme ai rappresentanti di tutte le fedi riconosciute dallo Stato.

Durante tutti gli incontri papa Francesco ha sottolineato il valore dell’unità nella diversità (che è anche il motto nazionale dell’Indonesia) e dell’armonia delle differenze: «L’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti. La consapevolezza di partecipare a una storia condivisa, nella quale ciascuno porta il proprio contributo e dove è fondamentale la solidarietà di ogni parte verso il tutto, aiuta a individuare le giuste soluzioni, a evitare l’esasperazione dei contrasti e a trasformare la contrapposizione in fattiva collaborazione» (Giacarta, 4 settembre).

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